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Non tornano i conti di Trump sulla pace e il Donbas

Lorenzo Borga

La strategia del presidente americano rischia di essere un’illusione. Con l'avanzata russa lenta e costosa, il piano di cedere la regione potrebbe rivelarsi un grave errore di calcolo

L’intero castello di carta del piano di pace americano per l’Ucraina si fonda su una convinzione: la Russia, in un modo o nell’altro, si prenderà il Donbas. Tanto vale dunque cederlo per via negoziale, in modo da evitare decine di migliaia di morti e – quel che più vale per Washington – ristabilire rapporti con Mosca e concentrare tutte le proprie energie sul confronto con la Cina nel Pacifico. E’ una convinzione che tuttavia non è condivisa tra gli addetti ai lavori. L’avanzata russa è lenta e tentennante, e se dovesse concretizzarsi richiederebbe anni di combattimenti sanguinosi per entrambi gli schieramenti. L’ex armata rossa procede di pochi metri al giorno: secondo l’indipendente Institute for the Study of War, la Russia ha guadagnato – combattendo – 4.699 chilometri quadrati dal primo gennaio 2025 a oggi. Vale a dire lo 0,77 per cento del territorio ucraino, un’area estesa più o meno quanto la provincia di Grosseto. L’anno scorso Mosca aveva posto sotto il proprio controllo una regione più piccola, di circa 3.700 chilometri quadrati. Guardando alla storia, per il Center for Strategic and International Studies, l’avanzata russa verso la città di Kupiansk è stata più lenta dell’offensiva anglo-francese sulla Somme del 1916, sul fronte occidentale della Prima guerra mondiale passato alla storia per il suo immobilismo.

 

L’avanzata verso Pokrovsk, tuttora in corso, è stata leggermente più rapida, fermandosi tuttavia ad appena 135 metri in media al giorno. Ma i guadagni territoriali di Putin rimangono molto modesti: nell’oblast di Donetsk, quello al centro dei negoziati, Mosca è avanzata di poco più di 50 chilometri in quasi quattro anni in direzione di Pokrovsk. La stessa distanza tra Milano e Bergamo. E’ tuttavia vero che negli ultimi mesi la velocità dell’offensiva russa è cresciuta. Ma Mosca rimane ben distante dal conquistare l’intero Donbas. A sostenerlo sono i servizi segreti britannici, secondo i quali i russi impiegherebbero – al ritmo attuale – ancora due anni e mezzo di combattimenti per prendere il 15 per cento della regione ancora in mano agli ucraini. L’area è infatti fortemente fortificata. Da undici anni Kyiv rafforza le proprie difese nell’area: i centri di Kostyantynivka, Kramatorsk e Slovyansk compongono la cintura difensiva fatta di trincee, denti di drago e fossati e difesa da migliaia di droni. Non sappiamo se la Russia sia in grado di combattere ancora per due anni e mezzo. Putin pare in totale controllo della scena politica e l’industria bellica continua a sfornare migliaia di mezzi e ordigni. Le due incognite riguardano invece gli uomini e i soldi. Secondo un’analisi dell’Economist, oltre un milione di soldati russi sono rimasti uccisi o feriti in battaglia negli ultimi quattro anni. Ogni giorno Mosca perde circa mille uomini, ed è costretta a reclutare decine di migliaia di nuovi soldati ogni mese. Si tratta di cifre esorbitanti: le perdite in Ucraina sono superiori a quelle subite dall’Urss prima e dalla Federazione Russa poi in tutti i conflitti avvenuti dalla fine della Seconda guerra mondiale in poi, sommati tra loro. Morti e feriti in Ucraina hanno ormai superato anche le perdite americane subite nel secondo conflitto mondiale.

 

La seconda incognita sulla capacità russa di procedere nell’offensiva è l’economia. Dopo aver superato le aspettative nei primi tre anni di conflitto, oggi la crescita è in forte frenata. I bassi prezzi internazionali di petrolio e gas hanno depresso le entrate dello stato, e gli elevati tassi di interesse pesano sulle spalle delle aziende. Gli stessi dubbi riguardano in buona parte anche Kyiv. Riuscirebbe l’Ucraina a resistere ad ancora due anni di conflitto? In una guerra di attrito, chi si difende subisce meno perdite rispetto a chi attacca. Ma la sproporzione di popolazione e tessuto industriale si fa sentire. Soprattutto se gli Stati Uniti continueranno a non fornire più alcun supporto finanziario. Se l’Ucraina non dovesse essere più in grado di difendere l’est del paese, buona parte della responsabilità sarà dell’Amministrazione Trump. Ecco perché la perdita del Donbas potrebbe rivelarsi, in realtà, un esercizio di wishful thinking. E gli Usa potrebbero aver già deciso.

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