
Ansa
sanzioni contro mosca
L'Ue va incontro a Trump e annuncia dazi sul petrolio russo
Von der Leyen ha deciso di aggirare il veto di Orbán e Fico per costringere Ungheria e Slovacchia, gli ultimi due paesi dell’Unione europea a comprare petrolio dalla Russia, a rinunciare al greggio di Vladimir Putin
Bruxelles. Ursula von der Leyen ha deciso di aggirare il veto di Viktor Orbán e Robert Fico per costringere Ungheria e Slovacchia, gli ultimi due paesi dell’Unione europea a comprare petrolio dalla Russia, a rinunciare al greggio di Vladimir Putin, togliendo così un alibi a Donald Trump per non adottare sanzioni più dure contro Mosca. “Vogliamo mettere dazi sulle forniture di petrolio che ancora entrano nell’Ue”, ha detto la presidente della Commissione martedì notte, seduta al fianco del presidente americano durante un bilaterale a New York. Contrariamente alle sanzioni, che devono essere adottate all’unanimità, per introdurre dazi basta una maggioranza qualificata degli stati membri dell’Ue. Un portavoce della Commissione mercoledì ha confermato che si tratta di un’iniziativa nuova rispetto al diciannovesimo pacchetto di sanzioni della scorsa settimana e alle proposte per uscire dagli idrocarburi russi dello scorso giugno. La proposta di dazi sul petrolio russo sarà presentata “a tempo debito”, ha detto il portavoce della Commissione.
Sin dal 2022-23 l’Ue ha vietato le importazioni di petrolio, prima via mare e poi via oleodotto. Ma l’embargo contro la Russia prevede un’eccezione per Ungheria e Slovacchia, che ha permesso al Cremlino di continuare a incassare miliardi di euro dai due paesi europei. Nel 2024 il valore delle importazioni di petrolio russo nell’Ue ammontava ancora a 6,5 miliardi di euro. Nei primi due trimestri del 2025 non c’è stato alcun calo. Trump ha suggerito di essere pronto a convincere personalmente Orbán a rinunciare al petrolio russo. “E’ un mio amico. Non gli ho parlato, ma ho la sensazione che se lo facessi, smetterebbe. E penso che lo farà”, ha detto Trump. La risposta è arrivata con un’intervista del ministro degli Esteri ungherese al Guardian. “Per noi, l’approvvigionamento energetico è una questione puramente fisica”, ha detto Péter Szijjártó: “Se si considera l’infrastruttura fisica, è ovvio che senza le forniture russe è impossibile garantire la sicurezza dell’approvvigionamento”. In realtà, la ragione è più economica che geografica: la raffineria Duna di Mol riceve il petrolio dall’oleodotto Druzhba e non è tecnicamente in grado di raffinare greggio diverso dall’Ural russo.
Von der Leyen deve anche muoversi in un contesto politico delicato. Orbán potrebbe vendicarsi di un passaggio a maggioranza qualificata sui dazi contro il petrolio russo, sabotando con il veto altre misure fondamentali di sostegno dell’Ue all’Ucraina, come le sanzioni o il processo di adesione. Molti a Bruxelles sospettano che Trump usi gli acquisti europei di petrolio come alibi per evitare di adottare sanzioni contro la Russia, rigettando la responsabilità sull’Ue. Un test per capire le sue reali intenzioni ci sarà con gli acquisti di gas naturale liquefatto (Gnl) dalla Russia. Nei primi diciotto pacchetti di sanzioni l’Ue non ha mai sanzionato il gas. Oggi gli europei sono ancora il principale cliente della Russia sia per il Gnl sia per il gas via gasdotto. Nel 2024 complessivamente hanno importato gas per 15 miliardi di euro.
Nel diciannovesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia, la Commissione ha proposto di bandirlo dall’Ue con un anno d’anticipo rispetto a quanto proposto a giugno: dalla fine del 2027 alla fine del 2026. Le casse del Cremlino continueranno a riempirsi per i prossimi 15 mesi. Quando parla di “oil”, Trump si riferisce anche al “gas” comprato dagli europei? Se è così, le sanzioni devastanti degli Stati Uniti non arriveranno molto presto.