Foto Getty

L'editoriale del direttore

L'ipocrisia di chi difende l'Ucraina senza difendere Israele (e viceversa)

Claudio Cerasa

Democrazia, confini, nemici. Un filo lega queste guerre simmetriche, in due paesi che stanno semplicemente lottando per il diritto di esistere. Ma si fa di tutto per negarlo

Hanno gli stessi nemici, ma si fa finta di niente. Difendono gli stessi princìpi, ma si fa di tutto per negarlo. Combattono guerre simmetriche, ma se lo si dice si rischia la scomunica. Eppure, ancora oggi, il filo c’è, ed è un filo che solo chi è in malafede può far finta di non vedere. La guerra combattuta da Israele contro i nemici che lo vogliono annientare, per la precisione “spazzare via dalla mappa geografica”, come da promessa dell’ayatollah Khamenei, e la guerra combattuta dall’Ucraina contro i nemici che la vogliono conquistare, per la precisione “denazificare” come da promessa di Vladimir Putin, hanno tratti in comune da molti anni, e il fatto che due giorni fa il capo dell’ufficio del presidente Zelensky abbia voluto creare una simmetria tra la difesa dell’Ucraina dalla minaccia russa e la difesa di Israele dalla minaccia iraniana non è solo una casualità: è una verità che in troppi  si rifiutano di vedere.  “L’Iran – ha detto Andriy Yermak, capo dello staff di Zelensky – vuole che Israele cessi di esistere. La Russia vuole che l’Ucraina cessi di esistere. Due autocrazie che la pensano allo stesso modo e negano il diritto stesso del popolo ebraico e ucraino a esistere. Al contrario, Ucraina e Israele stanno semplicemente lottando per il diritto di esistere”.

A questo ragionamento si può provare ad aggiungere un altro tassello che riguarda un tema che lega in modo indissolubile la resistenza alla minaccia russa e la resistenza alla minaccia iraniana. E la questione è semplice. Più la Russia verrà indebolita nella guerra contro l’Ucraina, più gli alleati della Russia ne risentiranno, anche in medio oriente. Più l’Iran verrà indebolito nella guerra contro Israele, più gli alleati dell’Iran ne risentiranno, anche fuori dal medio oriente. L’impegno messo in campo dalla Russia nella campagna contro l’Ucraina ha coinciso non a caso con un indebolimento degli alleati della Russia in medio oriente e non è un caso che il crollo del regime di Assad e i colpi al cuore della piovra iraniana siano avvenuti in una fase in cui la Russia era impegnata a difendere il suo onore nel conflitto contro Kyiv.

Allo stesso modo, l’impegno messo in campo dall’Iran nella guerra contro gli alleati di Israele potrebbe avere un impatto anche sulla guerra della Russia in Ucraina, rallentando per esempio l’assemblaggio e l’approvvigionamento dei kit dei droni Shahed prodotti dal’Iran e destinati all’esercito russo. In questo senso, colpire gli azionisti del triangolo delle canaglie, che dall’Iran arriva a Mosca passando dalla Corea del nord, significa anche colpire uno schema messo in atto in questi anni dal regime russo e da quello iraniano, che con modalità complementari hanno scommesso sui propri alleati, i proxy, per creare caos e sfruttarlo per indebolire l’occidente (Hamas e Hezbollah, per l’Iran, la Wagner per la Russia). E le ipocrisie simmetriche di chi difende l’Ucraina senza difendere Israele e di chi difende Israele senza difendere l’Ucraina ci mostrano una realtà che spesso non vogliamo vedere.

Sostenere Israele e abbandonare Kyiv (metodo Trump) significa lasciare campo libero all’imperialismo russo. Difendere Kyiv ma condannare solo Israele (metodo socialisti europei) significa lasciare l’asse Iran-Hezbollah-Hamas libero di rafforzarsi. Israele, ha scritto Vitaly Portnikov, giornalista, opinionista e conduttore tv ucraino, combatte per garantire agli ebrei un rifugio sicuro nella loro patria storica, minacciata da chi nega il loro diritto all’esistenza: l’Ucraina difende la propria identità, lingua e cultura da un’aggressione russa che mira ad annientarla, ed entrambi i popoli lottano per sopravvivere come nazioni: Israele contro l’annientamento fisico, l’Ucraina contro la cancellazione culturale. Hanno gli stessi nemici, difendono gli stessi princìpi, combattono guerre simmetriche. E sono lì, Israele e Ucraina, a ricordare che le democrazie non si possono difendere a metà, a meno di non voler alimentare il disordine, scommettere sul caos e giocare allo stesso gioco degli stati canaglia.
 

Di più su questi argomenti:
  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.