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“Hamas uccide noi palestinesi e ong e media tacciono”. Parla Natour, dissidente a Gaza
“Le armi che presumibilmente erano puntate contro l’occupazione si sono trasformate in strumenti di controllo interno. Dove sono media, attivisti e ong ora che Hamas uccide noi palestinesi?”, ci dice l'avvocato e difensore dei diritti umani, che ora vive nascosto con la famiglia nel sud dell’enclave, perché i terroristi gli stanno dando la caccia
“Per i palestinesi di Gaza è ‘la casa della guarigione’, per le forze armate di Israele, il centro nevralgico delle operazioni terroristiche”. Così il Fatto Quotidiano parlava dell’ospedale al Shifa di Gaza. Ma lo Shifa per molti palestinesi non è la “casa della guarigione”, ma la “stanza della tortura”.
Sulla scia del cessate il fuoco a Gaza, qualcosa di eclatante è emerso, ma è stato appena sussurrato dalla stampa. Continuano a emergere testimonianze di palestinesi su come Hamas sta torturando il suo stesso popolo all’interno degli ospedali (si calcola che Hamas abbia ucciso più palestinesi a partire dal cessate il fuoco che soldati israeliani in tutta la guerra scoppiata dopo il 7 ottobre).
Mohammad al Masri, direttore del Palestinian Center for Strategic Studies, ha evocato “uccisioni stile Isis” da parte di Hamas (quando era Israele a evocare l’Isis per il pogrom del 7 ottobre non andava bene). Alla Nbc, l’ex generale israeliano Giora Eiland rivela che Hamas ha perso il 90 per cento della sua produzione e capacità missilistica, ma ha ancora ventimila uomini nelle sue forze. Uno dei motivi per cui, come scrive il New York Times, paesi terzi esitano a mandare le proprie truppe a Gaza.
Un altro esempio è un post dell’analista palestinese-americano Ahmed Fouad Alkhatib, che descrive come Hamas abbia scavato in cerca dei corpi degli ostaggi israeliani sotto i quartieri civili e gli ospedali di Gaza.
Il Wall Street Journal ha pubblicato un articolo di Mumen al Natour, il più conosciuto dissidente di Gaza, avvocato e difensore dei diritti umani, dei prigionieri politici detenuti nelle carceri di Hamas, fondatore del movimento “Vogliamo vivere”, che ha osato rivelare le atrocità di Hamas, comprese le prigioni di tortura, all’interno degli ospedali. Ma questo tipo di pubblicazione è l’eccezione che conferma la regola: i media trovano più comodo mettere in discussione le prove fornite da Israele sui tunnel di Hamas sotto gli ospedali piuttosto che ascoltare ciò che i cittadini di Gaza dicono sugli abusi di Hamas nelle strutture mediche. “Come nella maggior parte degli ospedali di Gaza, Hamas gestisce una prigione di tortura ad al Shifa, nascosta dai reparti e dalle sale operatorie” scrive Natour sul Journal. “Ne sono a conoscenza perché sono stato arrestato da Hamas in venti occasioni e torturato più di una volta”.
“Come abitante di Gaza, ho visto come Hamas abbia iniziato a lanciare slogan sulla ‘resistenza’ per mobilitare la popolazione” dice al Foglio Natour, che ora vive nascosto con la famiglia nel sud dell’enclave di Gaza, perché i terroristi gli stanno dando la caccia. “Molti dei nostri giovani credevano di partecipare a un progetto di liberazione nazionale. Ma la verità è diventata presto chiara. Le armi che presumibilmente erano puntate contro l’occupazione si sono trasformate in strumenti di controllo interno. Lo abbiamo visto per la prima volta durante il colpo di stato del 2007, quando Hamas ha usato le sue armi per uccidere i palestinesi di Fatah. Poi le armi sono state usate per intimidirci, il popolo, quando chiedevamo una vita dignitosa attraverso il movimento ‘Vogliamo Vivere’, che ho fondato nel 2019. Chiedevamo elettricità, medicine, lavoro. In cambio, siamo stati arrestati, picchiati e accusati di essere ‘spie’. Hamas si è armata in nome del popolo, poi ha rivolto quelle stesse armi contro il popolo stesso”.
A cui si è aggiunto il doppio standard e il silenzio dei media occidentali sulle atrocità di Hamas. “Onestamente, questa è una delle cose più dolorose per noi palestinesi” ci dice Natour. “Quando Israele bombarda Gaza, le telecamere si precipitano a catturare il sangue e la distruzione, e questo è comprensibile, perché la guerra è devastante. Ma quando Hamas trascina un giovane per strada perché ha pubblicato un messaggio critico online, nessuno dice una parola. Quando un attivista muore sotto tortura, la sua foto non appare mai su nessun giornale occidentale. Ecco perché chiediamo ai media occidentali di sostenere il giornalismo professionale e di amplificare le voci degli oppressi a Gaza. Proprio come Hamas ha trasmesso in diretta streaming le atrocità del 7 ottobre per terrorizzare gli israeliani, si avvale di registrazioni video della sua brutalità contro presunti nemici interni per incutere timore nei comuni cittadini di Gaza. Una parola sconsiderata può marchiare qualcuno come traditore, blasfemo o rivale da eliminare. Dove sono i manifestanti che per due anni hanno affermato di avere a cuore i cittadini di Gaza, ora che i social media sono inondati di immagini della crudeltà di Hamas contro il suo stesso popolo? Gli attivisti che hanno riempito le strade occidentali e tutte le organizzazioni per i diritti umani sono davvero dalla parte dei palestinesi o semplicemente contro gli israeliani?”.