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Mosca e Pechino sbattono in faccia a Trump un rapporto a prova di sanzioni
Xi Jinping accoglie il premier russo Mishustin, parla di relazioni da salvaguardare e consolidare e dimostra che di aiutare a fare pressione sul Cremlino per far finire la guerra in Ucraina non ha intenzione. Fotografie per Washington
Il primo ministro russo Mikhail Mishustin è stato accolto a Pechino per una visita magnificata sui media di Mosca come la prova della collaborazione florida fra Russia e Cina. La visita del premier è stata raccontata con uguale scintillio sui media cinesi e le immagini di Mishustin, uomo taciturno, poco espressivo, schivo, tolto dall’ombra totale della sua carica precedente di direttore del Servizio fiscale per essere immerso nell’ombra parziale del suo attuale ruolo, si è ritrovato al centro di un viaggio sfavillante, una fotografia dopo l’altra, tutte scattate per entrare nell’album da indirizzare al presidente americano Donald Trump. Dopo l’incontro fra il presidente americano e il leader cinese, avvenuto la scorsa settimana in Corea del sud, per il Cremlino era importante riaffermare che Mosca non è isolata, riesce a fare affari importanti e al suo fianco continua ad avere la Cina. Per Pechino invece era essenziale, dopo il vertice inconcludente per il capo della Casa Bianca, mostrarsi alle prese con le relazioni di sempre, con gli alleati dai quali non intende distaccarsi e far vedere che la guerra in Ucraina e la sua soluzione attraverso una pressione su Mosca non sono proprio fra le sue priorità. Trump, dopo l’incontro con Xi, aveva detto che l’argomento della guerra contro Kyiv era stato “sollevato con forza”, ma da Pechino, invece, il conflitto in Ucraina non è stato nemmeno menzionato e anzi, in passate conversazioni con gli europei, il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, aveva detto in tutta franchezza che la fine della guerra in Ucraina non era nell’interesse di Pechino.
Mishustin in Cina ha incontrato il suo omologo Li Qiang. Dall’incontro sono emersi due comunicati quasi identici che hanno sottolineato lo sforzo per “fornire reciproca assistenza e cooperazione nell’opposizione alle misure coercitive unilaterali”, quindi Trump non avrà nessun aiuto da Pechino dopo l’imposizione delle sanzioni contro le due maggiori aziende petrolifere russe, Rosneft e Lukoil.
I due primi ministri hanno sottolineato la cooperazione in settori quali energia, aerospazio, agricoltura, economia digitale e sviluppo verde. Mishustin è stato accolto anche da Xi Jinping e non era scontato che il leader cinese si sedesse per un incontro con un primo ministro. Invece la visita è stata importante, Xi gli ha dato risalto, tutti gli onori: “Salvaguardare, consolidare e sviluppare le relazioni tra Cina e Russia è una scelta strategica per entrambe le parti”, ha detto Xi. Pechino voleva mostrare che non teme le sanzioni secondarie di Trump, che sono l’opzione definitiva per far funzionare le misure sul petrolio russo. Secondo diversi analisti le sanzioni contro Rosneft e Lukoil saranno davvero un colpo all’economia di Mosca e quindi alla macchina da guerra del Cremlino quando Trump si deciderà a sanzionare anche chi permette all’economia del Cremlino di tenersi in piedi.
La visita di Mishustin è durata due giorni e ieri, al suo ritorno in Russia è stato subito ricevuto dal capo del Cremlino Vladimir Putin, che lo ha accolto convocando una riunione con una richiesta: elaborare una tabella di marcia per la produzione a lungo termine di minerali di terre rare. Sarà proprio Mishustin a supervisionare il piano che dovrà essere pronto entro il primo dicembre. Le riserve totali del paese sono di 29 tipi di minerali rari e ammontano a 658 milioni di tonnellate, ma ne produce soltanto l’1 per cento e ha capacità di lavorazione minime. Per il momento non si conoscono progetti di collaborazione con Pechino in questo campo.