I dati
In Europa impazza il boicottaggio accademico dello stato ebraico (noi fra i peggiori)
. Il New York Times rivela che cinquanta università in Europa hanno chiuso ogni cooperazione con le università israeliane. Oltre settecento casi di boicottaggio accademico, tra cui l’interruzione totale delle collaborazioni tra università, la fine dei programmi di scambio studentesco e il rifiuto di assegnare borse di ricerca israeliane. I paesi più colpiti sono Belgio, Paesi Bassi, Italia e Spagna
Ventitré accademici israeliani erano stati invitati a partecipare a un incontro virtuale dell’Associazione europea degli archeologi, ma a una condizione: nascondere la loro identità. “Qualsiasi riferimento all’affiliazione a un’istituzione o a un ente di finanziamento israeliano deve essere evitato”, si legge nell’invito. “Vi siete ripuliti le mani, tranquillizzati la coscienza e ora potreste guardarvi allo specchio con l’impressione di aver fatto qualcosa”, ha risposto in una lettera al consiglio direttivo Guy Stiebel, presidente del Consiglio archeologico israeliano e direttore degli scavi nell’antica fortezza di Masada. Il New York Times rivela che cinquanta università in Europa hanno chiuso ogni cooperazione con le università israeliane. Oltre settecento casi di boicottaggio accademico, tra cui l’interruzione totale delle collaborazioni tra università, la fine dei programmi di scambio studentesco e il rifiuto di assegnare borse di ricerca israeliane. I paesi più colpiti sono Belgio, Paesi Bassi, Italia e Spagna. Negli Stati Uniti non ci sono simili boicottaggi universitari organizzati contro Israele.
Durante una conferenza a Singapore, Yehu Moran, biologo dell’Università ebraica di Gerusalemme, incontrò un importante ricercatore belga. Moran propose un’idea di ricerca e suggerì una collaborazione. Lo scienziato belga si dimostrò entusiasta e i due iniziarono a preparare una domanda congiunta al Consiglio europeo della ricerca, da cui Moran aveva già ricevuto due sovvenzioni. Ma quando il collega belga presentò il progetto al suo dipartimento, ricevette una risposta negativa e il progetto accantonato. Un segnale preoccupante è arrivato quando solo nove candidati israeliani su cento hanno ottenuto sovvenzioni europee Horizon. Negli ultimi cinque anni, Israele aveva presentato costantemente un numero simile di domande (98-109 all’anno), con un tasso medio di successo del 29 per cento. Ora è del nove per cento. Accanto ai boicottaggi ufficiali, ci sono i “boicottaggi grigi”.
Si tratta di atti di esclusione informali o non dichiarati: email senza risposta, collaborazioni che svaniscono silenziosamente, contratti non rinnovati. “E’ come un virus che si è diffuso nell’Europa occidentale negli ultimi sei mesi”, afferma Daniel Chamovitz, presidente dell’Università Ben Gurion, che ha perso molti studenti e personale accademico nell’attacco del 7 ottobre. Emmanuel Nahshon, capo della task force anti-boicottaggio israeliana ed ex alto funzionario del ministero degli Esteri, dice: “Se il Qatar investe miliardi nei dipartimenti di studi sta influenzando l’opinione pubblica contro Israele e l’8 ottobre la situazione ci è esplosa in faccia”.
Boaz Golany, della Facoltà di Scienze dei dati del Technion di Haifa e che ha presentato un rapporto alla Knesset sul boicottaggio accademico, se la prende con l’ipocrisia di una università italiana: “L’Università di Firenze ha interrotto i legami con Israele, ma mantiene legami con università in Iran e Afghanistan”. Talebani e ayatollah sì che sono progressisti.