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L'ATTENTATO NELLO UTAH

Il mondo trumpiano chiede una risposta dura dopo l'omicidio di Kirk

Marco Bardazzi

"The Left" è stata messa subito nel mirino dall'ala dura del mondo Maga: “Nessuna pietà – ha scritto su X l’attivista Laura Loomer – il presidente metta in galera ogni sinistrorso che minacci violenze politiche”. E interviene anche Elon Musk

L’assassinio di Charlie Kirk sposta l’America più vicina all’orlo di un baratro di violenza su cui molti osservatori lanciano da tempo l’allarme. La tensione politica che gli Stati Uniti vivono da un decennio, unita all’enorme disponibilità di armi ad alto potenziale, ha raggiunto livelli che creano le condizioni per nuovi spargimenti di sangue. La “siccità” del dibattito democratico – avvertono molti studiosi dopo il delitto nello Utah – rende il terreno della politica predisposto più che mai a improvvisi incendi come quelli che periodicamente flagellano la California. Soprattutto perché proliferano i piromani, pronti ad accusare la fazione rivale di essere responsabile della violenza.

 

Kirk, una superstar Maga che aveva portato masse di giovani a sostenere Donald Trump, contribuendo in modo significativo a riportarlo alla Casa Bianca, è stato ucciso mercoledì con un colpo d’arma da fuoco esploso da un centinaio di metri di distanza, mentre parlava all’aperto a una folla di tremila studenti alla Utah Valley University a Orem. Uno dei molti eventi che lo avevano reso una figura familiare nei campus americani. La scena, rilanciata immediatamente e senza filtri da tutti i social media, ha prima creato orrore, ma subito dopo – quando è giunta la notizia che Kirk non era sopravvissuto – un’ondata di rabbia e accuse incrociate tra le parti politiche. Gli esponenti con incarichi pubblici in entrambi i partiti hanno mantenuto un tono di sdegno bipartisan.

 

Questo sdegno, in superficie, sembra aver unito nel “no alla violenza” il presidente e il suo vice J.D. Vance con avversari come il governatore della California Gavin Newsom o il candidato sindaco di New York Zohran Mamdani. Ma subito sotto il livello istituzionale invece vola il fango. L’ala dura del mondo Maga ha subito messo nel mirino “The Left”, senza troppi distinguo, chiedendo a Trump di ricorrere alla linea dura. “Nessuna pietà – ha scritto su X l’attivista Laura Loomer – il presidente metta in galera ogni sinistrorso che minacci violenze politiche”. Molti le hanno fatto eco, senza specificare cosa si intenda per incitamento alla violenza e quale sia quindi il punto in cui dovrebbero scattare le manette. Su X è partita la fake news che su Bluesky, social parallelo e rivale, “la sinistra” stava celebrando l’assassinio. Elon Musk, che da settimane era tornato a dedicarsi al business, è riapparso per sostenere che “The Left” è a suo dire “il partito dell’omicidio”.

 

 

Come era accaduto con l’attentato a Trump dell’estate scorsa, l’assassinio di Kirk ha ricordato a tutti quanto la violenza politica faccia parte del Dna degli Stati Uniti fin dalla loro fondazione. I presidenti sono sempre stati il principale bersaglio, come dimostra il fatto che su 45 uomini che hanno ricoperto l’incarico, quattro siano stati uccisi mentre erano in carica e due siano sopravvissuti ad attentati. Negli ultimi anni però la violenza a sfondo politico e la politicizzazione di alcuni atti criminali si sono moltiplicate in modo preoccupante. L’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021, che provocò cinque morti, è stato preceduto e seguìto da vicende come il tentato sequestro e assassinio della governatrice del Michigan Gretchen Whitmer, l’irruzione a casa di Nancy Pelosi (con brutale pestaggio del marito), il tentato omicidio di un giudice della Corte suprema, il duplice tentativo di uccidere Donald Trump in campagna elettorale, l’assassinio a sangue freddo in Minnesota della leader della Camera locale e del marito (e il ferimento di un altro politico), il rogo doloso della casa del governatore della Pennsylvania Josh Shapiro, mentre l’esponente politico e la famiglia dormivano all’interno.

 

Altri casi di cronaca, non direttamente legati alla politica, sono diventati oggetto di scontro tra le diverse fazioni: è il caso delle sparatorie nelle scuole, dell’omicidio del manager delle assicurazioni mediche Brian Thompson da parte del giovane killer Luigi Mangione e, più di recente, dell’assassinio in North Carolina di una rifugiata ucraina, la ventitreenne Iryna Zarutska, uccisa a coltellate su un treno senza apparente motivo da un pluripregiudicato. Quest’ultima vicenda da giorni è al centro di una campagna martellante del movimento Maga a favore della linea dura che Trump proclama contro il crimine ed era un tema a cui si stava dedicando molto lo stesso Kirk, nel suo podcast e negli eventi pubblici che faceva nei campus, come quello che gli è costato la vita. 

 

 

Trump adesso potrebbe rispondere aumentando le operazioni di polizia su scala nazionale, scatenando l’Fbi e le altre agenzie federali per la sicurezza e moltiplicando lo spiegamento di militari della Guardia nazionale come è già avvenuto a Washington. Tutto questo non è necessariamente legato al caso Kirk e non sembra poter prevenire nuovi spargimenti di sangue, ma può servire al presidente per promuovere la propria immagine “law and order” in un momento di profonda tensione politica. Resta da vedere se e come la Casa Bianca risponderà alla richiesta della base Maga di prendere di mira direttamente gli esponenti della sinistra. La sicurezza era tra i temi al centro della predicazione di Kirk. Da anni era un evangelista del verbo Maga, apprezzato dal presidente come dal figlio Don Jr. e molto stimato da Vance, anche per la capacità che aveva il giovane attivista di parlare di famiglia e fede. Kirk non aveva mai voluto un ruolo nell’Amministrazione, ma aveva peso e influenza grazie anche al fatto che i suoi post erano tra quelli che Trump rilanciava di più: nel mondo Maga, è questa attenzione del “capo” a fare la differenza e a dare ai seguaci il segnale di chi è tra i favoriti. La sua organizzazione, Turning Point Usa, era in continua crescita, come dimostrano anche i bilanci passati da 4,3 milioni di ricavi nel 2016 a 92 milioni di dollari nel 2023. Kirk era diventato milionario ma continuava a girare nei college e a immergersi in mezzo agli studenti, la sua audience più forte. 

 

Trump lo ha lodato come una grande figura “leggendaria” e ha ordinato bandiere a mezz’asta in tutto il paese. I collaboratori di Kirk, a partire dal suo socio Bill Montgomery, hanno promesso che ne porteranno avanti l’opera, ma il suo spazio d’azione potrebbe ora essere invaso da altri personaggi simili e con un forte seguito, come Jack Posobiec, Ben Shapiro o Matt Walsh. 

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