Bezalel Smotrich (foto Ap, via LaPresse) 

Editoriali

La tempesta di Smotrich

Redazione

La pressione del ministro delle Finanze di Israele dopo l’annuncio del via libera alla costruzione di 3.401 unità abitative nell’area E1 che divide la Cisgiordania. Una notizia dal Mossad

Ieri il ministro delle Finanze di Israele, Bezalel Smotrich, è andato a Ma’ale Adumim, una delle più grandi comunità ebraiche in Cisgiordania, con quarantamila residenti. Si è portato dietro una mappa e ha annunciato di aver dato il via libera alla costruzione di 3.401 unità abitative nell’area E1 tra Gerusalemme e Ma’ale Adumim. L’area E1 taglia la Cisgiordania in due e per questo, Smotrich, ha detto: “L’approvazione dei piani di costruzione seppellisce l’idea di uno stato palestinese”.

 

La battaglia per la costruzione di case nell’area E1 è vecchia di decenni, la pressione internazionale per impedire che la decisione venisse presa da parte di Israele è sempre stata forte e Smotrich ha detto di essersi mosso ora in risposta alle decisioni di alcuni paesi europei di riconoscere uno stato palestinese: “Chiunque cerchi oggi di ottenere un riconoscimento internazionale di uno stato palestinese riceverà da noi risposte sul campo”.

 

Smotrich è una delle voci estremiste del governo, ma il piano per la zona E1  esiste da tempo, ed è diventato più urgente anche perché Gerusalemme è una città popolosa, gli affitti costano molto e si sta espandendo. La pressione internazionale, sulla scelta di Smotrich, pesa fino a un certo punto. Piuttosto cresce la pressione interna anche perché al di là della potenza dell’annuncio ci vorrà molto tempo prima che le nuove case vengano costruite.

 

Smotrich ha chiesto al premier Netanyahu di applicare la sovranità israeliana nelle due regioni di Giudea e Samaria. È una questione interna ed esterna in un momento in cui Israele rischia tutto. Dentro allo stato ebraico i litigi sono furiosi, l’unità si è persa ed è un rischio. La comprensione dell’annuncio di una nuova offensiva dentro Gaza è difficile per gli israeliani. Mentre i piani militari vengono messi a punto, proseguono i negoziati. Il capo del Mossad, David Barnea, è stato a Doha, in Qatar, per ricominciare a parlare di un accordo per liberare gli ostaggi. È la prima visita di alto livello dall’ultima sospensione delle trattative, avvenuta dopo il rifiuto di Hamas.

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