I dieci mesi di schiaffi di Putin a Trump
La nuova strategia per la sicurezza americana insegna al capo del Cremlino che può continuare a svilire il presidente degli Stati Uniti
Secondo la National Security strategy della seconda Amministrazione Trump, il documento che indica la strategia di sicurezza degli Stati Uniti, la Russia non è il problema ma la soluzione. Il problema è l’Europa, debole, sempre meno europea, che può salvarsi anche tramite la stabilità con Mosca. Il Cremlino ha così visto scritto nero su bianco quello che già aveva percepito: per quanto rifiuti le idee trumpiane di un cessate il fuoco in Ucraina e continui a bombardare le città ucraine, il presidente americano continuerà a dare al Cremlino infinite possibilità. Da quando Trump è tornato alla Casa Bianca, Vladimir Putin continua a rifilargli un trattamento particolare: blocca le sue proposte, lo condanna a eterne brutte figure. Sono schiaffi continui alla diplomazia, al presidente americano, che però prosegue con il tentativo di tessere una pace che piaccia a Mosca.
Quando Trump è tornato a essere presidente, vedendo che non avrebbe risolto la guerra in Ucraina in ventiquattro ore o in cento giorni, ha iniziato a fare varie proposte al Cremlino. Le sue idee erano: ottenere un cessate il fuoco e organizzare un incontro in cui Putin e Volodymyr Zelensky avrebbero potuto negoziare se non faccia a faccia, almeno in stanze separate. Per raggiungere questi risultati, Trump ha srotolato i tappeti rossi a Putin sul territorio americano. Il capo del Cremlino non ha ceduto su nulla, si è presentato in Alaska il 15 agosto scorso anche con qualche ora di ritardo, costringendo Trump, con il suo Air Force One già atterrato, ad attenderlo sulla pista per accoglierlo di persona. Putin continuava a ridere per l’accoglienza e poi, a porte chiuse, ha risposto “no” a tutte le proposte di Trump, che prima di incontrarlo aveva dichiarato alla stampa che puntava a due obiettivi, entrambi bocciati: no al cessate il fuoco, no all’incontro con Zelensky. Putin aveva lasciato l’Alaska invitando il presidente americano: “Next time in Moscow”, la prossima volta ci vediamo a Mosca. Trump non ammette le sconfitte e infatti, dopo il vertice con il suo omologo, lasciò cadere l’idea del cessate il fuoco per ben due volte. Zelensky invece ha sempre accettato. Il capo della Casa Bianca allora ha iniziato a concentrare gli sforzi su un incontro con il presidente ucraino e aveva promesso che sarebbe stato lui in persona a organizzarlo. Aveva offerto la sua figura come garanzia, ma è stato proprio Putin a dire, ancora una volta, “no”, mostrando così che non soltanto rifiutava l’incontro con Zelensky ma anche la garanzia di Trump. Anche la visita in India che Putin ha concluso ieri è stata uno schiaffo al presidente americano.
Gli europei e gli ucraini temono il tradimento americano, Putin, che dice di essersi annoiato parlando con i suoi emissari arrivati a Mosca a negoziare la pace, rimane sicuro di poter continuare a imporre a Trump rifiuti e brutte figure.