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Riflessioni giuridiche sui fatti di Voghera. Le fattispecie di reato

Stefano Putinati

Legittima difesa o eccesso di, alla larga dal processo mediatico. Finora una sola cosa è certa: quello dell'assessore leghista che ha ucciso un uomo, non può essere in alcun modo caso fortuito o forza maggiore

Voghera, Italia. Una sera d’estate. L’arma è criminogena? Forse. Di sicuro l’arma è pericolosa. Se la porti con te con il colpo in canna è fonte di rischio per te e per gli altri e devi maneggiarla con cura e diligenza. Sul punto non si può aprire una discussione: è un dato di fatto. Se la estrai e sei consapevole di avere il colpo in canna, senza volere usarla contro il tuo aggressore (reale o potenziale) perché vuoi solo minacciarlo, ma inciampi o cadi o vieni spinto e ti parte un colpo senza volerlo, in quale situazione giuridica ti trovi se lo colpisci e questi muore? Caso fortuito? Legittima difesa, omicidio colposo? Le ipotesi possono essere plurime.

 

Premesso, quindi, che per rispondere in maniera non umorale o sotto dittatura ideologica, ma sensata giuridicamente, a questa ed altre possibili domande occorrano indagini accurate sulla dinamica di quanto accaduto e le conclusioni andranno tratte in sede di indagini o processuale, proverò a fare almeno un minimo di ordine in poche righe. Le prime notizie di stampa riportano alcune dichiarazioni dell’assessore che avrebbe parlato (condizionale d’obbligo) di un colpo partito accidentalmente. Un colpo fortuito, partito per mera sfortuna. Nel nostro sistema penale non è punibile chi ha commesso il fatto per caso fortuito o forza maggiore. Per apici: il caso fortuito si verifica per un fattore del tutto imprevedibile ed inevitabile che non può portare a considerare in colpa il soggetto (ad es. malore alla guida improvviso del conducente che investa un pedone a causa della perdita di controllo del mezzo). La forza maggiore è una forza esterna alla quale il soggetto non possa opporsi.

 

Torniamo alla triste vicenda di Voghera. Lo faccio senza preconcetti. Uno spezzone di video circola in rete. Per certi versi dice molto, per altri ancora troppo poco. E allora inventiamoci una situazione potenzialmente corrispondente. Giro armato perché ho il porto d’armi e tengo il colpo in canna, magari senza sicura (in pratica un incursore oltre le linee nemiche). Ho un alterco con una persona. Mi si avvicina minacciosa. Estraggo l’arma solo per dissuaderlo dal colpirmi (lo minaccio a mia volta per fermare il pericolo che l’aggressione abbia luogo e possa essere lesa la mia incolumità). Vengo comunque aggredito fisicamente. E qui parte un colpo. L’aggressore muore. Io impugno l’arma carica con il colpo in canna e senza sicura. Prima e al di là di ogni verifica di una legittima difesa, un eccesso in legittima difesa o altro, non ritengo possibile in ogni caso che questa si possa ritenere un’ipotesi di caso fortuito o forza maggiore. Il colpo può anche partire accidentalmente ed anche se non intendo sparare (per difendermi), ma solo minacciare, è pericoloso e, quindi, negligente ed imprudente impugnare un’arma con il colpo in canna e brandirla davanti all’aggressore.

 

Si badi: non sto affermando che non si possa trattare di legittima difesa. Nel nostro sistema penale quello che conta e andrà ricostruito è se esistesse il pericolo attuale di un danno ingiusto. Tradotto, se in effetti ci fosse un’aggressione in atto da parte della vittima verso l’assessore e se questi sia rimasto nei limiti consentiti dalla legittima difesa. Fuori dai limiti della proporzione della reazione si potrebbe configurare l’eccesso colposo in legittima difesa. Ma non ci si faccia suggestionare dalla comparazione tra pugno e arma da fuoco. Non si guarda solo allo strumento usato (pistola) contro pugno o bastone o coltello. L’analisi deve essere più complessa e la verifica deve riguardare tutti i fattori (prestanza fisica, possibilità concreta di recare meno danno all’aggressore, ecc.).

 

Insomma, i processi fatti sui media e la complessa realtà giuridica si conciliano poco o punto. Scrivo queste rapide riflessioni non per seppellire Cesare, né per farne l’elogio. Una certezza, però, dalla quale partire ce l’ho. A Voghera non si è verificato alcunché di accidentale. Non ha deciso il Fato. Sono state azioni e decisioni umane. Piangiamo una persona morta e sono certo che, comunque andrà a finire, sarà un rimorso senza fine a riempire i silenzi dell’altro protagonista di questa triste storia.

 

Stefano Putinati
Professore di diritto penale all'università di Parma

 

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