
Lo scandalo che rivela il nuovo corso di Starmer verso la Cina
Il governo di Londra è accusato di aver affossato il processo contro due sospette spie per proteggere i suoi rapporti con Pechino
Da giorni i giornali inglesi si occupano dei retroscena di un processo che non si celebrerà. E’ quello contro i ricercatori parlamentari Christopher Cash e Christopher Berry, che erano attesi in tribunale in autunno perché accusati di fornire alla Cina informazioni sensibili raccolte a Westminster tra la fine del 2021 e il febbraio 2023 in violazione dell’Official Secrets Act. A processo però non ci andranno mai: a metà settembre il procuratore Tom Little ha detto che non era stata presentata alcuna prova contro i due, e “semplicemente non possiamo perseguirli penalmente”. I retroscena che stanno emergendo, però, indicano una precisa indicazione da parte del governo guidato da Keir Starmer, secondo il quale Londra “non avrebbe potuto descrivere la Cina come un nemico in tribunale”.
La frase sull’impossibilità di far emergere Pechino come un nemico del Regno Unito l’avrebbe pronunciata il consigliere per la Sicurezza nazionale di Starmer, Jonathan Powell. Secondo quanto riportato ieri dal Telegraph, a luglio scorso Powell avrebbe incontrato e rassicurato il ministro degli Esteri cinese Wang Yi – che oggi sarà alla Farnesina a presiedere con Tajani il comitato Italia-Cina – sul fatto che Londra voleva “rafforzare” il proprio rapporto con Pechino. Subito dopo, quello che viene considerato uno dei più importanti casi di spionaggio politico britannico è stato chiuso senza molte spiegazioni. Powell avrebbe presieduto una riunione a Whitehall in cui si sarebbe discusso del fatto che un eventuale processo contro Cash e Berry avrebbe portato allo svelamento delle tattiche cinesi e quindi alla necessità di cambiare la postura della sicurezza nazionale inglese – un cambio di paradigma rispetto all’avvicinamento del Labour a Pechino, criticato dai conservatori e da parte dell’intelligence. E così qualche settimana dopo la riunione, il Crown Prosecution Service, che in precedenza aveva fatto sapere di avere un caso solido contro i due, aveva poi annunciato di non avere prove sufficienti. Caso chiuso. Il Telegraph ha inoltre scoperto alcuni viaggi non comunicati di Powell in Cina dopo la fine della sua carriera come capo dello staff di Tony Blair e prima di diventare consigliere di Starmer, e anche l’incontro di luglio con Wang non era stato comunicato alla stampa britannica. L’altro ieri Downing Street ha confermato, come richiesto dai Tory, che Powell si presenterà davanti ai membri della Camera dei Lord per rispondere alle domande sul caso, ma lo farà a porte chiuse.
Secondo la ricostruzione dei media britannici, il caso delle due presunte spie era molto solido, tanto che qualche giorno fa il Guardian ha pubblicato un articolo in cui rivelava che le informazioni raccolte dai due uomini – con rapporti professionali e personali molto in alto nel potere decisionale londinese, soprattutto Cash – erano destinate alla scrivania di Cai Qi, quinto nella catena di comando di Xi Jinping e di fatto suo capo dello staff. Il governo di Keir Starmer ha negato ogni coinvolgimento e pressione nei confronti del caso – le due presunte spie sono state arrestate a marzo 2023, ai tempi del governo di Rishi Sunak – ma continuano a emergere dettagli da parte dell’amministrazione pubblica frustrata dalla vicenda, in una divisione facilmente intuibile: il Telegraph ha scritto che i funzionari dell’MI5 (il servizio di sicurezza interno) e del ministero dell’Interno britannico “sono rimasti spiazzati dal crollo del caso di spionaggio”, e che il ministro per la Sicurezza Dan Jarvis, avrebbe detto di sentirsi “abbandonato al suo destino”.
Nella sua newsletter The Bureau, il giornalista investigativo canadese Sam Cooper ha scritto che ci sono alcune analogie tra il caso inglese e quello di cui si è occupato qualche anno fa, quando il governo liberale di Justin Trudeau è stato accusato di chiudere un occhio davanti agli avvertimenti dell’intelligence secondo cui il ministero della Sicurezza cinese stava raccogliendo informazioni su deputati conservatori critici verso Pechino: “In entrambi i paesi, nello stesso periodo del 2021, legislatori sotto sanzioni da parte di Pechino sono stati contemporaneamente oggetto di attività segrete di raccolta informazioni, suggerendo una strategia coordinata del Partito comunista cinese per identificare, monitorare e neutralizzare le critiche più esplicite”.
Durante il suo primo e unico incontro con Xi Jinping a dicembre del 2024, Starmer aveva dato il suo parere positivo al progetto cinese di spostare l’ambasciata della Repubblica popolare alla Royal Mint, un progetto già bocciato dai residenti e criticato da più parti per via delle criticità sulla sicurezza nazionale. “Il sabotaggio del più significativo processo per spionaggio nella recente storia del Parlamento britannico è uno scandalo di portata internazionale”, commenta al Foglio Luke de Pulford, cofondatore e direttore esecutivo dell’Inter-Parliamentary Alliance on China.