Ansa

A Bruxelles

Serve una “Pax Europaea” per un'Ue indipendente. Le quattro priorità di von der Leyen

David Carretta

La presidente della Commissione europea rilancia l’idea di un’Europa indipendente e forte. Quattro sono le sfide chiave: pace, innovazione, allargamento e difesa della democrazia

Bruxelles. Giovedì 29 maggio, ricevendo dalle mani di Friedrich Merz il premio Carlo Magno ad Aquisgrana, Ursula von der Leyen ha pronunciato il discorso più ambizioso e visionario sull’Unione europea da quando ha preso le redini della Commissione nel 2019. Di fronte all’instabilità attuale del mondo, è necessaria “l’edificazione di un’Europa indipendente”, ha detto von der Leyen, illustrando quattro priorità: costruire una Pax Europaea per il 21esimo secolo, mettere innovazione e competitività al cuore del rinnovamento europeo, lavorare alla prossima riunificazione del continente e rafforzare la democrazia. “Sarà necessario rompere le nostre catene. Dovremo disfarci della paura del cambiamento che ha potuto trattenerci in passato”, ha detto von der Leyen. La presidente della Commissione nel suo primo mandato è stata più una buona esecutrice in mezzo alle crisi che una visionaria dell’integrazione europea. All’inizio del suo secondo mandato, fiutando il cambiamento del vento politico, ha rinnegato una parte importante di ciò che aveva fatto nei cinque anni precedenti, in particolare sul Green deal. In generale, ritiene che il suo compito sia fornire risposte alle richieste dei governi, vera espressione dei loro cittadini. Le priorità della Germania, con Angela Merkel e con Olaf Scholz, sono state la sua bussola. Il rapporto di Mario Draghi è stato usato per scegliere le parti che piacevano di più a Berlino, tralasciando tutto ciò che è indigeribile per il governo tedesco. L’arrivo di Merz, che sull’Ue appare più ambizioso dei suoi predecessori, libererà l’europeismo di von der Leyen?

Ad Aquisgrana von der Leyen ha spiegato che l’Europa indipendente è una questione di “libertà”. Non ci si può accontentare di “credere ancora una volta che la tempesta si calmerà” e “tutto tornerà in ordine”. L’ordine internazionale è crollato lasciando il posto al “disordine internazionale” di un mondo “di nuovo preda di ambizioni di conquista e di guerre imperialiste”, ha detto la presidente della Commissione. L’Europa indipendente serve a costruire “un futuro senza intimidazione e aggressione, un futuro che permetta alle future generazioni di vivere il sogno europeo per il quale i nostri fondatori hanno tanto lottato”. La geografia dell’Europa indipendente non è quella dell’Ue. Von der Leyen ha citato i Balcani occidentali, l’Ucraina, la Groenlandia, il Regno Unito. “Il nostro dovere è assicurare la stabilità sul nostro continente e aprire delle prospettive per il nostro futuro comune”.

L’espressione “Pax Europaea” del 21esimo secolo si contrappone alla “Pax Americana” del 20esimo secolo. L’epoca dell’illusione della pace permanente grazie alla Nato è finita. “Gli avversari delle nostre società democratiche aperte si sono riarmati e rimobilitati”, ha spiegato la presidente della Commissione. “La necessità di investire nella nostra sicurezza diventa sempre più urgente”, perché “un nuovo ordine internazionale emergerà prima della fine di questo decennio. Se non vogliamo subire passivamente le conseguenze, dobbiamo contribuire a costruirlo”. Sulla competitività, “dobbiamo recuperare il nostro ritardo rapidamente se vogliamo tenere la barra di fronte ai venti violenti della concorrenza mondiale”, ma “abbiamo un grande piano per dar vita questa idea” investendo in innovazione, intelligenza artificiale e nuove tecnologie. L’Europa può offrire “stabilità e opportunità” al resto del mondo. Un’Europa indipendente “Non sarà mai insulare: sarà sempre aperta e disposta a cambiare”, ha detto von der Leyen. 

La terza priorità dell’Europa indipendente è “la prossima riunificazione storica del nostro continente”. Il prossimo allargamento “non è solo una necessità morale”, ma anche “una precondizione a un’Europa più forte”, ha detto la presidente della Commissione. Lei che ha sempre parlato dell’allargamento come di un processo unicamente basato sul merito (un modo per frenarlo), ora sostiene che “la storia chiama” come dopo il crollo del Muro nel 1989. Infine, l’Europa indipendente passa dal rinnovamento della “nostra democrazia”, sotto attacco dall’esterno e dall’interno. “Non serve a niente lamentarsi degli elettori che scelgono partiti estremisti. Tocca a noi presentare argomenti migliori”, ha avvertito von der Leyen. “Non è preservando lo status quo che difenderemo la democrazia. Dobbiamo essere noi i motori del cambiamento”. Ora von der Leyen ha quattro anni per dimostrare che il discorso di Aquisgrana non sono solo belle parole da cerimonia di premiazione.

Di più su questi argomenti: