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EDITORIALI

L'omicidio di Varese e le colpe della burocrazia giudiziaria

Redazione

In questo caso il vero problema non è la “genitorialità”. Se c’erano “molte evidenze empiriche” della pericolosità dell’uomo, i magistrati o non ne erano a conoscenza o non sono state valutate gravi: è questo il vero punto cruciale

Il caso del bambino di Varese ucciso dal padre, che aveva ottenuto di passare la giornata con lui sebbene fosse agli arresti domiciliari, ha suscitato un’onda di commenti su cui vale la pena porre delle distinzioni. E’ stata messa a tema la “genitorialità”, che non dovrebbe essere considerata diritto inalienabile. Chiara Saraceno sulla Stampa si interroga su “dove finisce il diritto dei genitori ad avere con sé i propri figli”. Rileva Saraceno che il padre era aggressivo e che “il fatto che fosse agli arresti domiciliari proprio per questo motivo non è stato considerato, neppure dal gip, un motivo di incapacità genitoriale”. Ma questo non è esatto.

L’uomo era ai domiciliari per un’altra vicenda, non correlata. Se c’erano “molte evidenze empiriche” della pericolosità dell’uomo, o non ne erano a conoscenza i magistrati o non sono state valutate gravi: ed è questo il vero punto cruciale. Il presidente del tribunale di Varese, Cesare Tacconi, ha spiegato che “prima del nulla osta del gip” che aveva posto l’uomo ai domiciliari,  la moglie non era stata interpellata perché nel fascicolo “non era coinvolta”. Secondo Repubblica, “il gip sapeva delle accuse”, ma l’aspetto non era stato considerato di impedimento, e risulterebbe che anche gli avvocati fossero d’accordo. L’impressione è che, prima della tossicità genitoriale, ci sia un caso grave di sottovalutazione da parte delle autorità: carte e funzioni che non si parlano.  Su Repubblica, il presidente vicario del tribunale di Milano, Fabio Roia, ha lamentato la mancanza di una  norma “che sospenda la responsabilità genitoriale”. Ma la vera domanda non emerge.

Nella Sanità esiste il fascicolo sanitario che permette ai medici di avere conoscenza della storia clinica di un paziente. Possibile che i fascicoli che circolano nello stesso tribunale invece non si parlino? E che i magistrati non sentano la necessità di scambiarsi informazioni? C’è negligenza dei magistrati? Non sta a noi dirlo. E’ un fatto però che in questo caso, più che la genitorialità, il problema sia il fiume troppo placido della burocrazia giudiziaria.

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