Giustizia un tanto al chilo

Redazione

C’è da imbufalirsi per il sequestro di Butac, il sito di debunking

La cover della loro pagina Facebook non poteva essere più azzeccata: un “bufalo” nei panni di scolaro zuccone, con il cappello da somaro a fare penitenza in un angolo. Il profilo è quello di “Butac, bufale un tanto al chilo”, un sito che fa debunking – cioè si occupa, con metodo scientifico, di rimestare nel calderone delle fake news che circolano soprattutto su internet, sbugiardarle e spiegarle. Da venerdì mattina il loro sito è offline perché sottoposto a sequestro preventivo da parte della Procura di Bologna, con un’operazione svolta dalla polizia Postale e delle comunicazioni per l’Emilia Romagna. “Abbiamo ricevuto una querela per diffamazione per un articolo pubblicato nel 2015”, spiega in un post lo staff di Butac “da parte di un medico iscritto all’Ordine nazionale dei medici. Stiamo lavorando con i nostri avvocati per il dissequestro. Abbiamo fiducia nelle istituzioni con cui abbiamo più volte collaborato quando richiesto”, come nel caso di truffe online che Butac ha più volte segnalato alla postale e aiutato a smascherare. “Si tratta di un articolo di tre anni fa”, dice al Foglio Michelangelo Coltelli, che gestisce il sito. “Certo, la legge lo prevede ma sembra eccessivo sequestrare l’intero sito invece che bloccare solo il contenuto ‘incriminato’, come già avvenuto in passato”. Su molti giornali si legge che il sequestro sarebbe stato disposto in seguito alla querela per diffamazione sporta da un oncologo che promuoveva la medicina olistica, senza fondamento scientifico.

 

I responsabili di Butac non confermano e non smentiscono: “Non abbiamo diffuso noi questa informazione. Anzi, invitiamo a evitare commenti violenti su bacheche di soggetti che ritenete d’aver identificato: non ne hanno colpa alcuna, loro diritto era querelare, la giustizia farà il suo percorso”. E sarà così, ma è comunque da mal di testa pensare che un bugiardo sbugiardato ottenga di censurare l’intero lavoro del suo censore. Cortocircuiti della giustizia, di cui però si dice sempre che tocca fidarsi.

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