Europa Ore 7

L'Ue ha il primo vaccino contro il Covid

È partito il conto alla rovescia per il lancio della campagna di vaccinazione in tutta l'Europa. Il prossimo passo è la distribuzione del vaccino nei 27 stati membri, che dovrebbe avvenire entro il 26 di dicembre

David Carretta

"Il nostro lavoro non finisce qui. Continueremo a raccogliere e analizzare dati sulla sicurezza e l'efficacia di questo vaccino per proteggere le persone", ha detto il direttore esecutivo dell'Ema, Emer Cooke, che ha anche assicurato che “non c'è alcuna prova” che il vaccino di Pfizer e BioNTech non sia efficace contro la variante del coronavirus individuata nel Regno Unito

L'Agenzia europea del farmaco (Ema) ieri ha dato il via libera al vaccino Pfizer-BioNTech contro il Covid-19, facendo scattare il conto alla rovescia per il lancio della campagna di vaccinazione in tutta l'Ue. La Commissione ha adottato la sua decisione di autorizzazione di immissione sul mercato del vaccino in poche ore. Il prossimo passo è la distribuzione del vaccino nei 27 stati membri, che dovrebbe avvenire entro il 26 di dicembre. Nei tre giorni successivi inizieranno le vaccinazioni nei singoli paesi, anche se poi procederanno con ritmi diversi a seconda del grado di preparazione delle strategie nazionali. "E' un momento decisivo nei nostri sforzi di fornire vaccini sicuri e efficaci agli europei", ha detto la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen. “I vaccini sono il nostro biglietto per uscire dalla pandemia, riprenderci le nostre vite e far vibrare di nuovo le nostre economie”, ha detto il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel.

La decisione del comitato dell'Ema è stata presa per consenso. In altre parole non ci sono state obiezioni da parte dei suoi membri. "Possiamo rassicurare i cittadini europei sulla sicurezza e l'efficacia" del vaccino di Pfizer e BioNTech", ha detto il direttore esecutivo dell'Ema, Emer Cooke. L'autorizzazione “è un significativo passo avanti nella nostra lotta contro questa pandemia” e il fatto che ci si sia arrivati in meno di un anno è un risultato "senza precedenti”, ha spiegato Cooke. Ma "il nostro lavoro non finisce qui. Continueremo a raccogliere e analizzare dati sulla sicurezza e l'efficacia di questo vaccino per proteggere le persone". Cooke ha anche assicurato che “non c'è alcuna prova” che il vaccino di Pfizer e BioNTech non sia efficace contro la variante del coronavirus individuata nel Regno Unito. La prossima tappa per l'Ema è la riunione del 6 gennaio, quando darà la sua raccomandazione sul vaccino di Moderna.

A proposito, il direttore Claudio Cerasa spiega la lezione del vaccino: da soli non si va da nessuna parte. Anche i paesi più sovranisti sono costretti ad arrendersi alla collaborazione globale. L'Europa, tra solidarietà e innovazione, si è dimostrata un modello.

A proposito della nuova variante di coronavirus individuata nel Regno Unito, la riunione di ieri del meccanismo integrato di risposta politica alle crisi si è conclusa con l'ennesimo appello al coordinamento europeo. “I partecipanti hanno dichiarato il loro sostegno a un'azione rapida verso un approccio coordinato dell'Ue in relazione alle misure applicate ai collegamenti con il Regno Unito e hanno chiesto linee guida alla Commissione”, ci ha spiegato un diplomatico dell'Ue. Il vero pericolo è un effetto domino che porti alla chiusura delle frontiere all'interno dell'Ue. Diversi stati membri “hanno sottolineato l'importanza di tenere le frontiere aperte all'interno dell'area Schengen”, ha detto il diplomatico. Infine i rappresentanti dei 27 temono di dover organizzare una grande operazione di rimpatrio dei loro cittadini dal Regno Unito. Sul Foglio raccontiamo come, di fronte alla variante del virus oltre Manica, l'Ue sembri essere tornata a marzo scorso. Paola Peduzzi, invece, racconta come la crisi del virus mutato mostri il primo boccone amaro della Brexit per il Regno Unito dopo che i francesi hanno chiuso tutto.

Buongiorno! Sono David Carretta e questa è Europa Ore 7 di martedì 22 dicembre, realizzato con Paola Peduzzi e Micol Flammini, grazie a una partnership con il Parlamento europeo.

Non c'è vaccino contro il rischio di “no deal” Brexit - I negoziati tra Michel Barnier e David Frost su un accordo di libero scambio come base per le relazioni post Brexit sono sempre in bilico per la questione della pesca. Dopo che l'Ue ha proposto di rinunciare al 25 per cento del pesce che i suoi pescatori catturano attualmente nelle acque britanniche, le trattative sembrano in stallo. Mancano appena nove giorni alla fatidica data del 31 dicembre, quando alla mezzanotte (ora di Bruxelles) finirà il periodo transitorio che ha permesso al Regno Unito di restare nel mercato unico e nell'unione doganale. Senza un "deal" l'1 gennaio sarà "hard Brexit" con il ritorno di dazi e quote della Wto. Ieri Downing Street ha rigettato gli appelli (che vengono anche dai alcuni ranghi Tories) di chiedere un prolungamento del periodo transitorio e dei negoziati, magari usando come scusa la nuova crisi legata alla variante del Covid-19. "La nostra posizione sul periodo transitorio è chiara. Finirà il 31 dicembre".

Ma c'è l'applicazione provvisoria in caso di “deal” - Il Parlamento europeo, dopo che il suo ultimatum è stato ignorato, più che prepararsi a un “no deal” sembra pronto ad accettare l'applicazione provvisoria di un eventuale accordo di libero scambio, anche senza il suo consenso preventivo. “Il Parlamento europeo ha fatto il massimo per essere nella posizione di dare il suo assenso prima della fine del periodo transitorio ed è impegnato a compiere tutti i passi che minimizzino le perturbazioni per i nostri cittadini e imprese”, ha detto il coordinatore per la Brexit, David McAllister. “Ora è impossibile per il Parlamento valutare un accordo prima della fine dell'anno”, ma “rimarremo partner costruttivi. Procedure alternative sono possibili. Consiglio e Commissione dovranno trovare una strada", ha spiegato il capogruppo del Ppe, Manfred Weber. Proviamo a tradurre: in caso di accordo entro il 31 dicembre, l'unica “procedura alternativa” che sia in grado di “minimizzare le perturbazioni” è un'applicazione provvisoria che eviti l'imposizione dei dazi della Wto. E' la Commissione che deve proporre questa soluzione. Sono gli stati membri che devono accettarla.

L'Fsb di Putin è la parodia del Kgb - Tutto da leggere Daniele Raineri che racconta l'ultima sorpresa dell'avvelenamento di Alexei Navalny. L'oppositore russo ha chiamato uno degli agenti dell'Fsb che ha partecipato all'operazione e l'agente ha confessato l'avvelenamento.

Il regalo di Natale di Vestager a Fca-Psa - La Commissione europea ieri ha autorizzato la fusione tra Fiat Chrysler Automobiles (Fca) e Peugeot S.A. (Psa) imponendo condizioni limitate e soprattutto senza esigere disinvestimenti. L'antitrust Ue aveva espresso dubbi per il mercato dei piccoli veicoli utilitari, ma si è accontentata di due impegni assunti da Fca e Psa. Primo, un'estensione dell'accordo di cooperazione tra Psa e Toyota che permette a quest'ultima di vendere veicoli utilitari leggeri prodotti dalla prima. Secondo, una modifica degli accordi di ripartizione e manutenzione dei veicoli per facilitare l'accesso di concorrenti. Secondo la Commissione, grazie a questi impegni, l'operazione non presenta più problemi di concorrenza.

Risale la fiducia dei consumatori - L'indice della fiducia dei consumatori è tornato a puntare verso l'alto in dicembre, recuperando 3,7 punti  nell'area euro e 3,4 punti nell'Ue a 27, secondo la stima flash della Commissione pubblicata ieri. A novembre c'era stato un brusco calo della fiducia dei consumatori dovuto alle nuove restrizioni introdotte nella maggior parte degli stati membri per fronteggiare la seconda ondata di Covid-19. L'indice rimane comunque ben al di sotto della media di lungo periodo sia per la zona euro sia per l'Ue a 27.

Letture europee per le vacanze - Oggi il consiglio di lettura per approfondire temi europei durante le vacanze di Natale e fine anno in lockdown è il libro di Antonio Pollio Salimbeni "Doppia Partita. Europa e Italia dopo il Covid-19: occasioni e limiti della risposta alla grande crisi" (Castelvecchi). Pollio Salimbeni è uno dei migliori giornalisti a Bruxelles, dove segue la politica dell'Ue per Radiocor e il Messaggero. I 750 miliardi di debito comune del Recovery fund sono una svolta determinante, resa possibile dalla maggiore consapevolezza della posta in gioco di questa crisi, in particolare in Germania. Dopo anni di sbornia populista e nazionalista l'Europa non è il problema bensì la soluzione. Ma, dopo il via libera al Recovery fund, per l'Italia c'è una partita doppia: il nostro è il paese che riceverà più aiuti di tutti gli altri, ma dovrà dimostrare di essere in grado di riformarsi.

Accade oggi in Europa

- Brexit: continuano negoziati tra Michel Barnier e David Frost

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