editoriali

Il paradosso di Davigo sull'impugnazione delle sentenze

Redazione

Per l'ex pm di Mani pulite troppi italiani appellano le sentenze di condanna, ma anche lui è tra questi (si veda il caso Storari)

L’ex pm di Mani pulite ed ex consigliere del Csm, Piercamillo Davigo, è stato audito ieri dalla commissione Giustizia della Camera sulle proposte di legge che mirano a modificare la disciplina della prescrizione. “In quasi tutti i paesi occidentali, a eccezione della Grecia oltre all’Italia, la prescrizione non decorre dopo l’inizio del processo”, ha affermato per l’ennesima volta Davigo, ovviamente senza ricordare le statistiche che pongono la giustizia penale italiana in coda a tutte le classifiche internazionali per la sua lentezza (se non si facesse decorrere la prescrizione, i processi sarebbero eterni).

 

“La questione della prescrizione – ha poi aggiunto Davigo – non può essere trattata senza pensare agli effetti che ha sul processo penale, di cui da un lato è la causa della lunghezza e dall’altro è l’effetto della lunghezza dei procedimenti”.

 

A un certo punto il davighismo è però andato in tilt. “Nel nostro paese c'è una percentuale di impugnazioni sconosciuta negli altri paesi. In Francia solo il 50 per cento delle sentenze di condanna viene appellato, in Italia pressoché tutte”, ha detto Davigo con la solita foga scandalizzata.

 

Peccato che proprio una settimana fa Davigo, dopo essere stato condannato in primo grado dal tribunale di Brescia per la vicenda dei verbali secretati di Amara, abbia subito annunciato che impugnerà la sentenza di condanna, senza neanche leggere prima le motivazioni. Insomma, se nel nostro paese si impugnano troppe sentenze, è lo stesso Davigo a contribuire a questo problema in prima persona. L’ennesimo paradosso in cui Davigo è caduto a causa della vicenda Storari-Amara.

 

Anche in questo caso, l’ex pm di Mani pulite si è dimenticato di ricordare il contesto: con magistrati abituati a perseguire teoremi senza alcun briciolo di prova, oppure convinti che esistano soltanto colpevoli non ancora scoperti, l’impugnazione delle sentenze è un diritto fondamentale e inderogabile. Da difendere, anche a vantaggio di Davigo. 

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