Foto Ansa

Voghera bum bum

A Voghera un assessore leghista uccide un marocchino. E la strategia social di Salvini va in cortocircuito

Salvatore Merlo

L'account ufficiale della Lega rilancia la testimonianza di un barista che lavora nella zona in cui è avvenuto l’omicidio. L’effetto è la totale demolizione dell’amministrazione comunale leghista e dell’Assessore-sparatore delegato alla Sicurezza

Potevano tacere, usare prudenza o  trovare gli accenti migliori della civiltà. E invece la Lega, la cui politica è sempre più comunicazione, calcolo, logaritmo da social media manager, ha rapidamente deciso di cavalcare la vicenda di Massimo Adriatici, l’assessore alla Sicurezza di Voghera, leghista, l’uomo che mercoledì nella sua città ha sparato per strada uccidendo un marocchino di trentanove anni, Youns El Boussetaoui, un senza fissa dimora con precedenti penali, uno dei tanti sbandati che – a quanto pare – rendono invivibili alcuni quartieri della città lombarda.

   

Ed ecco il punto. Nella foga, presi dalla frenesia del messaggio neanche tanto implicitamente sottolineato durante tutto il giorno – e cioè: il nero un po’ se l’andava a cercare – ecco che i cervelloni social che circondano Matteo Salvini hanno realizzato un involontario cortocircuito. Non roba da cinici col pelo sullo stomaco, da speculatori spietati, da sciacalli di tragedie. Ma roba da citrulli. Purissimi e nitidissimi citrulli.

 

    

Intorno alle 18.30, infatti, l’account ufficiale della Lega rilancia la testimonianza video di un barista di Voghera che lavora nella zona in cui è avvenuto l’omicidio. L’intenzione dei comunicatori di Salvini era quella di dimostrare che il marocchino morto era un delinquente. L’effetto, però, ascoltato il barista, è un altro: la sostanziale e totale demolizione dell’amministrazione comunale leghista di Voghera e dell’Assessore-sparatore che – non è mica un dettaglio – era delegato alla Sicurezza. Non sapeva fare il suo lavoro.

 

Il ritratto della Voghera salviniana si pone infatti a metà tra Gotham City e le fogne di Calcutta. Dice il barista: “Il marocchino non era certo una vittima. Defecava per strada. Si masturbava davanti ai clienti. Importunava le persone. Ogni giorno. E non c’era niente da fare... Ma non era mica l’unico. Qua è pieno di gente come lui che dorme sulle panchine di notte e beve birra di giorno. E quando arriviamo noi per lavorare dobbiamo pulire i loro bisogni dovunque”. Okay. Ma da quand’è che Voghera è diventato questo orrore? E lui: “Io sono cresciuto in questa strada. E una situazione del genere non l’avevo mai vista prima. Siamo allo sbando. Una situazione ingestibile”. Tutto questo sul canale social della Lega.

 

Se non fosse una tragedia, verrebbe da scherzarci sopra. Non solo sparano, ma non sanno nemmeno governare. E lo ammettono pure. La verità è che non da oggi i social sono sfuggiti di mano a quello sgarzolino di Salvini. E non solo a lui.   

Di più su questi argomenti:
  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi erasmiana a Nottingham. Un tirocinio in epoca universitaria al Corriere del Mezzogiorno (redazione di Bari), ho collaborato con Radiotre, Panorama e Raiuno. Lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.