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A Bruxelles

Salis e l'immunità: il centrodestra italiano si divide al Parlamento europeo

Pietro Guastamacchia

Fratelli d'Italia e Lega vogliono confermare la richiesta di revoca dell'immunità dell'eurodeputata di Avs, Forza Italia prende tempo. Ma la richiesta deve ancora ottenere il via libera della commissione Affari Giuridici, prevista per la fine dell'estate. Il ritardo è dovuto a turbolenze interne al Ppe

Bruxelles. Nessuna cordata bipartisan salva Salis in vista a Bruxelles. Il voto sull’immunità dell’eurodeputata si trasformerà infatti, con ogni probabilità, in uno scontro tra governo e opposizione. Ma, tra rinvii e cavilli, l’eurodeputata potrà passare un’estate tranquilla. Tra le tre delegazioni del centrodestra italiano all’Eurocamera, infatti, l’orientamento attuale è quello di confermare la richiesta di revoca dell’immunità dell’eurodeputata di Avs. Ma prima dello showdown in aula, che potrebbe vedere il voto di tutti i 720 eurodeputati, la richiesta deve ancora ottenere il via libera della commissione Affari Giuridici: passaggio per cui si dovrà probabilmente attendere la fine dell’estate. Il voto della commissione, inizialmente previsto per il 24 giugno, dovrebbe infatti slittare a metà luglio o, ancor più probabilmente, a settembre, in quanto il relatore del Ppe, lo spagnolo ex liberale Adrián Vázquez Lázara, non ha ancora depositato il testo finale della sua relazione, nonostante due settimane fa avesse fatto sapere di essere deciso a chiedere la revoca dell’immunità dell’eurodeputata in tempi brevi.


Il ritardo potrebbe essere dovuto a turbolenze interne al Ppe. Se da un lato i popolari sono infatti orientati a sostenere la richiesta del loro stesso relatore, basata sul principio che i presunti reati sono stati commessi prima del mandato parlamentare, dall’altro diversi eurodeputati popolari non sono convinti di darla vinta a Orbán, per ragioni più politiche che di regolamento. Ondivaga la posizione di Forza Italia, che prende tempo approfittando anche del fatto di non avere eurodeputati nella commissione Affari Giuridici, tranne Caterina Chinnici, presente però solo come membro sostituto e che quindi potrebbe essere chiamata al voto solo in caso di assenza o rimpiazzo volontario. Orientati verso la revoca, invece, gli eurodeputati di FdI, che nella commissione detengono la vicepresidenza con Mario Mantovani. La delegazione meloniana fa infatti sapere che, per ora, non vede alcuna ragione per fare uno strappo al regolamento per preservare l’immunità di Salis, “quando le regole del Parlamento europeo dicono l’opposto”. Non solo: dalle fila di FdI arriva anche un avvertimento ai colleghi forzisti. “Sarebbe a dir poco sorprendente se non la pensassero anche loro così”, commenta un dirigente meloniano a Bruxelles.


Decisamente orientati verso una conferma della revoca dell’immunità a Salis anche gli eurodeputati leghisti, che però dovranno attendere l’eventuale voto in plenaria per esprimere la loro posizione, essendo la delegazione leghista anch’essa assente dalla commissione Affari Giuridici, in cui l’unico altro italiano è il pentastellato Mario Furore. Grandi manovre nel campo largo, invece, per salvare l’eurodeputata monzese. Oltre ad Avs e M5s, anche dal Pd sono arrivati segnali di vicinanza a Salis, con l’offerta di sensibilizzare il gruppo dei Socialisti, ma anche più a destra, sulla sua situazione. Dal canto suo, Salis nelle settimane passate ha abbandonato l’atteggiamento purista dei primi mesi e ha messo in agenda una serie di incontri ad ampio spettro per dar man forte alla sua causa. Uno tra tutti, quello con la vicepresidente dell’Eurocamera, Pina Picierno, dal cui ufficio passano molti dei Socialisti, e non solo. Occorre, insomma, fare politica. E infatti, seduta dietro alla scrivania degli studi dell’Eurocamera, Salis ha rivolto un videoappello a tutti i suoi 720 colleghi: “L’istituto giuridico dell’immunità parlamentare rappresenta la mia protezione legale da un processo ingiusto e da una spietata volontà politica di persecuzione. Non è solo un voto che riguarda me: riguarda l’Europa e la democrazia. In questo contesto credo che serva tracciare una linea chiara e netta: non si tratta di destra o di sinistra, ma di democrazia contro autoritarismo.” Si tratta insomma di larghe intese, quelle che servono all’Eurocamera per vincere la battaglia dell’aula, e che però si ottengono stringendo mani. E i rinvii del Ppe hanno regalato a Salis un’intera estate per farlo.

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