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Editoriali
I complimenti di Baku a Kyiv
Il presidente azero Aliyev dice agli ucraini “resistete”. Parole fastidiosissime per il Cremlino
Vladimir Putin considera l’Ucraina come parte naturale e inscindibile della Russia e dopo che ha iniziato la sua guerra con Kyiv per soggiogarla, ha iniziato a perdere potere in molte delle zone in cui, dopo la caduta dell’Unione sovietica, Mosca aveva mantenuto una certa influenza, come nel Caucaso. In Armenia, la Russia è ormai percepita come una traditrice. Per l’Azerbaigian, dove non si può parlare di influenza ma piuttosto di ottime relazioni, Mosca è invece diventata un nemico.
I rapporti si sono rotti con l’abbattimento di un aereo civile dell’Azerbaijan Airlines, colpito lo scorso anno da un missile russo. Sono peggiorati dopo l’arresto di due cittadini azeri a Ekaterinburg e la decisione di Baku di mostrare il trattamento duro riservato a detenuti russi nelle carceri azere. L’Azerbaigian e la Russia non sono alleati, ma comunque il presidente Ilham Aliyev è sempre stato un ospite del Cremlino, spesso presente alle parate del 9 maggio in Russia sulla Piazza Rossa. La scorsa settimana, Aliyev ha partecipato a un incontro con i giornalisti ed erano presenti anche diversi giornalisti ucraini. Ha lodato Kyiv per la sua resistenza, e ha consigliato: “Non accettate mai l’occupazione”. Alla fine dell’evento una giornalista ucraina gli si è avvicinata con una teca che conteneva alcune toppe di varie brigate dell’esercito ucraino.
La giornalista ha detto ad Aliyev che l’esercito è in questo momento la cosa più preziosa per l’Ucraina, perché garantisce la sicurezza. Aliyev ha gradito il dono e ha detto: “Grazie per quello che state facendo, continuate così”. L’Azerbaigian è un paese sempre più centrale, è sostenuto dalla Turchia, è ricco, ha relazioni sempre più buone con gli europei che sono pronti a compromessi con il regime, sa contare e conta. Mosca ha perso forza nel Caucaso, nonostante l’influenza potente sul governo georgiano, ma con armeni e azeri i rapporti sono pessimi. Le parole di Aliyev graffiano le orecchie del Cremlino.
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