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Rapporti di dipendenza

I missili di Israele. La Germania (e la Nato) riempie i suoi arsenali di armi dello stato ebraico  

Giulio Meotti

La guerra dei due anni a Gaza aveva incrinato il rapporto fra Tel Aviv e Berlino. Ma dopo il cessate il fuoco riprende, anche con maggiore intensità. Nel 2025, l’esercito tedesco ha acquistato armamenti israeliani per 315 milioni di euro, escluso l’accordo Spike, il contratto più grande firmato negli ultimi anni

Nel marzo 2008, la cancelliera tedesca Angela Merkel tenne un discorso alla Knesset, il parlamento israeliano, in cui delineava il cuore dell’approccio della Germania nei confronti di Israele: “Ogni governo federale e ogni cancelliere che mi ha preceduto si è impegnato a riconoscere la speciale responsabilità storica della Germania per la sicurezza di Israele” disse Merkel. “Questa responsabilità storica della Germania fa parte della ragion di stato (Staatsräson) del mio paese. La sicurezza di Israele non è mai negoziabile per me”. Quindici anni dopo, anche il cancelliere Olaf Scholz avrebbe invocato la stessa formula dopo il massacro perpetrato da Hamas il 7 ottobre. “La sicurezza di Israele è la ragion di stato tedesca” disse Scholz. Poi sarebbe arrivato Friedrich Merz a invocare il “lavoro sporco” che Israele svolge per conto anche dell’Europa. 

 

La guerra dei due anni a Gaza ha incrinato il rapporto fra Israele e la Germania, ma dopo il cessate il fuoco riprende, persino con maggiore intensità. E non a caso anche Jürgen Habermas, uno dei maggiori esponenti contemporanei del pensiero politico tedesco, da sempre pacifista, dopo il 7 ottobre ha espresso il suo appoggio alla risposta militare di Israele a Gaza. La Germania ha acquistato i missili anticarro Spike della israeliana Rafael in un accordo del valore di due miliardi di euro. Il contratto è stato firmato con la joint venture europea di Rafael, EuroSpike, ed eseguito tramite l’agenzia di approvvigionamento della Nato. Nel 2025, l’esercito tedesco ha acquistato armamenti israeliani per un valore di 315 milioni di euro, escluso l’accordo Spike. Questa cifra sarà superiore alla spesa totale per armamenti israeliani nei quattro anni precedenti. La Germania prevede di acquisire anche i droni Heron dalla Israel Aerospace Industries. Lontani i tempi dell’elegante Guido Westerwelle, ministro degli Esteri tedesco dal 2009 al 2013, che promise di fare della Germania una “leader della pace e del disarmo” in nome del vecchio motto “Frieden schaffen ohne Waffen” (costruire la pace senza le armi).

 

Berlino ha anche annunciato che la israeliana Elbit fornirà sistemi di difesa per la flotta di aerei della Germania. All’inizio di quest’anno, Elbit aveva anche firmato un contratto per la fornitura di lanciarazzi Puls. Secondo i documenti dell’agenzia Nato per gli appalti, l’accordo Spike è il contratto più grande che l’agenzia abbia firmato negli ultimi anni. Nel 2023, la Germania ha firmato un accordo da 3,5 miliardi di dollari per l’acquisizione del sistema missilistico Arrow 3 israeliano. La prima intercettazione di un missile balistico è avvenuta il 9 novembre 2023, dopo il lancio avvenuto da una postazione houthi in Yemen. L’Arrow 3 è stato impiegato anche nella guerra con Teheran, quando il sistema di difesa aerea ha distrutto in volo numerosi missili iraniani. Nel contratto tedesco è coinvolto anche il principale consorzio europeo in ambito missilistico, Mbda. L’azienda tedesca per la difesa Renk aveva persino minacciato di trasferire parte della sua produzione all’estero per poter continuare a vendere componenti per i carri armati israeliani dopo l’annuncio di Berlino di un embargo sulle esportazioni. Il capo del colosso bavarese, Alexander Sagel, ha detto al Financial Times: “Abbiamo la responsabilità di garantire che Israele sia in grado di mantenere le sue capacità di deterrenza”. Deterrenza che vale anche per i tedeschi.
 

Berlino non vuole finire come gli spagnoli. Il premier Pedro Sánchez ha annunciato un embargo sulle armi contro Israele tramite decreto e sta già iniziando ad avere conseguenze molto negative per la Spagna. Infatti, negli ultimi due anni, la Spagna aveva acquistato equipaggiamento militare israeliano per un valore di oltre un miliardo di euro, mentre le vendite militari della Spagna a Israele hanno raggiunto solo 84 milioni negli ultimi vent’anni. Con l’embargo e la rottura dei contratti già firmati, la Spagna si trova senza lanciarazzi e senza missili dopo l’annullamento dell’acquisto di 168 sistemi missilistici anticarro israeliani Spike LR2 (un contratto del valore di 287 milioni di euro). L’Europa dipende molto di più da Israele per la difesa che non il contrario.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.