Marta Cartabia, ministro della Giustizia (LaPresse)

Editoriali

E ora meno timidezza sulla giustizia

Redazione

Come la maggioranza può mettere in minoranza il modello Bonafede

La discussione sulla riforma della giustizia penale per come si è svolta in commissione ha messo in luce le differenze tra i partiti in un modo che non corrisponde affatto alla contrapposizione tra centrodestra e centrosinistra. Sul tema più rilevante, quello della prescrizione che era stata abolita persino per chi viene assolto in primo grado, si era creata nuovamente una sintonia tra Movimento 5 stelle e Lega, mentre puntavano ad apportare modifiche in senso garantista Forza Italia, Italia viva e il Partito democratico. Che rinascesse un’intesa tra partiti che si combattono a parole tutti i giorni, e proprio su una norma che rende eterni i processi, era un segnale assai preoccupante. È persino inutile spiegare come la legge stilata da Alfonso Bonafede sull’onda di una sgangherata campagna “spazzacorrotti” finisca col creare una situazione intollerabile per chi, accusato di un reato, non vede mai la fine del suo calvario giudiziario, neppure se viene assolto perché le procure possono appellarsi contro la sentenza sine die.

 

Però poi Matteo Salvini ha cambiato completamente registro e ha annunciato la raccolta di firme, insieme al Partito radicale, per una riforma della giustizia tutt’altro che giustizialista. Ha argomentato che  “questo Parlamento con Pd e 5 stelle non la farà mai” e quindi si appella a una decisione popolare sulla responsabilità civile dei magistrati, la separazione delle carriere e l’abrogazione della legge Severino. Si tratta anche di una pressione, questa volta nella direzione giusta, nei confronti della Guardasigilli Marta Cartabia, che ha in programma incontri con i gruppi parlamentari, in modo da darle spazio di manovra per evitare il pericoloso avvitamento sulla legge Bonafede. Sembrava che ancora una volta il partito delle manette avesse vinto, invece la deriva giustizialista non è inarrestabile e questo spirito riformatore riapparso un po’ a sorpresa può rafforzare le spinte al rinnovamento e alla rinascita rappresentate da Mario Draghi.