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Lo scenario
Putin invade i cieli della Nato
L'Alleanza atlantica non trova ancora il modo di restaurare la deterrenza contro la minaccia russa. Il segretario della Nato Rutte ha detto di essere d’accordo con Trump sulla possibilità di abbattere aerei russi che entrano nello spazio aereo della Nato. Ma solo “se necessario”
“Attore capace”, “attore professionista”, “attore statale”. La Danimarca dice di non avere ancora le prove che le molteplici incursioni di droni sopra aeroporti e basi militari siano opera della Russia di Vladimir Putin. Dopo la chiusura dell’aeroporto di Copenaghen lunedì, la Danimarca è stata costretta a chiudere quelli di Aalborg e Billund tra mercoledì e giovedì. Il ministero della Difesa ha confermato che i droni hanno sorvolato anche diverse installazioni militari, tra cui la base aerea di Skrydstrup che ospita gli F-35. I droni sono rimasti in volo per diverse ore, indisturbati. La prudenza con cui viene trattata questa “situazione” – questo è il termine usato dal segretario generale della Nato, Mark Rutte, e dalla premier Mette Frederiksen – evidenzia non solo l’impreparazione dei paesi europei di fronte alla minaccia russa. Mette in mostra le loro esitazioni ad attribuire la responsabilità alla Russia per timore di un’escalation che stanno compromettendo le capacità di deterrenza.
Le autorità della Danimarca ritengono che ci sia un collegamento tra i droni di lunedì a Copenaghen e quelli di mercoledì ad Aalborg. Il capo della Polizia nazionale, Thorkild Fogde, ha spiegato che lo schema è “simile”. In una conferenza stampa in mattinata il ministro della Difesa, Troels Lund Poulsen, ha parlato di “attacchi ibridi” che “non sono una coincidenza e appaiono sistematici”. “Ci sono paesi o attori interessati a indebolire il nostro sostegno all’Ucraina, ma non abbiamo basi per stabilire un collegamento diretto con la Russia”, ha detto Poulsen. La premier Mette Frederiksen ha definito la situazione “grave”. E’ lo stesso aggettivo che aveva utilizzato martedì, dopo la prima incursione di “grossi droni” sui cieli della Danimarca. Ma questa volta Frederiksen ha evitato la parola “attacco”, preferendo “situazione”. La stessa parola usata dal segretario generale Mark Rutte per minimizzare la gravità del problema e la necessità di una risposta. Eppure, secondo gli esperti militari, di fronte alla moltiplicazione degli attacchi (ibridi o di natura militare) la risposta è l’unico modo per ripristinare la deterrenza.
A Copenaghen analisti e responsabili politici si chiedono perché i droni non siano intercettati o abbattuti, permettendo di rivelare a tutti il responsabile. Carenza di capacità militari e tecnologiche per fronteggiare la minaccia? Un’enorme falla di sicurezza? Paura di spaventare la popolazione, che potrebbe perdere entusiasmo per il sostegno all’Ucraina a causa del timore di farsi trascinare in un conflitto diretto con la Russia? Il capo di stato maggiore, Michael Hyldgaard, ha spiegato che è stata effettuata una valutazione sull’abbattimento. Alla fine non è stata presa una decisione per timore di non essere sufficientemente precisi e per non mettere in pericolo i civili. I sorvoli sono “un campanello d’allarme senza eguali”, ha spiegato al quotidiano Politiken l’esperto di sicurezza Stiig Waever. “E’ ovvio che ci sia un varco nella difesa danese”. Secondo Waever, “una volta è una cosa, può succedere. Ma ormai è successo diverse volte. E’ una cosa che si ripete, quando arrivano e se ne vanno di nuovo, e allora corriamo in giro e dobbiamo scoprire cosa è successo”. Sotto pressione dell’opinione pubblica e dei partiti di opposizione, il governo danese ha detto che sta pensando di invocare l’articolo 4 del trattato dell’Atlantico del nord, come hanno fatto la Polonia dopo l’incursione dei droni russi e l’Estonia dopo l’ingresso di tre Mig russi nel suo spazio aereo. Frederiksen ha parlato con il segretario generale della Nato, Mark Rutte. “Abbiamo concordato che la Nato lavorerà con la Danimarca su ciò che possiamo fare insieme per assicurare la sicurezza”, ha detto la premier. Il commissario europeo alla Difesa, Andrius Kubilius, ha invitato la Danimarca a partecipare a una riunione sul “muro di droni” alla frontiera orientale dell’Ue, un progetto che prenderà anni.
Eppure la credibilità della deterrenza della Nato è messa sempre più in discussione oggi. Le ragioni sono diverse: ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, disimpegno degli Stati Uniti dalla sicurezza europea, vertice di Ferragosto con Vladimir Putin. La mancata risposta all’incursione di una ventina di droni russi in Polonia il 9 settembre e all’ingresso per dodici minuti dei tre Mig nei cieli dell’Estonia il 19 settembre può aver incoraggiato la Russia a lanciarsi in altri attacchi e provocazioni. Lo Spiegel ha rivelato che nel fine settimana un aereo da riconoscimento russo è volato appena 100 metri sopra la fregata tedesca Hamburg. Il ministro tedesco della Difesa, Boris Pistorius, ha ammesso che due satelliti russi hanno oscurato i satelliti Intelsat usati dall’esercito del suo paese e di altri paesi europei. I caccia americani e canadesi sono decollati per identificare e intercettare quattro aerei militari russi al largo dell’Alaska. Due Tu-95 e due Su-35, pur non essendo entrati nello spazio aereo di Stati Uniti e Canada, operavano nella Zona di identificazione della difesa aerea dell’Alaska, che richiede un’identificazione preventiva dei velivoli per ragioni di sicurezza.
Intervistato da Fox, Rutte ha detto di essere d’accordo con Trump sulla possibilità di abbattere aerei russi che entrano nello spazio aereo della Nato. Ma solo “se necessario”, ha precisato due volte in una frase Rutte. Le regole di ingaggio della Nato non cambieranno, anche se il livello della minaccia è cambiato radicalmente. Questo consente a Putin di andare oltre nell’escalation, anche retorica. Abbattere aerei russi sui cieli della Nato? “Sarebbe la guerra”, ha risposto l’ambasciatore russo in Francia, Alexey Meshkov, alla radio Rtl. Ma non abbatterli significa lasciare la libertà a Putin di fare la guerra all’Europa.