
(Ansa)
Nessun dibattito
Il rapporto farsa degli “esperti di genocidio” contro Israele
L’Associazione internazionale degli studiosi di genocidio ha annullato l'assemblea pubblica virtuale sulla risoluzione contro Tel Aviv e non ha rivelato i nomi dei redattori del testo. Nel mondo della ricerca accademica seria, l’anonimato degli autori è impensabile
Quando l’Associazione internazionale degli studiosi di genocidio (Iags) ha annunciato la risoluzione che accusava Israele di genocidio, i giornali hanno detto che gli “esperti di genocidio” avevano emesso il loro verdetto che tutti i media aspettavano. Ma non è proprio una associazione di “esperti di genocidio”, ma come rivendicano loro stessi “è composta da accademici, attivisti per i diritti umani, studenti, professionisti di musei, politici, educatori, antropologi, sociologi, artisti, politologi, economisti, storici, studiosi di diritto, psicologi e studiosi di letteratura e cinema”. Di seicento membri, l’associazione ne conti ottanta dall’Iraq (per diventare membro basta una carta di credito per pagare 125 dollari di iscrizione). Sara Brown, membro veterano dell’associazione che ha fatto parte del comitato consultivo per due mandati quadriennali ed è autrice fra l’altro di “Gender and the Genocide in Rwanda”, ha chiarito cosa è realmente accaduto con la votazione.
Non si è trattato di un dibattito onesto finito male. Non c’è stato alcun dibattito. La dirigenza dell’associazione aveva promesso un’assemblea pubblica virtuale, come di consueto accade quando si prendono in considerazione risoluzioni controverse. Quell’assemblea pubblica non ha mai avuto luogo. La dirigenza l’ha annullata, ha messo a tacere il dissenso sulla mailing list dell’associazione e si è rifiutata persino di rivelare i nomi di coloro che avevano redatto il testo. Nel mondo della ricerca accademica seria, l’anonimato degli autori è impensabile. Solo 129 membri hanno sostenuto la risoluzione, su un totale di seicento iscritti. La maggioranza non ha votato affatto. Eppure, il risultato è stato pubblicizzato come se rappresentasse un consenso accademico unanime. Per rafforzare le proprie affermazioni, la dirigenza dell’Iags si è basata su un elenco di organizzazioni e funzionari delle Nazioni Unite che ha descritto come “principali organizzazioni di diritto internazionale globale”.
I nomi sono davvero impressionanti: Amnesty International, Human Rights Watch, Forensic Architecture, Dawn, B’Tselem, Medici per i Diritti Umani e il Relatore Speciale delle Nazioni Unite sui Territori Palestinesi Francesca Albanese. Amnesty International e Human Rights Watch erano un tempo rispettati organismi di controllo. Ma entrambe hanno da tempo abbandonato l’imparzialità a favore della politica antisraeliana (alcuni dirigenti di Amnesty si sono anche rifiutati di chiamare Hamas “terroristi”). Forensic Architecture si maschera con il linguaggio della scienza, ma in realtà è soltanto un collettivo di attivisti con sede a Londra. Dawn (Democracy for the Arab World Now) è una piattaforma di lobbying allineata con gli interessi islamisti e qatarioti. B’Tselem è una ong israeliana marginale il cui unico scopo è denunciare il proprio stato. Di Francesca Albanese è nota l’imparzialità su Israele. Intanto l’ironia - e la vergogna - è che l’immagine che adorna la homepage del sito web dell’Iags è l’iconica sala dei nomi di Yad Vashem, il memoriale della Shoah di Gerusalemme.
Ma l’Associazione internazionale degli studiosi di genocidio sembra stare al genocidio come l’Anpi alla resistenza.