
In alaska
La strada per la pace in Ucraina non parte da Anchorage
L'incontro fra Putin e Trump è durato meno del previsto, la seconda parte degli apuntamenti del vertice è stata cancellata. Il capo del Cremlino ha invitato il presidente americano a Mosca ma non cambia le sue pretese per la fine della guerra
Donald Trump e Vladimir Putin sembravano usciti da due incontri differenti. Il capo del Cremlino, in conferenza stampa, è stato il primo a prendere la parola e ha detto che un accordo c’è: “Vorrei sperare che l’accordo che abbiamo raggiunto insieme apra la strada alla pace in Ucraina. Ci aspettiamo che Kyiv e le capitali europee lo percepiscano in modo costruttivo e non ostacolino i lavori, usando accordi segreti per lanciare provocazioni ed affossare progressi nascenti”. Il presidente americano, invece, ha commentato che su alcune cose Mosca e Washington si sono trovate d’accordo, ma non su tutto e i negoziati hanno fatto "qualche progresso”. Putin sorrideva. Trump appariva stanco. Il capo della Casa Bianca si era posto due obiettivi per questo vertice, che giustamente ha definito storico: ottenere un cessate il fuoco e l’organizzazione di un trilaterale con anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky seduto al tavolo. Prima di salire sull’Air Force One in direzione di Anchorage aveva ripetuto che, se il vertice si sarebbe concluso senza una tregua, sarebbe stato molto triste e deluso. I funzionari russi presenti in Alaska hanno usato toni entusiastici per commentare l'incontro: “eccezionale”, lo ha definito il ministro della Difesa Andrei Belousov. La Casa Bianca invece ha dichiarato che il pranzo tra le delegazioni, che avrebbe dovuto seguire l'incontro tre più tre (Trump con Steve Witkoff e Rubio da una parte e Putin con Sergei Lavrov e Yuri Ushakov dall’altra), era stato cancellato e il presidente americano sarebbe tornato immediatamente a Washington.
Putin ha aperto la conferenza stampa ripetendo le stesse frasi che usa per giustificare la guerra e dicendo che per far finire il conflitto bisogna eliminare le cause che lo hanno scatenato. Ha ripetuto che Mosca ha agito per difendere la propria sicurezza e soffre per il dolore degli ucraini. La frase manifesta che il capo del Cremlino può aver aperto a poche concessioni. il resto del suo intervento è stato dedicato alla collaborazione russo americana, ne ha fatto una questione storica, ricordando la centralità dell’Alaska, ma facendo attenzione a non parlare della regione in quanto ex territorio russo. Ha cercato i punti in comune e ha ricordato i voli dei piloti e degli aiuti americani diretti verso l’unione sovietica. Prima di partire per l’Alaska, Putin era andato a deporre dei fiori in memoria dei piloti americani e sovietici morti durante il programma Lend-Lease, con cui gli Stati Uniti fornirono assistenza militare ai loro alleati. Dopo aver ricordato quanto antica e promettente sia stata sempre l’alleanza tra Mosca e Washington, Putin si è addentrato nel campo dei complimenti spiegando che per anni Russia e Stati Uniti non si sono parlati ed è stato un male, ha raccontato di aver tentato di spiegare le sue ragioni al “presidente precedente”, ma non è servito. Non ha mai citato Joe Biden, durante la conferenza stampa è stato l’innominabile. Ha concluso con lo slogan trumpiano che l’attuale capo della Casa Bianca ogni volta che parla di guerra in Ucraina: “Se ci fosse stato Trump – ha detto Putin – questa guerra non ci sarebbe stata”.
Trump ha detto che avviserà la Nato e parlerà con Volodymyr Zelensky dei risultati dell'inocntro. Appariva un pugile suonato, e dall’atteggiamento, nonostante i ringraziamenti e l'auspicio di rivedersi presto, ("magari a Mosca", come ha suggerito Putin causando in lui un moto di entusiasmo), sembrava preoccupato e di poche speranze. Negli ultimi mesi, Trump, anche complice il coordinamento con alcuni alleati europei, ha capito che l’ostacolo alla pace è la Russia. nei primi mesi della sua Amministrazione, trattava Zelensky come uno scocciatore, un capriccioso, il vero colpevole della guerra. Il terrore degli ucraini in queste ore è stato che Putin usasse l'incontro per cambiare di nuovo la dinamica, convincendo Trump che l'ostacolo alla pace è Kyiv.
E' stato un giorno storico, in cui Donald Trump ha srotolato il tappeto rosso a Putin, lo ha applaudito all’arrivo e poi si è ritagliato dieci minuti da trascorrere da soli nella Bestia, la macchia del presidente. Il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, aveva annunciato un vertice di sei o sette ore, invece la seconda parte del programma non è mai stata realizzata: il ministro della Difesa Belousov, per esempio, non ha partecipato agli incontri. La conferenza stampa si è conclusa senza domande. Non è strano per Putin, che aveva riso dell’attivismo dei giornalisti americani, ma è strano per Trump, che dedica sempre largo spazio alle domande dei giornalisti.