la censura di Mosca
I piani russi per un "internet sovrano" ispirato al modello cinese. Tutti i ban alle app
Dalla guerra in Ucraina Mosca ha ampliato la censura digitale, limitando siti web, Vpn e piattaforme straniere considerate un pericolo per la tenuta del paese, con frequenti interruzioni di internet. L'idea di una "super app" e un controllo che ricalca il Great Firewall di Pechino
Da quando Vladimir Putin ha ordinato l’invasione su larga scala dell’Ucraina, lo spazio per il dissenso online si è rimpicciolito sempre di più, non soltanto nei territori ucraini occupati, ma anche in Russia. Negli ultimi anni le autorità russe hanno intensificato la censura digitale, limitando i siti web e le piattaforme straniere considerate un pericolo per la tenuta del paese, con frequenti interruzioni di internet e divieti sulle app etichettate come “agenti stranieri”. Le ultime piattaforme a essere state bloccate la scorsa settimana dalla Roskomnadzor, l’autorità russa per la regolamentazione di internet, sono il social Snapchat e il servizio di videochiamata di Apple, FaceTime, accusandole di essere utilizzate per “organizzare e compiere atti terroristici all’interno del paese” e reclutare “autori” per azioni criminali.
Pochi giorni prima era stata adottata la stessa decisione per Roblox, una piattaforma di gioco online per bambini, che secondo Mosca danneggerebbe il loro “sviluppo spirituale e morale” esponendoli a molestie sessuali con “materiale estremista” e “propaganda Lgbt”. Anche le piattaforme X, Facebook, Instagram, Signal e Viber sono oscurati, e dall’anno scorso, dopo moltissimi tentativi non riusciti, senza una rete privata virtuale (Vpn) per aggirare la censura, è ormai impossibile accedere anche a YouTube. Le ultime app a resistere sono anche le più utilizzate in Russia: WhatsApp e Telegram, a cui però ad agosto è stato limitato il servizio di chiamata con l’accusa di non condividere informazioni con le forze dell’ordine in casi come frode e terrorismo.
Meta, la società proprietaria di WhatsApp, è già considerata dal Cremlino un’“organizzazione estremista” e periodicamente Mosca minaccia di imporre un ban completo dell’app utilizzata da circa 97 milioni di utenti in Russia per imporre con la forza l’utilizzo di Max, la “super app” statale creata per sostituire qualsiasi altra piattaforma di messaggistica straniera, già preinstallata su tutti i telefoni venduti in Russia e promossa dalla propaganda come app sicura. L’app fa parte del progetto più ampio delle autorità russe di creare un internet sovrano russo, ricalcando il modello cinese del Great Firewall, la grande muraglia della censura digitale di Pechino che si regge su un’altra “super app” unica e insostituibile: WeChat.
L’idea di un “internet sovrano” era stata già istituzionalizzata dalla Russia nel 2019, con una legge che prevedeva la creazione di un’autorità che consentisse di gestire in maniera statale e centralizzata Internet. Da allora quasi un milione di siti web in Russia sono stati censurati, e secondo le segnalazioni si sarebbero intensificati anche i tentativi di arginare l’utilizzo delle Vpn, utilizzate nel 2025 da oltre il 40 per cento degli utenti russi. Un blocco totale nel breve periodo è però difficile: ancora formalmente non punibili in Russia, anche la Cina cerca da anni di vietare le Vpn, con scarsi risultati. Secondo le nuove norme approvate lo scorso mese, l’obiettivo del Cremlino è affidare alla Roskomnadzor sempre più autorità: dal primo marzo 2026, potrà decidere di disconnettere il segmento russo di internet e bloccare completamente l’accesso ai siti web.