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Editoriali

Gaza, Kyiv e Baricco: brutte idee morenti

Redazione

Lo scrittore dice che i giovani scesi in piazza per i palestinesi "erano un quarto d'ora d'avanti a tutti". Ma sognare il mondo liquido e maledire il riarmo è vecchiume, non futuro

Ha scritto Alessandro Baricco su Substack, che essendo piattaforma ha il difetto di permettere di scrivere lungo, troppo lungo, che i giovani scesi per primi in piazza per Gaza “erano un quarto d’ora davanti a tutti”. Hanno intuito il cambiamento di secolo, addirittura la falda che dividerebbe le terra emersa del Novecento, “l’animale morente”, dal nuovo continente, che sarebbe poi qualcosa di confusamente in fieri tra mondo digitale e rivoluzione. Il nuovo che abbatterà (partendo dalle bandiere di Gaza, par di capire, ma non è così chiaro) “l’Imperialismo e il Colonialismo che sono stati marchi di fabbrica del pensare Otto-Novecentesco”. Ovvero “il culto dei confini, la centralità delle armi e degli eserciti, la religione del nazionalismo”.

 

Può darsi che i giovani pro Pal fossero davvero in anticipo, ma l’impressione è che Baricco sia arrivato un giorno in ritardo, con la sua pensosa riflessione. Ieri è stato siglato un accordo di tregua, per quanto appeso a un filo, ma è stato raggiunto perché la centralità delle armi, quella degli Stati e dei confini hanno individuato una possibile via d’uscita dal conflitto. Nel quale l’imperialismo c’entra poco e ancor meno il colonialismo: “animale” che ha finito di morire negli anni Sessanta del secolo scorso. E’ la politica di realtà, non il “mondo immensamente più liquido, più trasparente” ad aver forzato il passo. Che Gaza simboleggi la “spaccatura enorme” verso il futuro è più che discutibile: significa nascondere i decenni in cui l’islamismo, l’espansionismo dell’Iran, la ferocia nichilista hanno avuto a che fare con Gaza molto più del quarto d’ora delle belle bandiere. C’è anche l’Ucraina, e sbaglia ancora: “Sentire la parola riarmo filtrare dalle più rappresentative menti del continente è una vergogna, e a livello intellettuale un fenomeno incomprensibile”, scrive. “Essere costretti ad ascoltare i toni virili con cui si promette di difendere ogni singolo metro della nostra amata terra europea è inaccettabile”. Provi a tradurre il fumoso concetto per altri giovani, quelli ucraini. Vedrà la risposta.

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