(foto LaPresse)

"Mattarella dia un segnale sulle carceri", ci dice Magi

Marianna Rizzini

Oltre a essere d’accordo con l’iniziativa delle Camere Penali, che chiedono di spostare ai domiciliari i detenuti con residuo di pena inferiore ai due anni, il deputato radicale di +Europa chiede più attenzione sui nuovi ingressi

Roma. Nel day after della rivolta nelle carceri, il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede si è presentato alla Camera e in Senato per riferire sulla situazione. Tra i parlamentari che avrebbero voluto replicare c’è Riccardo Magi, deputato radicale di +Europa assente al dibattito per causa di forza maggiore (il vicino di banco Claudio Pedrazzini è risultato positivo al Coronavirus, Magi è in attesa di esito del tampone). Che cosa avrebbe detto in Aula? “Intanto avrei ricordato che la situazione nella carceri è patologicamente cronica” dice Magi, “e che la violazione del diritto alla salute è evidente conseguenza del sovraffollamento. E sia la direzione del Dap sia il ministro Bonafede hanno dimostrato in questa circostanza di non rendersi conto della gravità del problema: come si fa a garantire il rispetto delle misure di contenimento del virus in condizioni simili? Bisogna con urgenza dare un segnale di inversione di rotta: dal Parlamento, dal governo, dalla presidenza della Repubblica”.

 

Oltre a essere d’accordo con l’iniziativa delle Camere Penali, che chiedono un decreto legge per spostare ai domiciliari i detenuti con pena o residuo pena inferiore ai due anni, Magi chiede più attenzione sui nuovi ingressi, vista anche l’emergenza sanitaria e visto che, come ha ricordato in Aula il 20 febbraio scorso, “non si può parlare soltanto di prescrizione” e lasciare che il dibattito sulla riforma della giustizia “resti confinato in un recinto asfittico e strumentale: la riforma deve andare in direzione deflattiva rispetto all’intasamento”. Il punto fondamentale anche oggi, dice Magi, è “la causa per cui si finisce in carcere: un terzo dei detenuti sono arrivati in un penitenziario per qualche violazione del testo unico sugli stupefacenti”. Ora ci si trova di fronte alla necessità di bilanciare il diritto alla salute e le esigenze di sicurezza pubblica, oltre a prevenire, anche all’interno delle carceri, come fanno notare i penalisti, aggravamenti della situazione sanitaria nazionale. L’intasamento, dice Magi, ha molto a che fare “con la sovrapposizione di due problemi: spaccio e tossicodipendenza, e per venirne a capo bisogna andare in direzione opposta a quella in cui si è andati fino a oggi”. Quanto alle rivolte, “è chiaro che una persona reclusa vive le notizie allarmanti che vengono dall’esterno in una dimensione di ansia amplificata, e questo fa da detonatore alle questioni irrisolte pregresse, e al deflagrare della violenza e della disperazione”.

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.