L'intervista

"Nordio ossessionato dai pm": parla il segretario di Magistratura democratica

Ermes Antonucci

Stefano Musolino, segretario generale di Md, la corrente delle "toghe rosse", replica alle dichiarazioni rilasciate al Foglio dal ministro della Giustizia: "Solo slogan. C'è tentativo di limitare l'indipendenza dei pubblici ministeri"

"Mi sembra che il ministro Nordio continui a parlare per slogan e che non abbia una visione organica di quella che secondo lui dovrebbe essere un’adeguata riforma del sistema giudiziario e del processo penale”. Così, intervistato dal Foglio, Stefano Musolino, segretario generale di Magistratura democratica, storica corrente delle toghe di “sinistra”, commenta l’intervista rilasciata pochi giorni fa a questo giornale dal Guardasigilli Carlo Nordio. Musolino (pubblico ministero a Reggio Calabria) non crede, innanzitutto, che sia realizzabile quanto proposto da Nordio per rafforzare la segretezza delle indagini (rendere gli atti segreti non più fino a quando l’indagato ne viene a conoscenza, ma fino a quando non viene fatta la richiesta di rinvio a giudizio o comunque non finisce l’indagine).

 

“Un escamotage dialettico”, lo definisce il segretario di Md: “Il ministro Nordio sa bene, per la sua esperienza, che una volta che viene emessa una misura cautelare il controllo delle informazioni è sostanzialmente impossibile. E’ illusorio pensare che ci sia una norma che possa mettere fine alle fughe di notizie, a meno che non si stabiliscano forti sanzioni per i media che pubblicano questi atti, ma Nordio non ha in alcun modo accennato a questa eventualità. Per questo le sue parole non individuano una soluzione autentica”. “E poi – prosegue Musolino – immagini che in una città di 100 mila abitanti una notte vengano arrestate 10-15 persone. E’ giusto che nessuno sappia che cosa sia successo? Mi rendo conto che sulla tutela della segretezza un problema c’è, ma vorrei soluzioni che fossero capaci di confrontarsi con la realtà”. 

 

Non meno negativo il giudizio di Musolino sulle proposte di Nordio in tema di intercettazioni (limitarne la trascrizione a quelle in cui il reato è in atto). “Una gretta semplificazione”, dice Musolino: “Mi sembra strano che una persona che io stimo molto come il ministro, con l’autorevolezza professionale che lui ha, possa non sapere che tutte le intercettazioni che vengono utilizzate sono funzionali ad accertare il fatto. E un fatto va accertato anche in relazione ad aspetti e profili che non riguardano direttamente la consumazione del reato. L’intercettazione serve a ricostruire storicamente un fatto che è successo prima. Ci può essere, per esempio, qualcuno che parla di un evento, dell’esistenza di una relazione, di elementi che hanno un collegamento, a livello di argomentazione probatoria, con la consumazione del reato”.

 

Non si può negare, però, che in alcune indagini si sia fatto uso di intercettazioni dal contenuto penalmente irrilevante, poi pubblicate sui giornali a danno della reputazione degli indagati. “Non nego che questo sia successo, anzi credo che siano errori che vadano stigmatizzati – replica Musolino – Il problema è che molto spesso non è ancora chiara quale possa essere la rilevanza di alcune intercettazioni, e quindi si tende ad ampliare il materiale probatorio”. 

 

Il segretario generale di Md, comunque, non boccia tutte le proposte avanzate da Nordio. Musolino si dice “d’accordissimo” sull’ipotesi di destinare la competenza sulle richieste di custodia cautelare non più al gip, ma a un organo collegiale come il tribunale del Riesame, anche se – sottolinea – “esiste un problema di risorse”. D’accordo anche sul ritorno a un sistema basato sulla prescrizione sostanziale: “L’improcedibilità è un problema peggiore del male. La prescrizione è un istituto sano, poi su quali debbano essere i tempi si può discutere”. “Il problema – afferma Musolino – è che il legislatore negli ultimi anni è stato divorato dalla malattia del panpenalismo, cioè la produzione di un numero clamoroso di reati. Non c’è il coraggio di intervenire con una depenalizzazione decisa, il processo penale diventa lo sfogo di una serie di inefficienze, in primo luogo amministrative, e c’è la tendenza di moltissime forze politiche di creare consenso sulla base delle paure sociali. Con l’illusione che creare più reati o aumentare le pene abbia un effetto inibitore, cosa assolutamente falsa”. 

 

Duro il commento, invece, sulle modifiche proposte in tema di valutazione dei magistrati, soprattutto i pm: “C’è una sorta di ossessione sul pubblico ministero, probabilmente perché i principi di autonomia e indipendenza che oggi reggono l’azione del pm sono sofferti da alcuni poteri, e non mi riferisco solo alla politica, ma soprattutto ai poteri economici. Il tentativo di incasellare il pubblico ministero in un segmento che ne garantisca il controllo dell’azione è un’ambizione mai sopita”, conclude Musolino.