Prestiti e fretta
Gli asset russi sono la migliore carta dell'Ue per aiutare Kyiv (e salvarsi da Trump)
Ma resta le reticenze del Belgio, lo stato più interessato, e quelle di Italia e Francia che dovrebbero offrire le garanzie a Bruxelles. Eppure, dice Kaja Kallas, così in un sol colpo si manderebbe un segnale a Kyiv, Mosca e Washington: l'Europa c'è
Bruxelles. La capacità dell’Ucraina di rifiutare una capitolazione e quella dell’Europa di pesare nei negoziati tra gli Stati Uniti e la Russia potrebbero dipendere dalla decisione che i capi di stato e di governo dell’Unione europea dovranno prendere il 18 dicembre sul prestito di riparazione da 140 miliardi di euro per Kyiv. La proposta della Commissione di utilizzare gli attivi sovrani russi immobilizzati continua a incontrare la resistenza del principale paese interessato, il Belgio, che non vuole assumersi il rischio di dover sborsare da solo quasi un terzo del suo pil, nel caso in cui i beni della Banca centrale russa dovessero essere scongelati da una decisione della giustizia o da un mancato rinnovo delle sanzioni dell’Ue. Altri paesi – come Italia e Francia – sono scettici perché non vogliono fornire al Belgio le garanzie finanziarie che chiede. Eppure, il prestito di riparazione rimane “l’opzione migliore”, ha detto ieri l’Alto rappresentante, Kaja Kallas, al termine di una riunione con i ministri della Difesa europei. “Invia tre messaggi. Un messaggio molto forte all’Ucraina, che ci siamo per aiutarla a difendersi. Un secondo messaggio a Mosca, che non riuscirà a durare più a lungo di noi. E anche un terzo messaggio a Washington sul fatto che stiamo adottando misure molto forti e molto credibili”, ha spiegato Kallas. Il prestito da 140 miliardi finanziato con gli attivi sovrani russi non serve solo a permettere all’Ucraina di continuare a combattere qualunque cosa succeda nelle trattative tra Washington e Mosca, ma anche agli europei per sedersi al tavolo dei negoziati.
Il “prestito di riparazione” deve servire a garantire il finanziamento dell’Ucraina nel 2026 e 2027. Se la guerra proseguirà, “solo per la difesa i bisogni ucraini per il prossimo anno sono intorno ai 105 miliardi di euro. Di questi, circa 52 miliardi possono essere finanziati dall’Ucraina stessa. Il resto dovrà arrivare dai partner”, spiega al Foglio un funzionario dell’Ue. Anche in caso di accordo di pace o cessate il fuoco, le esigenze ucraine per il settore della difesa supererebbero “i 70 miliardi l’anno”, prosegue il funzionario. Una parte dovrebbe essere destinata agli acquisti di armi dagli Stati Uniti. Kyiv ha comunicato all’Ue una forchetta tra i 12 e i 16 miliardi di euro per il programma Purl concordato con l’Amministrazione Trump per continuare a fornire armi all’Ucraina pagate dai paesi europei. Non tutti gli stati membri stanno mettendo mano al portafoglio. “Il peso non è equamente condiviso”, ha spiegato Kallas: “Gli stati membri che stanno facendo di più hanno chiesto a quelli che non fanno così tanto di aumentare il loro aiuto all’Ucraina”. Ma alcuni paesi non considerano gli aiuti militari a Kyiv prioritari. Sui 19 stati membri che hanno chiesto i prestiti di Safe, lo strumento da 150 miliardi per gli acquisti congiunti di armi, quattro hanno deciso di non farne beneficiare l’Ucraina. Gli europei faticano anche a mantenere gli impegni passati. L’iniziativa di Kallas per fornire due milioni di munizioni di artiglieria entro la fine dell’anno ha raggiunto appena l’80 per cento dell’obiettivo. “Sull’iniziativa sulle munizioni, mi dispiace dire che non ci siamo ancora”, ha ammesso Kallas.
Dopo un colloquio telefonico con Emmanuel Macron, Volodymyr Zelensky, e altri leader europei, la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha annunciato che la proposta sul prestito di riparazione verrà formalizzata “questa settimana”. Gli attivi sovrani russi sono una delle poche carte che gli europei possono giocarsi anche con Trump. Nella versione preparata da americani e russi del piano in 28 punti, prima degli emendamenti ucraini ed europei, i beni della Banca centrale russa dovevano essere utilizzati per progetti di investimento pilotati dagli Stati Uniti in Ucraina e in Russia. Alcuni diplomatici europei attribuiscono il rinnovato interesse di Putin per i colloqui con Trump al rischio di perdere per sempre gli oltre 210 miliardi di attivi sovrani russi immobilizzati nell’Ue. “La Russia non vuole che questo prestito di riparazione venga concesso. Quindi, la nostra risposta dovrebbe essere esattamente l’opposto”, ha detto Kallas. L’Alta rappresentante, a differenza di altri leader dell’Ue, è sempre più esplicita nelle sue critiche all’Amministrazione Trump. “Temo che tutta la pressione sia esercitata sulla parte più debole, perché è il modo più semplice per fermare questa guerra è costringere l’Ucraina ad arrendersi. Ma questo non è nell’interesse di nessuno, non è nell’interesse dell’Ucraina, non è nell’interesse dell’Ue”, ha avvertito Kallas.