Marta Cartabia (foto LaPresse)

Una Consulta poco appariscente

Redazione

L’elezione della prudente (ma decisa) Marta Cartabia è una buona notizia

L’elezione di un presidente della Corte costituzionale, che da decenni avviene in base a una norma di rotazione basata sull’anzianità di carica, solitamente non suscita interesse. Questa volta però la rotazione ha portato alla presidenza Marta Cartabia, una donna di 56 anni, quindi relativamente giovane e fortemente caratterizzata per la sua fede cattolica. Di Cartabia si era già parlato, durante le fasi più convulse della formazione di maggioranze difficili, come possibile presidente del Consiglio “presidenziale”, il che testimonia della stima che nutre per lei Sergio Mattarella, che per un certo periodo era stato suo collega alla Consulta. 

 

Forse è proprio questo legame la caratteristica politica più rilevante: nel prossimo anno, quello della presidenza Cartabia, la Consulta dovrà esprimersi su varie questioni rilevanti, a cominciare dall’ammissibilità del referendum proposto dalle regioni di centrodestra sulla legge elettorale. Con molta probabilità Cartabia seguirà l’esempio di prudenza e di fermezza che è la cifra stilistica non solo stilistica del Quirinale. Sulle altre tematiche particolarmente delicate, come quelle che riguardano il sistema giudiziario, le posizioni culturali di Cartabia, dall’elogio del “cuore di Salomone” come principio sul quale i giudici debbono temperare la severità della legge con la sensibilità umana, all’impegno per migliorare la situazione carceraria che ha giudicato al limite dell’incostituzionalità, appaiono incoraggianti. Proprio parlando di questo tema nel giorno della sua entrata in carica, Cartabia ha voluto metterlo tra le priorità, aggiungendo che però non possono essere i giudici a risolvere problemi che richiedono interventi legislativi, finanziari e organizzativi. Da questo si può dedurre che la sua presidenza punterà a stabilire un rapporto corretto dell’ordinamento giudiziario con i poteri politici, senza invasioni di campo e senza soggezioni.

 

Ecco perché la sua nomina, oltre a “fare” notizia, sembra una buona notizia.

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