
Come funzionano propaganda e disinformazione del regime di Khamenei
I progetti della Repubblica islamica non guardano solo agli iraniani, lavorano fuori e dentro Teheran
Venerdì scorso, poche ore dopo l’inizio dell’attacco di Israele contro l’Iran, alcuni account vicini al regime o testate della Repubblica islamica avevano diffuso la notizia dell’abbattimento di un caccia e della cattura di una pilota. A quel punto, Tsahal si era già occupato dell’eliminazione di un lungo elenco di vertici dei pasdaran e di scienziati legati al programma nucleare iraniano, aveva danneggiato i siti di Natanz e Isfahan, mentre il Mossad aveva fatto volare droni contro lanciatori di missili e arsenali. La superiorità aerea di Israele non era ancora stata raggiunta, ma i piloti israeliani già compivano le loro campagne di bombardamenti: due ore ad andare e due a tornare, più il tempo necessario per operare in Iran. Il regime aveva bisogno di una notizia da vendere non soltanto agli iraniani, ma anche all’estero.
Alcuni account sui social hanno continuato a ribadire che la pilota era stata catturata e sarebbe stato mostrato un video. Nel frattempo hanno iniziato a essere pubblicati video dal titolo: “L’inizio della fine è arrivato”. Le immagini che si susseguono mostrano caccia in volo, forze speciali che si muovono via terra, abbordaggi, missili che partono e illuminano il cielo subito dopo l’immagine di una colomba lanciata da un uomo con la kefiah, impatti di missili in una città che, per il poco che si vede, ricorda Tel Aviv e infine macerie che crollano sopra un uomo in giacca e cravatta. Ali Khamenei è il protagonista del video, appare all’inizio appoggiato al fucile, sullo sfondo si vedono i pasdaran. Su X, dopo ogni attacco dell’Iran contro Israele compaiono immagini di piogge di missili su Tel Aviv o Gerusalemme, foto di grandi esplosioni a Haifa. Le città israeliane non sono affatto immuni agli attacchi dell’Iran, ma la maggior parte di quelle immagini sono o generate dall’AI o vecchie (una foto molto diffusa di Haifa è in realtà Beirut). La Repubblica islamica ha sempre curato la comunicazione sia interna sia esterna. A livello interno ma non solo, l’attacco alla televisione di stato Seda Sima, Irib in inglese (entrambi i nomi sono acronimi per Organizzazione della radiotelevisione della Repubblica islamica dell’Iran), ha portato l’attenzione verso lo scarso successo di uno dei mezzi più potenti di propaganda curati dal regime: gli iraniani sanno che è propaganda e i telespettatori non si fidano e calano di anno in anno. Irib però era anche un progetto internazionale, segno dell’interesse del regime per tutto quello che accade al di fuori dei propri confini, lo stato ha ampliato il suo budget del 50 per cento nel 2025, nel tentativo di rendere la televisione più appetibile: l’esperimento è troppo breve per poter dire se è riuscito, ma l’ultimo dato disponibile mostra che soltanto il 12,6 per cento dei cittadini usa l’emittente come canale primario per le notizie.
Barak Seener, analista del Centro per un nuovo medio oriente, ha pubblicato un rapporto dal titolo “La lunga mano di Teheran”, in cui analizza le operazioni del regime all’estero. L’analisi si concentra sul Regno Unito, ma l’autore mostra anche gli effetti in altri paesi e il lavoro che è stato fatto sul territorio britannico non è dissimile da quello organizzato altrove. Seener analizza vari aspetti di questo lavoro di infiltrazione realizzato dai pasdaran. I campi di azione sono: cyberattacchi, soft power, ricerca tecnologica, sorveglianza, reclutamento e infine terrorismo. Sono ambiti diversi rispetto alla disinformazione, ma secondo gli analisti è sbagliato non considerarli come parte dello stesso piano. Anche se sono di competenza di apparati diversi dentro al regime, rispondono alla missione della Repubblica islamica di infiltrarsi all’estero e destabilizzare. Le operazioni all’estero, dai cyberattacchi al soft power (potere della persuasione) fino al reclutamento e alle azioni di terrorismo, sono affidate all’unità Quds dei pasdaran il cui ultimo leader, Esmail Qaani, è stato eliminato durante la prima ondata di attacchi israeliani. La forza Quds è nata con lo scopo di agire al di fuori dell’Iran e in questo momento sono le sue azioni quelle più temute dai paesi occidentali. (m.fla)