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Il caso Tor Vergata

Marianna Rizzini

Parla il rettore Giuseppe Novelli, sotto inchiesta con l’accusa di tentata concussione. Lunedì inizia il processo, ma il “mostro” era già stato creato via campagna mediatica

Roma. Come si diventa “caso mediatico-giudiziario”? E dove passa il confine tra contenzioso interno a un’istituzione e querelle politicamente simbolica di un metodo in cui la cronaca non sempre si distingue dal pregiudizio screditante pre processuale? E dove inizia l’automatismo tra titoli accusatori sui quotidiani e colpevolezza presunta a monte del giudizio in tribunale? C’è a Roma un caso – il cosiddetto caso Tor Vergata, che al rettore è costato una denuncia) – la cui udienza preliminare è prevista per lunedì 19. Ripercorrerlo può essere utile nell’ottica del non automatismo. Intanto, i fatti: a un certo punto del 2016 il rettore di Tor Vergata, il genetista Giuseppe Novelli, ricercatore di fama internazionale con incarichi di insegnamento anche negli Usa, da anni anche interpellato come scienziato per la risoluzione dei casi giudiziari più intricati (tra i tanti: Provenzano, delitto Kercher, Fosse Ardeatine, delitto del Circeo, omicidio Gambirasio, delitto Varani) viene accusato di tentata concussione e istigazione alla corruzione. A monte, un ricorso al Tar da parte di due ricercatori a tempo indeterminato con abilitazione scientifica a professore: Giuliano Gruner, avvocato amministrativista, e Pierpaolo Sileri, chirurgo dell’apparato digerente. I due contestavano la “chiamata” (ovvero il reclutamento) di altri colleghi, considerati dai ricorrenti (e dai giornali) “senz’altro titolati” ma “incidentalmente figli di professori di Tor Vergata”.

 

La vicenda si gonfia a causa della registrazione di un colloquio tra Gruner e il rettore Novelli, fatta all’insaputa di Novelli da Gruner esattamente un anno prima della denuncia in questione, in cui Novelli si rivolge a Gruner con tono sopra le righe (parolacce comprese). A quel punto le parole di Novelli, estrapolate dalla registrazione, finiscono in rete, sul Fatto Quotidiano, per poi essere riprese dalle “Iene”. Il tenore dei titoli è “cattedre e minacce ai ricercatori, il rettore è nei guai” oppure “o lei ritira il ricorso o non sarà mai prof”, oppure “Tor Vergata perde al Tar”, oppure “concorso ad personam”. Novelli, difeso dal professore e avvocato Franco Coppi, in quegli stessi giorni chiede e ottiene rettifica proprio sui punti che “fanno” il caso in sé: il Tar si è pronunciato, ma l’annullamento di una nomina su 57 che ha ispirato il titolo “Tor Vergata perde al Tar, sono 57 le cattedre a rischio” è, per così dire, soltanto uno spicchio dell’intera mela. Tor Vergata, infatti, accusata nel suo complesso a mezzo titoloni mentre il Senato accademico e il Consiglio di amministrazione dell’Università, nel marzo del 2017, esprimono all’unanimità “massima solidarietà al rettore e piena fiducia nel suo operato”, ottiene che sui quotidiani venga pubblicata la precisazione che fa apparire il “caso mediatico-giudiziario” molto più mediatico che giudiziario: in sintesi, si rettifica che tutte le altre cattedre non sono a rischio, che il Tar ha affermato “la piena legittimità del regolamento adottato dall’Università e in particolare della disposizione che prevede la possibilità di chiamata diretta dei professori, così come previsto dalla legge Gelmini di riforma dell’ordinamento universitario, legge 240/2010”. Nel caso di Sileri, la sentenza del Tar n. 3720/2017 da un lato accoglie parzialmente il ricorso “nella fattispecie concreta”, essendoci “la presenza all’interno del Dipartimento di due candidati in possesso dei requisiti di accesso alla procedura”, visto che “non si era provveduto a garantire la possibilità di presentare la domanda ai potenziali soggetti interessati…”, ma dall’altro specifica che “il Regolamento per la chiamata dei professori adottato dall’Università di Roma Tor Vergata (sul modello di quello adottato da una buona parte delle Università italiane) è pienamente legittimo e conforme alle disposizioni di legge…”. Nel caso Gruner, invece, visto che Gruner faceva parte di un dipartimento diverso da quello che aveva bandito la procedura, il Tar ha respinto il ricorso. Naturalmente, la questione amministrativa non è conclusa, e farà il suo corso. Intanto però il caso Novelli è scoppiato: trasmissioni tv e una parte del web che gridavano allo scandalo su presunte chiamate di “amici e parenti”. In questo quadro, specificare, come ha fatto a suo tempo Tor Vergata, che tutto si è svolto “secondo la legge Gelmini” non ha importanza: prevale il titolo “concorso truccato, cattedre ad amici e parenti”. Ma, dice oggi Novelli, i due ricercatori che hanno avuto la cattedra contestata da Sileri e Gruner non sono né amici né parenti: “Uno, giurista, neppure lo conoscevo. Perché mai avrei dovuto favorire la sua nomina, in un campo peraltro diverso dal mio? L’altro lo conoscevo soltanto professionalmente, essendo un collega di Medicina. Quanto al fatto che quest’ultimo, Paolo Gentileschi, fosse figlio dell’ex direttore della scuola di specializzazione di Chirurgia generale di Tor Vergata, particolare che secondo alcuni giornali costituisce uno dei motivi per una mia presunta azione di influenza colpevole a favore di un membro della ‘casta’ accademica, faccio notare che sì, è figlio di un professore che ha insegnato a Tor Vergata, il professor Enzo Gentileschi. Che però è deceduto circa 22 anni fa, quando io non soltanto non ero rettore, ma non ero neppure a Tor Vergata. In ogni caso io non avrei avuto alcuna possibilità di intervento in una procedura di nomina regolata dalla legge. Procedura il cui punto di partenza è interno al singolo dipartimento. Ogni decisione viene poi vagliata dal Senato accademico e dal Consiglio di amministrazione, organi collegiali presieduti dal rettore, sì, ma collegiali, appunto, quindi composti da più persone pensanti e decidenti”.

 

Mentre la giustizia fa il suo corso, il caso Tor Vergata ha comunque continuato a esistere come “caso scandaloso” sui giornali. Il 29 settembre 2017, sul Corriere della Sera, in prima pagina, nell’articolo di Gian Antonio Stella sui “baroni mai puniti”, sotto al titolo “anni di scandali, pochi provvedimenti – promuovere i parenti e gli amici fedeli, quel sistema che resta sempre impunito”, viene citato anche il caso di Novelli, con riferimento alle parolacce sfuggite al Rettore. Scriveva Stella: “Basti pensare alla sfuriata del rettore di Tor Vergata, Giuseppe Novelli… contro Giuliano Gruner, uno dei due ricercatori (con Pierpaolo Sileri) che avevano fatto ricorso al Tar… Ecco stralci della registrazione, purgata delle parole più ‘esuberanti’ del Magnifico: ‘Lei sta sputando nel piatto in cui mangia, sta facendo una causa contro il suo rettore…”. (E qui, ndr, Novelli dice la parola incriminata: “Contro il suo rettore, cazzo!”, imprecazione che ha fatto la fortuna, sebbene in tutt’altro contesto, del candidato a Cinque stelle e capitano di fregata Gregorio De Falco, quello del “salga a bordo cazzo” detto contro Francesco Schettino). Dalla registrazione di Gruner, citata dal Corriere, emergono le altre parole (“sopra le righe e inopportune”, ma “di reazione a una provocazione”, dice oggi Novelli) che hanno inchiodato preventivamente il rettore al tribunale dei media: “O ritira il suo ricorso oppure noi qui non ci parliamo! Per i prossimi anni per quello che mi riguarda si cerchi un altro ateneo… finché faccio il rettore io, lei qui non sarà mai professore!”. Che cosa dice Novelli, ex post, oggi che per la prima volta ha accettato di parlare? “Dico che io quel giorno ho ricevuto Gruner su richiesta di un collega che mi informava che Gruner aveva deciso di ritirare il ricorso e di volerne informare il rettore . Ho acconsentito. Gruner, però, si è presentato a mia insaputa con un registratore, probabilmente allo scopo di strapparmi chissà quale promessa. Ad un certo punto del colloquio i toni si sono alzati, mi sono sentito preso in giro, ho perso le staffe e mi sono reso colpevole del ‘delitto di parolaccia’. Restano i fatti: Gruner non aveva i requisiti per accedere alla procedura di chiamata, secondo il Regolamento dell’Ateneo, essendo esterno al dipartimento che tale procedura aveva avviato. In seguito a quel diverbio, ricevetti da Gruner una lettera di scuse, e per me l’incidente era chiuso. Si può ben immaginare il mio stupore quando, un anno dopo, venni raggiunto da avviso di garanzia”. Colpisce che su oltre 200 procedure identiche a quelle contestate da Gruner e Sileri, l’Ateneo abbia ricevuto solo due ricorsi. Colpisce l’impostazione mediatica del caso, come se il rettore fosse una figura oscura onnipotente. “Infatti – spiega il rettore - la Riforma del 2010 elimina la potenzialità di figure simili: il mandato di rettore non è eterno. Dura sei anni e non è rinnovabile. Funziona così: fai del tuo meglio per il tempo che è previsto e poi viene eletto un nuovo rettore, anche proveniente da un altro Ateneo. Quanto ai ‘concorsi truccati’, il rettore non ha potere di intervento sulle procedure concorsuali. Quindi i miei detrattori mi attribuiscono poteri e competenze che la legge non prevede. Gridare ‘al barone!’ è però più efficace che valutare, nel merito, tutta la vicenda”. E il merito, per Novelli, passa per “un fatto incontrovertibile: il ministero assegna annualmente un budget per il reclutamento dei professori dopo verifica accurata della spesa complessiva per il personale di ogni Ateneo, e Tor Vergata si è dotata di un algoritmo, appositamente sviluppato dal dipartimento di Matematica (e da me fortemente voluto) per la distribuzione dei cosiddetti punti organico, ossia di risorse attribuite sulla base di chiari indicatori di merito per ogni dipartimento. In sostanza questa è la regola: se lavori bene produci risultati e puoi reclutare nuove persone. Avere l’abilitazione a diventare professore è come prendere la patente, valida in tutto il paese, non solamente nel proprio Ateneo: poi, serve anche la macchina, altrimenti non guidi. Ma non ci sono cattedre per tutti. Sono le esigenze funzionali a guidare le scelte del dipartimento in base a profilo professionale e specifiche competenze. Può darsi che il mio governo, rispettoso delle regole e dell’autonomia dei dipartimenti stabilita per legge, incardinato su merito, competenza, professionalità e trasparenza, a qualcuno non sia piaciuto, e tutt’ora non piaccia. Io mi sono sempre battuto per l’introduzione di elementi valutativi, anche nel mio precedente incarico all’Anvur, incassando qualche critica. Cosa mi rimprovero? Forse l’eccesso di passione, l’attaccamento senza se e senza ma alle istituzioni, che mi sono costati uno sfogo indignato”. In particolare, dice Novelli, “spiace che sia stata infangata ingiustamente l’Università di Tor Vergata. Sono profondamente orgoglioso di quanto abbiamo realizzato finora, ad esempio nella ricerca, nella produttività media e nella qualità delle pubblicazioni, rafforzando la nostra reputazione nazionale e internazionale. Con i programmi di supporto ai ricercatori, con il programma ‘Rientro dei cervelli’ e anche con il piano straordinario del MIUR (grazie agli ottimi indicatori raggiunti) abbiamo avuto la possibilità di chiamare ben 102 giovani ricercatori. Nell’ultimo triennio il 25 per cento dei professori è stato reclutato all’esterno, superando l’obiettivo del 20 per cento stabilito dal Miur”.

 

A pochi giorni dall’udienza preliminare, Novelli dice: “Ho profondo rispetto per la magistratura, ed è dai giudici che voglio essere giudicato, non dalle chiacchiere”. E però le “chiacchiere” corrono più veloci di qualsiasi processo: “Non posso che riconoscere ai miei detrattori una certa abilità nella strategia di comunicazione adottata”, dice Novelli: “Una strategia capace di portare in tempi brevi massima popolarità e candidature politiche. Per fortuna, a me sono giunte varie attestazioni di stima dal mondo scientifico. ‘You are the ideal person to serve on that Council’ me lo ha scritto uno studioso di grande levatura, commentando dall’estero la polemica su cui è ingenuamente inciampata anche una bella penna come quella di Stella, che rimproverava al ministero della Salute la scelta di riconfermarmi come componente del Consiglio Superiore di Sanità, liquidandola come ‘elemosina’. Ecco, questo non è tollerabile, come uomo e come scienziato. E’ stato questo a indurmi a parlare della vicenda per la prima volta. Se sono stato riconfermato dopo tre anni di servizio (a titolo onorifico, voglio ricordarlo, qui non si parla, mai, di soldi) evidentemente è perché ho dato un contributo meritevole, e anche perché altrettanto evidentemente il mio curriculum di scienziato, le centinaia di pubblicazioni, le ricerche e le collaborazioni internazionali hanno il loro peso”. Che cosa farà in futuro Novelli? “Ancora non so, certamente continuerò a ‘fare’, dando forse fastidio a qualcuno. Ma per il bene di questo paese non posso che augurarmi un maggiore decoro istituzionale e più rispetto per la scienza e l’informazione corretta”.

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