Mario Mori (foto Ansa)

fuga di notizie

Altro che Paragon: lo scandalo della procura di Firenze sull'indagine contro Mori

Ermes Antonucci

I pm fiorentini intercettano l'ex capo del Ros con il suo legale e un giornalista: le conversazioni, dal contenuto penalmente irrilevante, sono state diffuse da "Report", in palese violazione del segreto investigativo. Ma nessuno indaga

Mentre tutti si interrogano su cosa ci sia dietro il caso Paragon e la vicenda dei giornalisti intercettati, uno scandalo ben più grave, in quanto avvenuto alla luce del sole, è emerso nelle ultime ore e chiama in causa l’operato della procura di Firenze. Domenica sera, infatti, la trasmissione “Report” ha diffuso il contenuto di alcune intercettazioni del tutto penalmente irrilevanti, e coperte da segreto investigativo, che coinvolgono l’ex comandante del Ros dei Carabinieri, Mario Mori, il suo avvocato difensore, Basilio Milio, e il giornalista del “Dubbio”, Damiano Aliprandi. A realizzare le intercettazioni è stata proprio la procura di Firenze, che dal 2023 sta indagando sul generale Mori, con l’ipotesi di strage, associazione mafiosa, terrorismo internazionale ed eversione dell’ordine democratico, per “non aver impedito” le stragi mafiose del 1993 e 1994. 

 

L’ennesima tappa dell’infinito calvario giudiziario a cui l’ex comandante del Ros è vittima da vent’anni (è stato processato e assolto per la ritardata perquisizione dell’abitazione di Totò Riina, catturato proprio dal generale, processato e assolto per il presunto mancato arresto di Bernardo Provenzano, e infine processato e assolto per l’inesistente trattativa stato-mafia). L’indagine fiorentina nei confronti di Mori fa il paio con quella aperta in precedenza, sempre a Firenze dai pm Luca Tescaroli (oggi procuratore di Prato) e Luca Turco (oggi in pensione), contro Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri, accusati nientedimeno di essere i mandanti esterni delle stragi di Cosa nostra nel biennio 1993-1994. Insomma, la fantasia regna sovrana alla procura di Firenze. 

 

Nel caso dell’indagine di Mori, però, nelle ultime ore si è assistito a una clamorosa e palese violazione del segreto investigativo: il contenuto di alcune conversazione intercettate tra Mori, l’avvocato Milio e il giornalista Aliprandi è stato diffuso dal programma “Report”, che ha imbastito un’intera puntata accusando il generale di “pilotare” dall’esterno la commissione parlamentare Antimafia, guidata da Chiara Colosimo (FdI). Da alcuni mesi la Commissione si sta occupando della strage di Via D’Amelio concentrandosi sull’indagine mafia-appalti, che prima Giovanni Falcone e poi Paolo Borsellino portarono avanti all’inizio degli anni Novanta proprio con il supporto del Ros dei Carabinieri. 

 

Sulla base di queste intercettazioni, “Report” accusa Mori di aver “brigato” per inserire in commissione Antimafia tre consulenti (tra cui Aliprandi e il suo avvocato Milio), e di aver incontrato alcuni parlamentari membri della commissione. Peccato che dei nomi che sarebbero stati indicati da Mori soltanto uno risulta consulente dell’Antimafia, il magistrato Alberto Cisterna, che però è già stato consulente della commissione nella XIV legislatura e comunque non ha mai lavorato sul filone relativo alla strage di Via D’Amelio. Altrettanto risibile la seconda “accusa”. Come evidenzia la presidente Colosimo in una lettera inviata a “Report”, infatti, nessuno può “autorizzare o meno parlamentari e senatori a incontrare liberi cittadini”, come Mori. “Nonostante i vari tentativi, non è ancora chiaro che il mio lavoro non è condizionabile”, afferma con nettezza Colosimo. 

 

Per muovere queste accuse il programma condotto da Sigfrido Ranucci riporta il contenuto delle conversazioni avute da Mori con il giornalista Aliprandi e con il suo legale Milio, diffondendo così le intercettazioni penalmente irrilevanti tra un indagato e il suo legale (alla faccia della tutela del diritto di difesa), e tra un indagato e un giornalista (alla faccia della libertà di stampa). Uno scandalo alla luce del sole, che però non sembra indignare nessuno.

 

Di fronte alla palese violazione del segreto, inoltre, non risulta che il procuratore di Firenze, Filippo Spiezia, abbia aperto un’indagine per individuare i responsabili di una così grave fuga di notizie. 

 

Se su Paragon regna il mistero, sullo scandalo di Firenze la soluzione è molto semplice. In assenza di un’indagine da parte della procura, basterebbe che il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, inviasse gli ispettori a Firenze.
 

  • Ermes Antonucci
  • Classe 1991, abruzzese d’origine e romano d’adozione. E’ giornalista di cronaca giudiziaria e studioso della magistratura. Ha scritto "I dannati della gogna" (Liberilibri, 2021) e "La repubblica giudiziaria" (Marsilio, 2023). Su Twitter è @ErmesAntonucci. Per segnalazioni: [email protected]