crociata giudiziaria

A garantire il salario minimo agli italiani alla fine sarà la procura di Milano

Ermes Antonucci

Per combattere il caporalato i pm milanesi ricattano le aziende: commisariamento o paghe più alte, questo è il metodo usato. Così le società, sotto il peso delle accuse, cedono e aumentano gli stipendi ancor prima del giudizio

Alla fine a garantire il salario minimo agli italiani sarà la procura di Milano. Si scherza, ma neanche tanto. Prosegue, infatti, la battaglia lanciata dai pm milanesi contro il presunto sistema di sfruttamento dei lavoratori in settori come la logistica e la vigilanza privata. A partire dal 2021, i magistrati milanesi hanno messo alla sbarra una serie di aziende – anche di prim’ordine, come Brt, Dhl, Esselunga, Mondialpol – accusandole di caporalato e reati fiscali. Le società sono state oggetto di sequestri preventivi milionari e spesso poste addirittura sotto amministrazione giudiziaria. Tutto ciò le ha indotte ad aumentare gli stipendi o ad assumere i lavoratori forniti dalle cooperative esterne.

 

Un modus operandi piuttosto deciso e anche discutibile: sotto il peso di sequestri preventivi milionari o persino provvedimenti di controllo giudiziario (prontamente enfatizzati sugli organi di informazione) le aziende si sentono “costrette” a venire a patti con gli inquirenti milanesi, ancor prima che le accuse siano dimostrate in sede giudiziaria. Lo scorso luglio, per esempio, la procura di Milano aveva messo in amministrazione giudiziaria con l’accusa di caporalato la società Mondialpol, uno dei massimi gruppi italiani della vigilanza privata con circa 4.700 dipendenti e un fatturato da 200 milioni di euro. L’azienda venne accusata di “impiegare i lavoratori presso i clienti in condizioni di sfruttamento e approfittando del loro stato di bisogno”, pagando loro “retribuzioni sotto la soglia di povertà”. “Una somma – si legge negli atti dell’inchiesta – che non è proporzionata né alla quantità né alla qualità del lavoro prestato al fine di garantire una ‘esistenza libera e dignitosa’ in violazione dell’articolo 36 della Costituzione”. La retribuzione in questione, tuttavia, per quanto discutibile, era quella prevista dal contratto nazionale della vigilanza privata, peraltro rinnovato lo scorso maggio dai sindacati maggiormente rappresentativi (Cgil, Cisl e Uil). 

 

Un mese dopo il commissariamento, Mondialpol ha deciso “spintaneamente” di aumentare di 200 euro al mese lo stipendio ai suoi lavoratori, innalzando così le retribuzioni ben oltre quanto previsto dal contratto nazionale. Immediatamente è giunta la revoca dell’amministrazione giudiziaria di Mondialpol da parte della procura: “Il percorso di riallineamento retributivo iniziato da Mondialpol va concretamente nella direzione di eliminare la condizione di sfruttamento lavorativo individuata, aumentando la paga base di un ammontare di circa il 30 per cento al fine di porsi in linea con le prescrizioni di cui all’articolo 36 della Costituzione”, ha affermato la procura.

 

Lo stesso è accaduto con la società Servizi Fiduciari, cooperativa che fa parte del gruppo Sicuritalia, leader nel mercato italiano della sicurezza e della vigilanza privata. Lo scorso giugno Servizi Fiduciari è stata posta sotto controllo giudiziario con l’accusa di “sfruttamento del lavoro”. Pure in questo caso ai dipendenti veniva riconosciuto lo stipendio previsto dal contratto collettivo nazionale, non ritenuto però sufficiente dalla procura milanese. Dopo essere stata sputtanata in lungo e in largo a causa dell’inchiesta, lo scorso 13 ottobre Sicuritalia ha deciso di acquisire la cooperativa Servizi Fiduciari e di sottoscrivere un accordo con i sindacati per un piano di incremento delle retribuzioni del 38 per cento, che coinvolge 6.729 addetti ai servizi di sicurezza non armata. Il controllo giudiziario sull’azienda è così stato revocato.

 

Sempre lo scorso giugno, la procura di Milano ha ordinato il sequestro di 48 milioni di euro ai danni di Esselunga per presunte frodi fiscali e sfruttamento dei lavoratori. Poche settimane dopo, Esselunga si è impegnata ad assumere direttamente 3.000 lavoratori, internalizzando attività sinora affidate all’esterno. Lo stesso aveva fatto in precedenza il colosso delle spedizioni Dhl, accusato di reati fiscali e oggetto di un sequestro di 20 milioni di euro: dopo l’inchiesta, il gruppo ha deciso di assumere 1.500 lavoratori. Risultati simili sono stati ottenuti indagando sui gruppi Cegalin, Schenker, Brt, Geodis.

 

Insomma, la procura di Milano sembra essersi intestata una battaglia più politica che giudiziaria. Paradossalmente, però, in diversi casi a essere messi sotto accusa sono piani retributivi in linea con i contratti nazionali vigenti, tanto che a questo punto ci si chiede perché la procura non metta sotto indagine le sigle sindacali

 

Una breve nota conclusiva: a condurre le inchieste, con questo metodo, è il sostituto procuratore Paolo Storari, noto per aver consegnato nella primavera del 2020 verbali coperti da segreto a Piercamillo Davigo. Nonostante ciò, Storari è stato assolto dall’accusa di rivelazione di segreto d’ufficio perché per i giudici sarebbe stato “indotto” all’errore proprio da Davigo. E’ lui ora a guidare la crociata meneghina per la tutela dei diritti dei lavoratori. 

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