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Nordio: "Il semipresidenzialismo sarebbe una garanzia di stabilità"

Alberto Cantoni

In un intervista al Messaggero, l'ex magistrato capolista con FdI parla di giustizia: "Occorre ridurre la lentezza dei processi e evitare il 90 per cento delle intercettazioni". Sulla Costituzione: "Serve un’Assemblea Costituente". D'accordo anche Sabino Cassese: "Il presidenzialismo può consolidare l’esecutivo"

“Oggi la priorità è l’economia, e quindi anche gli interventi più urgenti sulla giustizia sono quelli che possono incidere subito sul bilancio”. Pragmatico e – forse – già proiettato in una logica ministeriale, Carlo Nordio parla di riforme (e non solo) in un’intervista al Messaggero.

L’ex magistrato, candidato capolista con Fdi e in quota presidenza della Repubblica nelle trattative per l’elezione del capo dello stato a gennaio di quest’anno, non ha dubbi: “Occorre ridurre la lentezza dei processi, madre dell’incertezza del diritto, della sfiducia dei cittadini, della contrazione degli investimenti e di un rallentamento dell’economia che ci costa un 2 per cento di Pil”. La posizione, in merito, è chiara: “Ho abbastanza esperienza per affermare che il 90 per cento delle intercettazioni sono fatte a strascico, per cercare qualcosa sulla base di semplici indizi: non portano a nessun risultato definitivo e devastano l’onore e la riservatezza dei cittadini”. Il ragionamento verte su un unico punto incontrovertibile: permettendo solo il dieci per cento delle intercettazioni realmente utili allo stato, in cinque anni il paese risparmierebbe quasi un miliardo di euro.

Sul trionfo elettorale di Fratelli d’Italia (l’endorsement in chiave presidenza della Repubblica era arrivato in primis da Giorgia Meloni) e sull’exploit del partito al Nord – anche nel suo Veneto –, Nordio spiega che "oggi l’elettorato è molto volatile, e può esser più sensibile ad argomenti che ieri lo appassionavano e che ora sono in secondo piano. Le iniziali oscillazioni in politica estera davanti alla criminale aggressione dell’Ucraina da parte di Putin non hanno giovato all’immagine dei nostri alleati, che per fortuna hanno poi cambiato idea”.

Sulla possibilità di diventare ministro per il governo venturo, invece, l’ex procuratore aggiunto di Venezia ritiene che, per la sua preparazione tecnica, si riterrebbe più adatto in commissione Giustizia, perché è lì che effettivamente si elaborano le leggi. Ma non si tira indietro dall’ambizione del dicastero: “Certo, avendo visto la situazione disastrata degli uffici giudiziari, la tentazione di entrare al Ministero e di colmare rapidamente gli organici e di implementare le risorse sarebbe molto forte”.

Intervistato dal Foglio, anche il presidente dell’Unione camere penali Gian Domenico Caiazza, si è detto favorevole all’ipotesi della sua nomina come prossimo ministro della Giustizia: “È certo che con il dottor Nordio abbiamo sempre registrato una comunanza di punti di vista e di lettura complessiva della giustizia penale, che mi fa dire che sarebbe certamente un ottimo ministro”.

Capitolo Costituzione: in occasione della conferenza stampa dopo la vittoria elettorale di lunedì notte, il capogruppo FdI Francesco Lollobrigida ha ventilato (confermando quanto già sostenuto in passato dal partito) una modifica del testo. La Costituzione “è bella, ma ha anche settant’anni”. Su questo fronte, Nordio preferisce la strada di “un’Assemblea Costituente, come da tempo suggerisce la Fondazione Einaudi di cui mi onoro di far parte. Quanto al presidenzialismo, o meglio semipresidenzialismo, sarebbe una garanzia di stabilità che oggi manca. In Francia fu voluto da De Gaulle dopo la crisi causata dalla guerra algerina: funziona, e nessuno, si sogna di dire che sia un regime dittatoriale”.

Con lui, è d'accordo anche un'altra figura chiave, il giurista (ex giudice della Corte Costituzionale) Sabino Cassese, che in un'altra intervista sul Corriere dice la sua: "Modificare la Costituzione non è un attentato alla Costituzione. Il presidenzialsmo può soddisfare un’esigenza fondamentale: quella di consolidare l’esecutivo. La Costituzione stabilisce quanto tempo durano in cariche i membri del Parlamento, quanto il presidente della Repubblica, quanto tempo i giudici della Corte costituzionale, ma non stabilisce quanto tempo durano i governi. Con la conseguenza di avere avuto 67 governi in 75 anni, mentre la Germania ne ha avuti due terzi di meno e un numero ancora inferiore di cancellieri. Quando, nell’ultimo decennio del secolo scorso, si introdusse la riforma presidenziale per comuni e regioni, si disse che si voleva sperimentare il presidenzialismo per poi trasferirlo anche a livello nazionale. La sperimentazione ha dato risultati complessivamente positivi; perché non tenerne conto”.

Infine, spazio a una riflessione sulla dimensione europea: “La nostra adesione (come Italia, ndr.) all’Alleanza Atlantica, ai princìpi delle libertà occidentali e all’idea di Europa è assoluta, e non varrebbe nemmeno la pena di parlarne. Certo vorremmo l’Europa immaginata da De Gasperi, da Schuman e da Adenauer, fondata sui principi della civiltà liberale e cristiana piuttosto che su un’organizzazione più burocratica che idealistica, che non ha saputo nemmeno darsi una Costituzione, e che anzi ne ha ripudiato i preamboli religiosi e culturali che ne dovrebbero costituire le fondamenta. Vorremmo portare in Europa queste alte aspirazioni”.