editoriali

La post verità di Nicola Gratteri

Redazione

Il procuratore di Napoli illustra i dettagli di una maxi indagine e attacca la politica: “La nuova riforma sul sequestro dei telefonini avrebbe impedito l'operazione”. Ma è falso

Per la prima volta da quando è alla guida della procura di Napoli, martedì Nicola Gratteri ha tenuto una conferenza stampa per illustrare i dettagli di un’indagine portata avanti dal proprio ufficio, incentrata sulla scoperta di una presunta centrale di riciclaggio internazionale. Tra il 2018 e il 2023 questa rete avrebbe movimentato un giro d’affari di circa 2,6 miliardi di euro, offrendo a circa seimila clienti un meccanismo capace di nascondere agli occhi del fisco italiano e dell’autorità giudiziaria ingenti capitali di illecita provenienza. Più che per illustrare i dettagli dell’operazione, però, Gratteri ha sfruttato l’occasione per lanciare una serie di critiche alla politica.

 

Il primo affondo è stato (per l’ennesima volta) contro la riforma Cartabia, che “ha reso molto difficile la comunicazione” con l’opinione pubblica. In realtà, quella che Gratteri chiama “riforma Cartabia” è una legge che recepisce una direttiva europea sul rafforzamento della presunzione di innocenza, che semplicemente vieta ai magistrati di presentare gli indagati come colpevoli già accertati. Una norma di civiltà già prevista dalla nostra Costituzione, che però nel corso degli anni è stata costantemente annientata proprio dalla prassi delle conferenze stampa show messe in piedi dai pubblici ministeri.

 

Il secondo attacco Gratteri lo ha dedicato alla proposta di legge sul sequestro degli smartphone ora in discussione in Parlamento: “Stanotte abbiamo sequestrato centinaia di telefonini. Con la nuova riforma sarebbe stato necessario passare dai giudici e non dai pubblici ministeri e questa operazione non sarebbe stata possibile”, ha detto. Si tratta di una grossolana post verità, a voler essere generosi. Il provvedimento in discussione, infatti, prevede: “Quando non è possibile, per la situazione di urgenza, attendere il provvedimento del giudice, il sequestro è disposto con decreto motivato dal pubblico ministero”.

 

Insomma, la speranza è che Gratteri abbia portato avanti l’indagine in maniera più accurata rispetto alla sua conoscenza delle riforme in esame al Parlamento. 

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