Europa Ore 7

Sanzionare Schröder e i lobbisti europei di Putin

Kuleba boccia la Comunità politica di Macron e quella geopolitica di Michel, Biden sostiene Finlandia e Svezia, Erdogan determinato a bloccarle. La guerra del grano arriva fino all'Onu e il Parlamento chiede più aiuti per cittadini e imprese

David Carretta

Il Parlamento europeo non vuole solo punire gli oligarchi ma "invita” i governi anche “ad ampliare l'elenco delle persone oggetto di sanzioni dell'Ue (...) ai decisori politici che continuano a ricevere denaro russo”

Il Bundestag tedesco ha deciso di togliere a Gerhard Schröder una parte dei privilegi di cui beneficia in quanto ex cancelliere per sanzionare il suo comportamento di lobbista della Russia di Vladimir Putin anche durante la guerra contro l'Ucraina. Niente più uffici di rappresentanza e funzionari a sua disposizione: i vantaggi di cui godono gli ex cancellieri costano circa 400 mila euro ai contribuenti tedeschi. La commissione Bilancio del Bundestag, sulla base di un accordo tra i gruppi della coalizione guidata da Olaf Scholz, ha stabilito che l'ex cancelliere Schröder non rispetta più gli "obblighi legati alla sua funzione”, ma continua a comportarsi da lobbista di fronte all'aggressione russa. Schröder avrà ancora la pensione da ex cancelliere e conserverà la scorta. Ma il Bundestag ha deciso di fargli pagare comunque un prezzo per la sua ricca collaborazione con il Cremlino. A Bruxelles c'è chi vorrebbe fargli pagare ancora di più. Ieri il Parlamento europeo ha chiesto di inserire Schröder e gli altri oligarchi europei di Putin nella lista nera dell'Ue, che prevede il congelamento di case, conti correnti e altri beni.

La proposta del Parlamento europeo per sanzionare Schröder&Co è contenuta in una risoluzione sulle conseguenze sociali ed economiche della guerra russa per l'Ue. Nella prima parte del testo – dedicato alle considerazioni generali – ci sono due paragrafi dedicati alle sanzioni. Nel primo i deputati invitano i governi “ad ampliare l'elenco delle persone direttamente oggetto di sanzioni dell'Ue, compresi gli oligarchi russi, tenendo conto dell'elenco di 6 mila persone presentato dalla Fondazione di Alexei Navalny”. Nel paragrafo successivo il Parlamento europeo “osserva come ex politici come Esko Aho, François Fillon e Wolfgang Schüssel si sono recentemente dimessi dalle posizioni ricoperte nelle imprese russe e chiede con forza che altri, come Karin Kneissl e Gerhard Schröder, facciano altrettanto”. Il Parlamento poi “invita” i governi “ad ampliare l'elenco delle persone oggetto di sanzioni dell'Ue ai membri europei dei consigli di amministrazioni delle principali società russe”.

Malgrado l'aggressione di Putin contro l'Ucraina e le polemiche per alcune interviste in cui ha giustificato il presidente russo, Schröder ha deciso di mantenere i suoi remunerativi incarichi nelle grandi società controllate dal Cremlino. L'ex cancelliere è presidente del comitato degli azionisti di Nord Stream, il controverso gasdotto che collega la Russia alla Germania, e presidente del consiglio di amministrazione di Rosneft, primo gruppo petrolifero russo. Schröder ha più volte spiegato che non si dimetterà da questi incarichi, a meno che Mosca non tagli le forniture di gas alla Germania. L'ex cancelliere è solo uno dei tanti ex responsabili politici europei a mantenere stretti legami con il Cremlino, beneficiando in cambio di posti in consigli di amministrazioni di società pubbliche russe.

L'austriaca Karin Kneissl era stata per quasi due anni il ministro degli Esteri del primo governo di Sebastian Kurz. Kneissl si presentava come indipendente, anche se le sue posizioni filo-russe erano conosciute. In realtà, non erano solo posizioni: Putin partecipò al suo matrimonio a Gamlitz nell'agosto 2018, concedendo un discorso e un ballo alla sposa. La sua carriera politica si è interrotta a causa della caduta del primo governo Kurz, quello alleato con l'estrema destra della Fpo, il cui leader Heinz-Christian Strache venne filmato a Ibiza mentre si faceva corrompere dalla finta figlia di un oligarca russo. Ma Kneissl è stata rapida a riciclarsi in Putinlandia: nel 2020 si è messa a collaborare come blogger per Russia Today e dal 2021 è membro del consiglio di amministrazione di Rosneft. Putin sa sempre come ricompensare gli amici.

Il Parlamento europeo non vuole solo punire gli oligarchi europei di Putin. Nella categoria dei lobbisti del Cremlino potrebbero rientrare anche governanti e parlamentari in carica. Nella sua risoluzione, approvata a larga maggioranza per alzata di mano, il Parlamento “invita” i governi anche “ad ampliare l'elenco delle persone oggetto di sanzioni dell'Ue (...) ai decisori politici che continuano a ricevere denaro russo”. Ricorda nessuno? La leader dell'estrema destra in Francia, Marine Le Pen, dal 2014 ha un debito con una banca russa, che non è stato ancora rimborsato. Poi c'è la galassia delle associazioni di vario tipo tra organismi locali e Russia, dirette da politici eletti, che il Cremlino sfrutta abilmente per promuovere i suoi interessi. Per fortuna loro, non è il Parlamento europeo che decide chi finisce nella lista nera dell'Ue. Ma meglio stare in guardia.

 


Sono David Carretta e questa è Europa Ore 7 di venerdì 20 maggio, realizzato con Paola Peduzzi e Micol Flammini, grazie a una partnership con il Parlamento europeo.


 

Kuleba boccia la Comunità politica di Macron e quella geopolitica di Michel - Il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, ieri ha denunciato "l'ambiguità strategica sulle prospettive europee dell'Ucraina praticata da alcune capitali dell'Ue negli ultimi anni". Secondo Kuleba, l'approccio "è fallito e deve finire". Pochi minuti prima del suo tweet, il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, aveva detto che non ci devono essere "scorciatoie" per l'Ucraina sull'adesione all'Ue, sostenendo la posizione del presidente francese, Emmanuel Macron. Kuleba ha anche criticato implicitamente le proposte di Comunità politica europea di Macron e di Comunità geopolitica europea del presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. "Non abbiamo bisogno di surrogati per lo status di candidato all'Ue che dimostrino un trattamento di seconda classe dell'Ucraina", ha detto il ministro degli Esteri ucraino.

Biden sostiene Finlandia e Svezia, Erdogan determinato a bloccarle - Il presidente americano, Joe Biden, ieri ha ricevuto alla Casa Bianca il presidente finlandese, Sauli Niinistö, e il premier svedese, Magdalena Andersson, per manifestare il suo sostegno alla loro adesione alla Nato. Finlandia e Svezia rispettano “tutti i criteri” per entrare, ha detto Biden. Ma ieri il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ha ribadito di essere “determinato” a chiudere le porte, accusando nuovamente i due paesi di ospitare “terroristi” curdi. Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, si è comunque detto fiducioso “che si arrivi presto a una decisione” favorevole a Finlandia e Svezia. Sul Foglio spieghiamo che i leader europei dovrebbero occuparsi meno di cessate il fuoco e più dei sabotatori interni: oltre al veto di Erdogan sull'allargamento della Nato, c'è anche quello di Viktor Orbán sull'embargo sul petrolio russo. Sul Foglio c'è anche un editoriale che spiega cosa non va nei punti del piano per la pace presentato dall'Italia all'Onu.

La guerra del grano arriva fino all'Onu - Il segretario di stato americano, Antony Blinken, ha convocato una trentina di paesi per una riunione ministeriale a New York denominata "Global food security call to action" nella sede dell’Onu. Non è una riunione cerimoniale e lo dimostra la presenza della maggior parte dei ministri degli Esteri invitati: dalla Turchia al Canada, dal Pakistan all’Unione europea. C'è anche il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. In una riunione straordinaria del Consiglio di sicurezza si parla di emergenza alimentare e mandare un messaggio a un paese in particolare: l’India. Sul Foglio Giulia Pompili spiega che la guerra di Putin in Ucraina ha scatenato quella che potrebbe essere la peggiore crisi alimentare da settant’anni, dopo due anni di pandemia che avevano già messo a dura prova la produzione e la distribuzione globale. La situazione è così critica che una parte enorme dei colloqui di queste settimane tra istituzioni, ong e governi non riguarda armi e sanzioni, ma grano, olio e riso. Sempre sul Foglio, Luca Gambardella spiega come la crisi del grano sta inguaiando Bashar al-Assad, l'alleato siriano di Putin.

Il Parlamento sospende i dazi sulle importazioni ucraine - Il Parlamento europeo ieri ha approvato la sospensione per un anno dei dazi doganali dell'Ue su tutte le importazioni ucraine per sostenere l'economia del paese aggredito dalla Russia. Questa liberalizzazione temporanea e senza precedenti del commercio vuole essere una dimostrazione di solidarietà nel momento in cui l'impatto della guerra russa contro l'Ucraina che sta ostacolando la capacità commerciale del paese. Le misure riguardano i dazi sui prodotti industriali e sui prodotti ortofrutticoli, nonché i dazi anti-dumping e le misure di salvaguardia sulle importazioni di acciaio. Il testo legislativo è stato approvato con 515 voti favorevoli, 32 contrari e 11 astensioni. “Dobbiamo sostenere l'Ucraina a tutti i livelli con ogni strumento a nostra disposizione: non solo con armi e sanzioni, ma anche con il nostro potere commerciale”, ha detto la relatrice del provvedimento, la deputata lettone del Ppe, Sandra Kalniete.

Il Parlamento chiede più aiuti per cittadini e imprese - Nella risoluzione sulle sanzioni contro  Schröder, il Parlamento europeo ieri ha chiesto anche alla Commissione di rafforzare il sostegno ai cittadini e alle imprese europee di fronte ai costi della guerra della Russia in Ucraina. Secondo i deputati ci sono diversi modi per trovare fondi aggiuntivi: confisca dei beni degli oligarchi russi, dalle nuove risorse e dal pieno utilizzo del bilancio Ue. Gli strumenti esistenti come il Recovery fund (Next Generation Eu), Sure o il sistema di flessibilità del bilancio comunitari non sono sufficienti a mitigare gli effetti negativi della guerra e il costo per l'Ue delle sanzioni imposte alla Russia. Per questo motivo, i deputati chiedono la tassazione dei proventi straordinari per le compagnie energetiche, il congelamento e sequestro dei beni degli oligarchi russi e un'ulteriore flessibilità nel bilancio dell'Ue. Inoltre, il quadro finanziario pluriennale dovrebbe essere rivisto, le norme sugli aiuti di Stato dovrebbero essere applicate in modo più flessibile, il livello di garanzia dell'Ue nel programma InvestEU dovrebbe essere aumentato. Per  il Parlamento, la Commissione dovrebbe essere pronta, se necessario, a proporre nuovi programmi come il Recovery fund o Sure.

Il Parlamento chiede un tribunale internazionale per il crimine di aggressione - Il Parlamento europeo ieri ha approvato un'altra risoluzione sull'Ucraina nella quale chiede la creazione di un tribunale internazionale speciale per indagare i leader e i comandanti militari russi (e i loro alleati) per il crimine di aggressione.  Nel testo, i deputati invitano l'Ue ad adottare tutte le misure necessarie presso le istituzioni e le istanze internazionali per sostenere il perseguimento dei regimi russo e bielorusso per crimini di guerra, crimini contro l'umanità, crimini di genocidio e crimine di aggressione. Le indagini e i conseguenti procedimenti penali dovrebbero riguardare anche l'intero corpo delle forze armate russe e i funzionari governativi coinvolti in crimini di guerra. Il Parlamento ricorda che le atrocità segnalate - tra cui il bombardamento indiscriminato delle città e dei centri urbani, le deportazioni forzate, l'uso di munizioni vietate, gli attacchi contro i civili in fuga attraverso corridoi umanitari predisposti, le esecuzioni e le violenze sessuali - costituiscono violazioni del diritto internazionale umanitario. Secondo i deputati, bisogna agire rapidamente, perché c'è il grave rischio che, a causa delle ostilità in corso, le prove relative ai crimini di guerra vengano distrutte.

Accordo sullo stoccaggio di gas - I negoziatori del Parlamento europeo e della presidenza francese del Consiglio dell'Ue ieri hanno raggiunto un accordo sul nuovo regolamento sullo stoccaggio di gas, che mira a garantire che riserve piene prima della stagione invernale, che possano essere condivise tra gli stati membri in uno spirito di solidarietà. Secondo l'intesa, lo stoccaggio sotterraneo di gas nel territorio degli stati membri dovrebbe essere riempito almeno all'80 per cento della loro capacità prima dell'inverno 2022-23 e al 90 per cento prima dei periodi invernali successivi. L'Ue nel suo insieme tenterà di riempire l'85 per cento della capacità di stoccaggio sotterraneo prima del prossimo inverno. L'obbligo di riempimento sarà limitato a un volume del 35 per cento del consumo annuo di gas degli stati membri negli ultimi cinque anni, al fine di evitare un impatto su alcuni paesi con una capacità di stoccaggio significativa. L'accordo prevede inoltre che gli Stati membri possano parzialmente raggiungere l'obiettivo del 90 per cento, contando le scorte di gas naturale liquefatto o combustibili alternativi. Dato che  non tutti hanno strutture di stoccaggio sul proprio territorio, i co-legislatori hanno convenuto che gli stati membri senza riserve avranno accesso a quelle di altri stati membri, con un contributo finanziario pari al 15 per cento del loro consumo annuale di gas negli ultimi cinque anni. In alternativa, gli stati membri possono organizzare l'istituzione di un meccanismo alternativo di condivisione degli oneri.

Intesa sulla norma anti Gazprom per gli stoccaggi - I rappresentanti del Parlamento europeo e della presidenza del Consiglio dell'Ue hanno anche concordato la certificazione obbligatoria di tutti i gestori dei sistemi di stoccaggio al fine di evitare i potenziali rischi di influenze esterne sulle infrastrutture critiche, che potrebbero mettere a repentaglio la sicurezza dell'approvvigionamento energetico. Gazprom non è espressamente menzionata nel regolamento, ma la certificazione sarà prioritaria per le strutture di sua proprietà (quelle più grandi, che di recente sono state riempite a livelli costantemente bassi). Gli Stati membri avranno 150 giorni dopo l'entrata in vigore del regolamento per certificare le strutture prioritarie e 18 mesi per certificare le altre strutture. Gli operatori non certificati dovranno rinunciare alla proprietà o al controllo degli impianti di stoccaggio.

Il Parlamento chiede di approvare subito la Global Minimum Tax - Dentro il Consiglio Ecofin non c'è ancora l'accordo unanime per approvare la direttiva sull'imposizione minima delle multinazionali. La Polonia ha messo il veto. La prossima settimana i ministri delle Finanze dell'Ue torneranno a riunirsi. Ma, secondo le nostre fonti, non ci sarà una svolta: la presidenza francese dell'Ue spera di chiudere il dossier solo a giugno. Ieri il Parlamento europeo ha aumentato la pressione, adottando il suo parere nella procedura di consultazione: con 503 voti favorevoli, 46 contrari e 48 astensioni, i deputati hanno chiesto l'introduzione rapida della Global minimum tax che prevede un livello minimo globale d’imposta del 15 per cento per le grandi società multinazionali. I deputati hanno chiesto che l'attuazione sia fissata al 31 dicembre del 2022. Ma il Parlamento ha anche chiesto di ridurre alcune delle esenzioni proposte dalla Commissione e limitare le possibilità di abuso con l’introduzione di un articolo specifico contenente misure atte a contrastare i meccanismi di evasione fiscale.

Nell'Ue 681 mila clandestini nel 2021 - Eurostat ieri ha pubblicato i dati sull'applicazione della legislazione sull'immigrazione nell'Ue per il 2021. In estrema sintesi: 681.200 persone presenti illegalmente nell'Ue; 342.100 persone a cui è stato ordinato di lasciare il territorio di uno stato membro; 82.700 persone che sono state rimpatriate; 139 mila persone a cui è stato rifiutato l'ingresso nell'Ue. Ma andando a leggere i dati si scopre che la narrazione sull'Europa invasa da clandestini non coincide con la realtà. Il numero di persone presenti illegalmente nell'Ue è crollato del 67 per cento rispetto a quello del 2015. All'epoca, durante la crisi dei rifugiati, oltre 2 milioni di persone erano state trovate mentre erano illegalmente sul territorio dell'Ue. Il paese con il maggior numero di persone presenti illegalmente nel 2021 è stata la Francia (215.200), seguita da Ungheria (134.100) e Germania (120.300). L'Italia è molto più indietro con 25.000 persone presenti illegalmente sul suo territorio. L'Italia è indietro anche nella classifica degli ordini di lasciare il territorio con appena 15.350 decreti. Il record è della Francia con 125.450.

Il Covid-19 malattia professionale (ma non in tutti i casi) - La Commissione ieri ha annunciato un accordo tra stati membri, lavoratori e datori di lavoro, in sede di comitato consultivo dell'Ue per la sicurezza e la salute sul luogo di lavoro, sulla necessità di riconoscere il Covid-19 come malattia professionale nei settori dell'assistenza socio-sanitaria e dell'assistenza a domicilio. L'intesa prevede che il riconoscimento come malattia professionale sia ampliato ai settori in cui sono maggiori le attività con un rischio accertato di infezione, ma solo in un contesto pandemico. "L'accordo raggiunto è un segnale politico forte per quanto riguarda il riconoscimento dell'impatto del Covid-19 sui lavoratori nonché del contributo fondamentale del personale socio-sanitario e degli altri lavoratori esposti ad un rischio maggiore di contrarre la malattia", ha detto il commissario agli Affari sociali, Nicolas Schmit. Sulla base dell'accordo, la Commissione aggiornerà la sua raccomandazione sulle malattie professionali.

 


Accade oggi in Europa

– Consiglio Sviluppo

– Consiglio europeo: il presidente Michel in visita in Bosnia-Erzegovina e Albania

– Consiglio: riunione del Coreper

– Commissione: il commissario Reynders a Torino partecipa alla sessione del comitato dei ministri del Consiglio d'Europa

– Commissione: il commissario Sinkevičius a Ravenna partecipa alla Giornata europea del mare