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Bruxelles

L'urgenza dell'Ue per Kyiv è rimandata. L'effetto Trump sul Consiglio

David Carretta

L’ennesima giravolta del presidente americano, questa volta a favore dell'Ucraina, ha reso l’accelerazione sul prestito, da creare con gli attivi immobilizzati della Russia, meno urgente. Il momento dell’Europa sull’Ucraina è ancora rinviato. Con sollievo di tutti

Volodymyr Zelensky era visibilmente sollevato, dopo la decisione di Donald Trump di cancellare il vertice di Budapest con Vladimir Putin e della sua Amministrazione di imporre sanzioni sui giganti russi dell’energia Rosneft e Lukoil. E con il presidente ucraino anche gli europei si sono sentiti decisamente sollevati. La prospettiva di un cattivo accordo imposto da Trump a Zelensky, che era riemersa appena una settimana fa dopo la telefonata con Putin e il suo brutto incontro alla Casa Bianca con il leader ucraino, si è allontanata di nuovo. “Il risultato di quell’incontro... cosa posso dire”, ha esitato Zelensky durante una conferenza stampa a margine del Consiglio europeo: “Abbiamo sanzioni sull’energia russa. Non abbiamo un vertice in Ungheria senza l’Ucraina. E non abbiamo ancora i Tomahawk. Questo è il risultato. Non male”, ha sorriso Zelensky.

 

Gli europei si erano preparati al peggio. La presenza di Zelensky al Consiglio europeo doveva essere una dimostrazione fisica di solidarietà, da affiancare a una dimostrazione concreta di sostegno con l’adozione del diciannovesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia. Per la riunione della coalizione dei volenterosi a Londra si stava negoziando un piano di pace in dodici punti, sul modello di quello per Gaza, destinato a convincere Trump che è Putin a non volere la pace. I capi di stato e di governo dell’Unione europea dovevano anche accelerare sulla proposta di usare gli attivi immobilizzati della Russia per finanziare un “prestito di riparazione” da 140 miliardi di euro. L’ennesima giravolta di Trump, questa volta a favore di Kyiv, ha reso l’accelerazione sul prestito meno urgente. Il momento dell’Europa sull’Ucraina è ancora rinviato. Con sollievo di tutti. Non che il “prestito di riparazione” sia meno urgente. E’ indispensabile per tenere l’Ucraina a galla finanziariamente e militarmente per i prossimi due anni. “Ne abbiamo bisogno nel 2026. Meglio averlo all’inizio dall’anno. Ma non so se sia possibile”, ha detto Zelensky. La proposta di usare gli attivi sovrani russi immobilizzati è controversa. Il Belgio, dove sono immobilizzati 185 miliardi di euro nella società Euroclear, non vuole correre il rischio di dover all’improvviso sborsare un terzo del suo pil alla Russia a causa di una decisione di un arbitrato internazionale o di un veto di Viktor Orbán sul rinnovo delle sanzioni. Il suo primo ministro, Bart de Wever, è stato chiaro sulle condizioni per accettare il prestito di riparazione.

 

“Abbiamo tre richieste. Primo, voglio la piena mutualizzazione del rischio, perché il rischio è grande. Subiremo enormi richieste di risarcimento. Quindi, se vogliamo farlo, dovremo farlo tutti insieme. Secondo vogliamo garanzie che, se il denaro dovrà essere restituito, ogni Stato membro contribuirà. Le conseguenze non possono riguardare solo il Belgio. E la terza richiesta è che ogni paese che ha immobilizzato attivi si muova insieme a noi (…). Se queste tre richieste, che ritengo abbastanza ragionevoli, saranno soddisfatte, allora potremo andare avanti. Altrimenti farò tutto il possibile per bloccare la decisione”. De Wever ha anche ricordato gli altri rischi per gli europei. “Gli stati membri devono capire che se prendiamo i soldi di Putin, lui si riprenderà i nostri soldi. Le aziende di origine europea saranno sequestrate in Russia. Anche il denaro occidentale congelato che si trova in Russia sarà sequestrato”, ha avvertito il premier belga.

 

Il Consiglio europeo dovrebbe dare alla Commissione il mandato di continuare a lavorare e presentare una proposta formale sul “prestito di riparazione”. Il premier finlandese, Petteri Orpo, ha ricordato che l’alternativa al prestito è usare i bilanci nazionali per finanziare l’Ucraina. Ma il Belgio non è il solo ad avere dubbi. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha invitato a essere “molto prudenti”. La Francia insiste per una clausola “Buy european” in modo che l’Ucraina compri armi europee con il prestito. La priorità andrà agli europei, ma “piaccia o no, dobbiamo riconoscere che gli Stati Uniti sono gli unici ad avere le armi per fermare i missili balistici”, ha ricordato Zelensky.