le misure di bruxelles

Sanzioni e punizioni contro la Russia e i suoi amici

Giulia Pompili

L’Ue ha pronto il nuovo pacchetto contro la Russia, mentre la Polonia fa da sola e colpisce dritto a Pechino

Oggi la Commissione europea presenterà il 19esimo pacchetto di sanzioni contro la Russia al Consiglio dell’Ue, anche se non è chiaro se le nuove misure saranno presentate alla stampa prima o dopo l’approvazione. Il pacchetto arriva nel giorno dell’attesa conversazione telefonica fra il presidente americano Donald Trump e il leader cinese Xi Jinping, che dovrebbero accordarsi sull’app cinese TikTok e sui rapporti commerciali bilaterali. Tre giorni fa Trump aveva parlato con la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, e la telefonata aveva provocato il rinvio del nuovo pacchetto dell’Ue e accelerato la discussione fra i rispettivi gruppi di lavoro sulle sanzioni. L’Amministrazione americana aveva chiesto all’Europa misure più severe soprattutto secondarie, e di imporre sanzioni – dazi per lo più – contro Cina e India che continuano ad acquistare petrolio dalla Russia, foraggiando la guerra di Vladimir Putin contro l’Ucraina. Ma l’Ue tratta il tema delle sanzioni secondarie con grande cautela, mentre alcuni paesi, come la Polonia, accelerano autonomamente.

 

 

Secondo quanto risulta al Foglio, per settimane i delegati degli stati membri dell’Ue hanno discusso di misure “chirurgiche”. Una fonte diplomatica ha detto, a condizione di anonimato, che per gli stati membri il pericolo di rappresaglie economiche di Pechino è considerato molto alto. Sono attese nuove sanzioni su navi e operatori marittimi, oltre che su banche russe e su operatori di criptovalute, ma potrebbe esserci l’introduzione di nuove misure anti elusione, il meccanismo che potrebbe bloccare l’export di beni selezionati verso paesi terzi sospettati di aiutare la produzione militare russa (per esempio beni tecnologici). La Casa Bianca voleva che l’Ue colpisse direttamente raffinerie e porti in India e in Cina dove vengono  stoccati il Gnl e il petrolio russi, ma per il momento l’Ue avrebbe soltanto raccolto informazioni su potenziali obiettivi.

 


Nel frattempo, però, la Polonia sta già colpendo duro contro la Cina. Il confine fra la Polonia e la Bielorussia, lungo quasi quattrocento chilometri, è chiuso  dall’11 settembre, quando il primo ministro polacco Donald Tusk ha deciso di usare la misura estrema della chiusura dei valichi dopo lo sconfinamento di una ventina di droni russi sul territorio polacco e in vista dell’inizio delle Zapad 2025, le esercitazioni militari congiunte fra Russia e Bielorussia che si sono svolte nei giorni scorsi. Sebbene le esercitazioni si siano concluse martedì, Varsavia ha fatto sapere che le restrizioni rimarranno in vigore, e tutto il traffico transfrontaliero stradale e ferroviario è attualmente bloccato. Ma a subirne le conseguenze è soprattutto l’infrastruttura cinese China-Europe Railway Express, che attraverso la Polonia porta circa il 90 per cento del traffico merci su rotaia tra Cina e paesi dell’Unione europea, per un volume d’affari di circa 25 miliardi di euro l’anno che fa parte del grande progetto strategico della Via della seta. La linea ferroviaria, che arriva al terminal di Malaszewicze, è vitale anche per il trasporto di merci che arrivano dagli ecommerce cinesi come Temu e Shein. In questo momento i cargo sono bloccati in Bielorussia, tutte le merci e perfino 10 mila autisti. La chiusura è arrivata “appena una settimana dopo il lancio del primo treno merci Varsavia-Cina” della società statale polacca Pkp Cargo: “Un viaggio simbolico pensato per consolidare il ruolo della Polonia come hub e aumentare il profilo internazionale di Pkp Cargo”, ha scritto Politico. 
Lunedì a Varsavia è arrivato il ministro degli Esteri cinese Wang Yi, impegnato in un tour europeo, ma il ministero degli Esteri polacco ha minimizzato la tensione: “E’ stato chiarito durante i colloqui che, in questa situazione, la logica del commercio, che è anche vantaggiosa per noi, viene sostituita dalla logica della sicurezza”. Difficile immaginare che a Pechino la chiusura sia tollerabile a lungo, ma per ora la strategia polacca è quella di non dare un orizzonte temporale per il ripristino delle vie di comunicazione. “Credo che a Washington siano contenti che, invece dei dazi, la principale porta d’ingresso per le merci cinesi sia ora temporaneamente bloccata”, ha detto a Politico Piotr Krawczyk, ex capo dell’Agenzia polacca di intelligence estera. Diversi media cinesi nei giorni scorsi parlavano delle alternative possibili – come le rotte che attraversano il medio oriente o il nord Africa – considerate a rischio anche per Pechino.

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.