
Kim sempre più forte
L'asse che Trump finge di non vedere nella guerra in Ucraina è frutto di un suo insuccesso
Il presidente americano minaccia l'India, colpevole di acquistare petrolio dalla Russia, ma evita di occuparsi della Corea del nord, che grazie alla guerra di Putin ha cambiato volto. Il regime ora dice: possiamo parlare con l'America, ma solo se ci riconosce come potenza nucleare
Ieri il presidente americano Donald Trump se l’è presa con il governo indiano per non aver raggiunto un accordo commerciale con l’America, e nel farlo ha annunciato ulteriori “punizioni” contro il paese, accusato di acquisire equipaggiamenti militari e petrolio dalla Russia, e quindi di fatto sostenendo la guerra di Putin contro l’Ucraina. Trump affronta la questione indiana perlopiù per ragioni commerciali, ma finora ha accuratamente evitato l’argomento più sensibile e pericoloso quando si tratta di paesi che sostengono la macchina della guerra russa: la Corea del nord. Il regime guidato dal dittatore Kim Jong Un è ormai legato in modo inedito e indissolubile alla guerra della Russia contro l’Ucraina, e si trova così in una posizione negoziale di forza nei confronti dell’America e dei suoi alleati in Asia orientale. Anche per questo, l’altro ieri, la potente sorella del leader, Kim Yo Jong, vicedirettrice del dipartimento del Comitato centrale del Partito dei lavoratori della Corea, ha fatto intendere, tramite i media di regime, di non escludere la possibilità di nuovi colloqui con Trump ma alla condizione che la Casa Bianca sia disposta ad accettare la Corea del nord come potenza nucleare. Il regime di Pyongyang ha imparato la lezione dell’Iran, e ora considera garanzia di sopravvivenza della dinastia dei Kim non solo la Bomba, ma anche il patto di mutua difesa con la Russia firmato nel giugno del 2024, il trattato che ha cambiato tutti gli equilibri. Non a caso Kim Yo Jong ha detto che “il 2025 non è né il 2018 né il 2019”, vale a dire che il regime è ora in una posizione di forza, che l’America di Trump è costretta a riconoscere. Altro che India.
Una settimana fa il dipartimento del Tesoro americano ha sanzionato un’azienda nordcoreana, la Korea Sobaeksu Trading Company, e tre individui a essa collegati per il loro coinvolgimento nell’attività di elusione delle sanzioni economiche contro Pyongyang. E’ una delle aziende che negli ultimi anni hanno portato molti soldi nelle casse del regime, usando documenti falsi per farsi assumere da aziende americane ed europee da remoto per poi distrarre fondi in Corea del nord. Qualche giorno dopo un funzionario della Casa Bianca aveva detto che il presidente Trump, con i suoi “tre vertici storici con il leader nordcoreano Kim Jong Un”, ha “stabilizzato la penisola coreana e raggiunto il primo accordo a livello di leader sulla denuclearizzazione”, e anche oggi “resta aperto al dialogo per una Corea del nord completamente denuclearizzata”. La dichiarazione di Kim Yo Jong è dunque una risposta alle affermazioni della Casa Bianca sulla denuclearizzazione: il fallimento dei colloqui del 2019 fa parte del passato, l’America deve prepararsi a una Corea del nord potenza nucleare de facto. Una possibilità che per paesi come Corea del sud e Giappone è spaventosa, anche considerato il disimpegno americano nella regione: la batteria di Thaad, il sistema antimissile di Lockheed Martin, dislocata in Corea del sud, è stata spostata in medio oriente prima della guerra fra Iran e Israele, durante la quale gli Stati Uniti avrebbero usato un terzo dei missili a disposizione nelle riserve americane, ha rivelato la Cnn.
D’altra parte, secondo l’intelligence militare ucraina, la Corea del nord fornisce attualmente circa il 40 per cento di tutte le munizioni usate dalla Russia nella guerra contro l’Ucraina. Per sostenere la guerra di Putin, è stata aumentata drasticamente la produzione di armi in Corea del nord: se prima dell’accordo fra Mosca e Pyongyang c’era una certa ciclicità nelle richieste di negoziati da parte della Corea del nord – quando aveva bisogno di aiuti economici si tornava a parlare – oggi è il Cremlino a foraggiare direttamente il regime dei Kim. Nel frattempo, sta aumentando anche il numero di nordcoreani mandati in Russia e coinvolti in operazioni belliche: si parla di venti, trentamila soldati, anche non specializzati (il servizio militare in Corea del nord è obbligatorio e può arrivare a durare anche dieci anni, tra fermi e richiami). Nell’ultimo anno il regime nordcoreano è cambiato, non ha più bisogno degli aiuti internazionali e non ha nemmeno più bisogno della Cina, che – almeno pubblicamente – non ha mai tentato di fermare o contrastare l’avvicinamento fra Mosca e Pyongyang. Ieri Tammy Bruce, portavoce del dipartimento di stato americano, ha detto che Trump è pronto “a parlare con tutti” per promuovere la pace. Resta da capire se l’America sia pronta a trattare con un regime nucleare e se riconoscerà il ruolo cruciale della Corea del nord nella guerra della Russia contro l’Ucraina.