Ansa
Manicomio di vetro
Per la relatrice dell'Onu sulla violenza sessuale, Hamas non ha stuprato le donne israeliane
Reem Alsalem ha scritto sui social che “nessuna indagine indipendente ha stabilito che stupri siano avvenuti il 7 ottobre”. Non è una svista, ma un velo gettato sul terrore. Più di trecento leader ebraici hanno firmato una petizione indirizzata ad António Guterres
Un ostaggio israeliano rilasciato, Guy Gilboa-Dalal, ha rivelato in un’intervista a Channel 12 di aver subìto ripetute aggressioni sessuali e abusi violenti da parte di uno dei suoi rapitori palestinesi a Gaza. “Si è tolto i pantaloni e io gli ho detto: ‘Stai scherzando, vero? Questo è proibito nell’islam. Sei musulmano e questo è proibito’”. La guardia gli ha poi strofinato i genitali addosso per diversi minuti. Un racconto “haram”, proibito, anche in certi corridoi del Palazzo di vetro.
Quando pensi che l’Onu abbia raggiunto il punto più basso con Francesca Albanese, arriva Reem Alsalem, la relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla violenza contro le donne. “Nessuna indagine indipendente ha stabilito che stupri siano avvenuti il 7 ottobre” ha scritto Alsalem sui social. “Se un funzionario Onu facesse una simile affermazione su vittime di stupro di un altro gruppo etnico o religioso, ci sarebbe un’ondata di indignazione internazionale”, le ha risposto Rafael Medoff, direttore dell’Istituto David S. Wyman per gli Studi sull’Olocausto. Medoff ha espresso con chiarezza questo doppio binario morale frutto di un antisemitismo strisciante, mascherato da critica politica, che all’Onu vede in Israele e nel suo popolo non una nazione legittima aggredita dai terroristi, ma un capro espiatorio globale. La dichiarazione di Alsalem non è una svista, ma un velo gettato sul terrore, un rifiuto che mina le fondamenta stesse della missione umanitaria che rappresenta. Alsalem ha dichiarato anche che “i media sono caduti nella trappola tesa da Israele, quella di far credere che ci fosse una barbara violenza sessuale commessa dai palestinesi”. Ma l’Onu stessa, attraverso due rapporti ufficiali – uno di marzo 2024 e l’altro di luglio 2025 – ha riconosciuto gli stupri avvenuti in molteplici luoghi, dal festival Nova ai kibbutz. Pramila Patten, coordinatrice dell’Onu per la violenza sessuale nei conflitti, ha visitato Israele raccogliendo prove incontrovertibili.
Resti di biancheria intima dilaniata, segni di legature su cadaveri femminili e racconti strazianti di sopravvissute che hanno udito urla di agonia provenire da stanze adiacenti. Queste sono soltanto alcune delle prove raccolte dalla coordinatrice dell’Onu Patten in Israele dopo il 7 ottobre. Più di trecento leader ebraici hanno firmato una petizione indirizzata al segretario generale dell’Onu, António Guterres, chiedendo la cacciata di Alsalem. Tra i firmatari, figure di spicco come Deborah Lipstadt, ex inviata speciale Usa per la lotta all’antisemitismo.
Perché non si tratta di “opinioni diverse”. Si tratta di una funzionaria che usa la sua posizione per fare disinformazione, per coprire crimini di guerra sessuali, per dare ossigeno al negazionismo che domani verrà usato per giustificare il prossimo 7 ottobre. Oltre a Guy Gilboa-Dalal, anche altri ostaggi israeliani liberati, come Rom Braslavski, Amit Soussana e Ilana Gritzewsky hanno parlato delle aggressioni sessuali patite durante la prigionia a Gaza. Di mutilazioni genitali, i terroristi di Gaza ne hanno fatte tante anche dopo gli stupri: hanno continuato a violentare i cadaveri e “inserito coltelli, granate e chiodi nei genitali delle vittime, spezzato ossa pelviche con la violenza delle aggressioni, e mutilato i corpi con armi da taglio”. Il Dinah Report israeliano raccoglie le testimonianze di ostaggi rilasciati, sopravvissuti ai massacri del Nova e dei kibbutz, primi soccorritori, i medici dell’obitorio e i terapisti che lavorano con le vittime del 7 ottobre. Ma per certa sinistra radicale e funzionarie dell’Onu, le donne (e gli uomini) israeliane non sono donne, sono colone e sono sioniste. Meritano il silenzio. O peggio: meritano Hamas.