
(foto EPA)
da washington
Trump e Bibi annunciano il piano per il futuro di Gaza senza Hamas
I 20 punti di Trump per il nuovo medio oriente senza il gruppo terroristico. Il ruolo della Casa Bianca e di Blair
Non oltre il 7 ottobre. Quando il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu aveva dettato i tempi per la seconda fase dell’operazione Carri di Gedeone, l’attacco alla città di Gaza, aveva fissato una data per la sua fine: le commemorazioni per ricordare l’assalto di Hamas ai kibbutz del sud di Israele in cui i terroristi uccisero 1.200 persone e ne rapirono più di duecento. Forse la fine della guerra contro Hamas non coinciderà esattamente con il secondo 7 ottobre di lutto della storia di Israele, ma l’incontro a Washington con il presidente americano Donald Trump ha portato a un piano e indica che una coalizione di paesi, Israele incluso, è pronta a credere in un futuro di Gaza senza Hamas. Il capo della Casa Bianca ha voluto che Netanyahu chiamasse il primo ministro del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman al Thani, per scusarsi dell’attacco di Tsahal a Doha per colpire la leadership di Hamas, che vive protetta dalle istituzioni qatarine.
Il Qatar, il maggiore dei sostenitori del gruppo di terroristi della Striscia di Gaza, è centrale per la mediazione e se la guerra finirà, Israele dovrà trascinarsi dietro questa centralità. Nei giorni che hanno preceduto l’incontro tra Trump e Netanyahu, la Casa Bianca aveva rilasciato dichiarazioni molto ottimistiche riguardo a un accordo e alla sua realizzazione che porterebbe alla liberazione degli oltre quaranta ostaggi che, vivi o morti, sono prigionieri di Hamas, al cessate il fuoco e al conseguente ritiro di Tsahal dalla Striscia. A Gaza rimarrà un vuoto che dovrà essere colmato in fretta, Hamas resterà, miniaturizzato rispetto alla forza che gli ha permesso di realizzare il massacro del 7 ottobre e desideroso di diventare simile a Hezbollah in Libano: non l’unico attore politico, ma il più pericoloso e quindi in grado di influenzare la Striscia. Questo dovrà essere evitato. Trump vuole fare del Qatar e degli altri paesi arabi il perno di una nuova Gaza, per questo ha proposto sia a Netanyahu sia ad al Thani di istituire un meccanismo trilaterale per risolvere le controversie ed evitare future minacce. Entrambi hanno accettato. Una foto ritrae la chiamata a tre: Trump regge la cornetta e si bea di aver fatto parlare i leader di due paesi nemici.
Il piano di cui Trump e Netanyahu hanno discusso è lo stesso pubblicato dai media israeliani la scorsa settimana: venti punti che devono portare al rilascio di tutti gli ostaggi entro 72 ore, al ritiro graduale di Tsahal, alla scarcerazione di centinaia di prigionieri palestinesi condannati all’ergastolo e di mille gazawi arrestati dall’inizio della guerra. Nel piano pubblicato dalla Casa Bianca si legge che Gaza sarà libera dal terrorismo e Hamas non avrà alcun ruolo nella gestione della Striscia. I leader che si impegnano per una coesistenza pacifica beneficeranno di un’amnistia, agli altri sarà garantito l’esilio. Tutte le infrastrutture militari del gruppo saranno distrutte. Trump ha detto che saranno i paesi arabi a occuparsi della gestione dentro Gaza, “sono entusiasti”. Il futuro di Gaza non può prescindere dagli investimenti economici, e secondo il piano verrà istituita una zona economica speciale. A supervisionare sul futuro della Striscia sarà il “Board of peace”, presieduto da Trump stesso e dall’ex premier britannico Tony Blair e il futuro della Striscia sarà un tassello del grande mosaico del “nuovo medio oriente” degli Accordi di Abramo. Netanyahu ha accettato, ha ringraziato il suo esercito e Trump, e ricordando tutte le difficoltà pratiche che dovranno essere considerate. Da Israele, il ministro delle Finanze, l’estremista Bezalel Smotrich, ha paragonato le scuse di Netanyahu al premier del Qatar all’accordo di Monaco del 1938.



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