la storia

Carabiniere assolto dopo 11 anni, ma intanto la sua carriera è stata distrutta

Ermes Antonucci

Il brigadiere Giuseppe Cucinotta ha rinunciato alla prescrizione ed è stato assolto dall'accusa di corruzione e abuso d'ufficio. Dal 2014, però, è stato sospeso dal servizio e ha ricevuto un assegno alimentare. Ora non sarà neanche reintegrato: è andato in pensione

Assolto dopo undici anni da ogni accusa, dopo aver rinunciato alla prescrizione. Peccato che a causa dell’inchiesta, iniziata nel 2014, lui, brigadiere dei Carabinieri con oltre trent’anni di esperienza, nel frattempo è stato sospeso dal servizio, con la carriera bloccata e il riconoscimento di un assegno alimentare. Ora non sarà neanche reintegrato in ruolo: durante questo lungo calvario giudiziario, infatti, ha maturato la pensione. Addio divisa. E’ l’incredibile di storia di Giuseppe Cucinotta, ormai carabiniere in congedo, per 20 anni in forza al comando provinciale di Modena e ancor prima a Sassuolo. 

 

Nel 2014 finisce coinvolto nell’inchiesta denominata “The Untouchables” (“Gli Intoccabili”), in spregio della presunzione di innocenza, avviata dalla procura di Modena con il supporto della Guardia di Finanza, incentrata sulle attività di un sodalizio criminale dedito all’usura e all’estorsione nei confronti di imprenditori del distretto ceramico tra Sassuolo e Reggio Emilia. Cucinotta viene accusato nientemeno che di corruzione, cioè di aver svenduto la funzione in cambio di denaro e altre utilità da parte dei due imprenditori ritenuti a capo del gruppo criminale, Adamo Bonini e Rocco Ambrisi.

 

Con Cucinotta rimane coinvolto anche un altro carabiniere, Rocco Caforio, all’epoca dei fatti in servizio a Sassuolo. In seguito all’emergere del procedimento penale, Cucinotta viene subito sospeso dall’Arma dei Carabinieri, con la sospensione anche della normale retribuzione e il riconoscimento di un assegno alimentare. Un’onta insopportabile per un uomo che ha dedicato la vita al servizio dello stato. Pochi mesi dopo, nell’ottobre 2015, un’altra “svolta”: al brigadiere viene notificato il divieto di dimora nella provincia di Modena. Il militare è costretto ad andare ad abitare a Pieve di Cento, piccolo comune nella pianura bolognese. 

 

Nonostante la gravità delle imputazioni, la giustizia italiana si muove con la solita insostenibile lentezza. Il dibattimento comincia ben quattro anni dopo, nel novembre 2018. Dopo quasi altri tre anni, nel settembre 2021 arriva la sentenza di primo grado del tribunale di Modena, che spazza via l’accusa di corruzione per Cucinotta. Il brigadiere viene però condannato a due anni per tentato abuso d’ufficio. L’altro carabiniere, Rocco Caforio, viene assolto da tutte le accuse (abuso d’ufficio e favoreggiamento). La procura impugna la sentenza e lo stesso fanno i due imputati, anche se i reati intanto sono andati in prescrizione, pur di veder riconosciuta a pieno la loro innocenza. 

 

Nei giorni scorsi la Corte d’appello di Bologna ha messo la parola fine all’inchiesta, assolvendo da ogni accusa sia Cucinotta sia Caforio. Sull’abuso d’ufficio i giudici hanno optato per l’assoluzione nel merito, nonostante il reato sia stato nel frattempo abrogato. Insomma un’assoluzione piena, che però non restituirà a Cucinotta né l’onore né la carriera perduti in questi anni. Dopo la sentenza di primo grado, nonostante fosse arrivata l’assoluzione per il capo di imputazione che aveva portato alla sospensione (la corruzione), il Comando generale dell’Arma dei carabinieri si è rifiutato di reintegrare in ruolo Cucinotta. Con il trascorrere degli anni, quest’ultimo ha maturato la pensione e così ora, dopo l’assoluzione piena in appello, non tornerà in servizio. Una carriera interrotta da accuse ingiuste. 

 

“E’ terminato un calvario durato undici anni”, dichiara al Foglio l’avvocato Marco Pellegrini, che con il collega Cosimo Zaccaria ha difeso Cucinotta. “Il nostro assistito è stato fra i migliori investigatori di Modena e, dall’oggi al domani, si è trovato esautorato di tutto. Un’intera vita professionale, e conseguentemente personale, spezzata”, aggiunge Pellegrini, che contesta agli inquirenti di aver “sempre interpretato i fatti in maniera univoca, a danno di Cucinotta, a prescindere da ciò che i fatti dimostravano nella realtà”. “La vicenda giudiziaria ha avuto un impatto molto pesante sulla vita di Cucinotta, che in questi anni si è sentito isolato da tutto e da tutti. Cito solo un episodio su tutti: quando era confinato a Pieve di Cento non gli venne autorizzato di partecipare alla cresima del figlio, che era a Modena. Questa cosa lo distrusse”, racconta Pellegrini.

 

Dopo undici anni l’assoluzione. “Cucinotta mi scrive un pensiero ogni fine settimana. Nei giorni scorsi mi ha scritto: ‘Questa settimana per la prima volta ho dormito tutte le notti’”.

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  • Ermes Antonucci
  • Classe 1991, abruzzese d’origine e romano d’adozione. E’ giornalista di cronaca giudiziaria e studioso della magistratura. Ha scritto "I dannati della gogna" (Liberilibri, 2021) e "La repubblica giudiziaria" (Marsilio, 2023). Su Twitter è @ErmesAntonucci. Per segnalazioni: [email protected]