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editoriali

È il giorno del verdetto su Sansal

Redazione

La Corte d’appello di Algeri si pronuncerà sulla sorte dello scrittore franco-algerino. La piccola speranza del Comitato che si batte per la sua liberazione

E’ il giorno del verdetto. Oggi la Corte d’appello di Algeri si pronuncerà sulla sorte dello scrittore franco-algerino Boualem Sansal, accusato di “attentato all’unità nazionale” per un’intervista al media francese Frontières sgradita al regime di Abdelmadjid Tebboune, il presidente dell’Algeria. Contro Sansal, il procuratore ha chiesto dieci anni di carcere: una condanna a morte per un uomo che ha 80 anni e soffre di un cancro alla prostata. “C’è tuttavia una speranza, seppure flebile, che venga condannato a 7 mesi di prigione effettiva, che ha già scontato, e per i restanti venga decisa una sospensione della pena: potrebbe dunque uscire dal carcere di Koléa, e tornare tra noi. Ma il regime algerino è imprevedibile”, dice al Foglio Noëlle Lenoir, ex ministra degli Affari europei e presidente del Comitato di sostegno internazionale a Boualem Sansal. “Anche in caso di conferma della condanna richiesta dal procuratore c’è una speranza: è la grazia presidenziale, che potrebbe arrivare il 5 luglio, in occasione della Giornata dell’indipendenza e della gioventù, durante la quale tradizionalmente vengono firmati numerosi provvedimenti di grazia”, aggiunge Lenoir.

Il cauto ottimismo del mondo politico-intellettuale che si è mobilitato per la liberazione di Sansal è legato anche al fatto che per la prima volta, oggi, lo scrittore potrà contare sulla difesa di un avvocato francese: si tratta di Pierre Cornut-Gentille, cui il regime algerino ha concesso il visto per assistere al verdetto della Corte d’appello di Algeri. “Martirizzando uno dei suoi intellettuali di cui dovrebbe invece essere orgogliosa, l’Algeria nega oggi la sua identità, la realtà multipla del suo popolo. La verità fa paura ai regimi autoritari che, come ai tempi dell’Urss, costruiscono la loro autorità e la loro sopravvivenza sulla menzogna”, sottolinea  Lenoir. E’ per aver denunciato il castello di menzogne incarnato oggi dal regime di Tebboune che Sansal rischia di essere condannato a dieci anni di carcere.

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