
Pedro Sánchez (Ansa)
in Spagna
Un altro caso di corruzione travolge il Psoe, ma Sánchez resiste
Sono state pubblicate alcune intercettazioni che hanno messo in luce le attività illecite di Santos Cerdán – il segretario organizzativo del partito di governo presieduto dal primo ministro Sánchez. Nonostante i tentativi di circoscrivere la crisi, si è aperta una fase di aspra tensione politica che mette in luce un'incapacità del primo ministro di selezionare collaboratori
La Spagna vive una fase di aspra tensione politica dopo che la pubblicazione di alcune intercettazioni ha messo in luce le attività illecite di Santos Cerdán, segretario organizzativo del Psoe, partito di governo presieduto da Pedro Sánchez. Il primo ministro tenta di circoscrivere la crisi, si è detto tradito, ha espulso alcuni indagati e punta a chiudere la questione con una riorganizzazione del partito, senza conseguenze sul governo. Si tratta di un’operazione difficile, sia per il grande rilievo mediatico che hanno assunto le accuse di corruzione, sia per la reazione degli alleati della maggioranza, che puntano a lucrare sull’indebolimento del Psoe per ottenere vantaggi su tematiche, soprattutto quelle che interessano gli indipendentisti catalani e gli autonomisti baschi, al di là delle concessioni finora ottenute. Si vedrà se Sánchez riuscirà anche questa volta a superare una situazione che appare quasi disperata, come per la verità è riuscito a fare in passato.
Sánchez era già segretario del Psoe quando, contro la sua opinione, il gruppo parlamentare decise di astenersi sulla nomina del leader popolare Mariano Rajoy a presidente del governo dopo le elezioni del 2016. Si dimise da segretario, guidò l’opposizione interna e nelle primarie successive ottenne nuovamente la maggioranza. Ora dalle intercettazioni è emerso un ruolo di Cerdán (numero 3 del partito) nella manipolazione dei quelle primarie con brogli a favore di Sánchez. L’anno successivo, nel 2018, ha presentato una mozione di sfiducia al governo Rajoy (travolto proprio da uno scandalo di corruzione), che ha ottenuto la maggioranza, poi però Sánchez ha avuto difficoltà a ottenere i voti per governare, ma ci è riuscito dopo le elezioni generali dell’anno successivo. La campagna di Sánchez era incentrata sulle accuse di corruzione rivolte al Partido popular (Pp) e il suo successo fu letto come una vittoria contro la “Tangentopoli” spagnola, che si era palesata nel cosiddetto “caso Gürtel”, scandalo di corruzione e fondi neri che aveva coinvolto esponenti del Pp.
Nelle elezioni regionali del 2023 il Psoe ha subito una netta sconfitta, e Sánchez per evitare che le opposizioni di centrodestra avessero il tempo di costruire un’alternativa, si giocò il tutto per tutto, sciolse il Parlamento e indisse elezioni generali. Arrivò secondo, dietro al Pp, ma riuscì a formare la coalizione che ora governa, ma che dipende dal sostegno avaro dei partiti separatisti catalani, il che ha consentito all’esecutivo di tirare avanti senza però riuscire ad approvare una legge di bilancio, il che obbliga a governare in esercizio provvisorio. Sánchez ha convocato tre elezioni generali in quattro anni, giocando con spregiudicatezza e abilità sulle divisioni del centrodestra e gestendo le trattative con gli indipendentisti, concedendo molto, dall’amnistia contestata dalla magistratura e al finanziamento regionale della Catalogna considerato iniquo da molte altre autonomie locali.
Lo scandalo che deve affrontare ora è particolarmente insidioso in primo luogo perché cancella l’immagine di nemico della corruzione che Sánchez si era costruito e mette in luce, invece, una incapacità di selezionare collaboratori. Accusato di corruzione è infatti anche José Luis Ábalos, predecessore di Cerdán, e anch’egli uomo di fiducia di Sánchez. In un discorso televisivo il premier ha chiesto scusa agli spagnoli, si è detto tradito, ma ha insistito nella decisione di non dare la parola agli elettori, il che ovviamente in una fase segnata dallo scandalo sarebbe una scommessa difficile da vincere. Tuttavia la fase che si è aperta stringe Sánchez in una tenaglia: da una parte i partiti minori che fanno parte della maggioranza alzano il prezzo, mentre all’interno del Psoe si sta formando un’area che si batte per impedire nuove concessioni.
Sánchez punta alla scadenza naturale della legislatura, nel 2027, e per farlo cerca di accontentare un po’ tutti (oggi ha sbloccato i cospicui crediti vantati dalle amministrazioni locali che finora erano stati negati) e di procedere a una riorganizzazione del partito, anche se è difficile per ora sapere chi era legato al sistema di Ábalos e Cerdán e chi no. Inoltre i procedimenti giudiziari non sono ancora iniziati e c’è che teme (o dalle opposizioni spera) che qualche indagato, per alleggerire le proprie responsabilità, coinvolga anche il segretario e capo del governo, il che naturalmente peggiorerebbe una situazione già ora assai critica.


L'editoriale dell'elefantino
La solitudine di Israele contro un nemico che è anche il nostro nemico
