Macron rilancia l'Europa: pace in Ucraina, ultimatum a Putin e sfida a Trump

Mauro Zanon

Irrealistico che Kyiv si riprenda tutti i territori, ma sì alla deterrenza europea. Nuove "sanzioni secondarie" alla Russia se il Cremlino non accetterà il cessate il fuoco. Intanto c'è il via libera Ue a un nuovo pacchetto di sanzioni contro le "petroliere fantasma" russe. L'ombrello nucleare di Parigi per i 27, i dazi e il medio oriente al centro dell'intervista a Tf1 del leader francese. I punti principali

Parigi. Da quando Donald Trump è tornato alla Casa Bianca, il presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, si è affermato come il leader europeo sul dossier ucraino. Assieme al primo ministro britannico, Keir Starmer, ha creato una “coalizione dei volenterosi” che ha rimesso l’Europa al centro dei negoziati di pace in Ucraina, disinnescando il tentativo di escluderla del presidente americano. E sabato, assieme a Starmer, il cancelliere tedesco Friedrich Merz e il premier polacco Donald Tusk, si è recato a Kyiv per marcare il sostegno dell’Ue al presidente ucraino Volodymyr Zelensky e lanciare un ultimatum al presidente russo, Vladimir Putin: cessate il fuoco o nuove sanzioni. Un concetto che Macron ha ripreso ieri sera durante un’intervista di quasi tre ore su Tf1, che ha segnato il suo ritorno sulla scena nazionale e il suo riposizionamento al centro del dibattito politico interno, dopo quella che il Figaro ha definito “la traversée du désert”, i dieci mesi post-dissoluzione.

 

L'invasione russa dell'Ucraina

Di fronte a un possibile vertice internazionale a Istanbul con Zelensky, Putin e Trump, il presidente francese ha sottolineato che l’obiettivo resta un cessate il fuoco totale di almeno 30 giorni su terra, mare e cielo, per consentire l’avvio di negoziati diretti tra Kiev e Mosca, “per discutere della questione dei territori e delle garanzie di sicurezza”. Se il Cremlino non accetterà il cessate il fuoco proposto dall’occidente, ha minacciato Macron, gli europei “adotteranno nuove sanzioni contro la Russia (...) nei prossimi giorni, in stretta intesa con gli Stati Uniti d’America”. Sul tavolo ci sono “sanzioni secondarie” per i “rivenditori” di “servizi finanziari” o “idrocarburi”. Macron ha poi sottolineato la solidità della “coalizione dei volenterosi”, assicurando che lui e i suoi partner “non vogliono iniziare una Terza guerra mondiale”, ma che è fondamentale aiutare l’Ucraina a difendersi e metterla nella posizione migliore possibile per affrontare eventuali trattative future. Questo, anche se gli ucraini hanno la “lucidità per affermare” che non potranno riprendere tutti i loro territori, annessi dalla Russia nel 2014, alla fine del conflitto. Macron ha infine escluso la presenza di soldati europei sulla linea del fronte, ma ha aperto alla possibilità di missioni di deterrenza, lontane dalla linea di combattimento, per mostrare solidarietà e dissuadere la Russia da nuovi attacchi, aggiungendo che la prima garanzia per l’Ucraina resta un esercito nazionale forte, sostenuto da forniture di equipaggiamenti occidentali. Sollecitato sulla questione dei 235 miliardi di euro di beni russi congelati, il capo dello stato francese si è opposto al sequestro totale di questi beni, come vorrebbero alcuni in Francia e in Europa. “Non abbiamo il quadro giuridico per farlo”, ha dichiarato Macron, sottolineando che le autorità stanno già utilizzando gli interessi maturati su questi beni per “finanziare i nostri aiuti all’Ucraina”.

  

Via libera dei 27 a nuove sanzioni contro le petroliere "fantasma" di Putin

Oggi intanto gli ambasciatori dei 27 stati membri dell'Ue hanno approvato il 17mo pacchetto di sanzioni contro la Russia, che prende di mira le nuove petroliere "fantasma" utilizzate per aggirare le sanzioni sul petrolio russo. A queste si aggiungono 75 sanzioni individuali per persone e aziende legate all'industria militare russa e sono stati sanzionati 20 entità e individui che diffondono disinformazione. Le sanzioni sono indipendenti da quelle "massicce" previste nel caso in cui Mosca si rifiuti di negoziare e accettare un cessate il fuoco. La ratifica, che ha il benestare anche di Ungheria e Slovacchia, è attesa per il 20 maggio, in occasione del Consiglio Affari Esteri Ue.

  

L'ombrello nucleare francese

Altro tema sensibile: l’estensione dell’ombrello nucleare francese agli altri 26 stati membri dell’Unione europea. Macron si è detto “pronto ad aprire” una discussione sul dispiegamento di aerei francesi armati di “bombe” nucleari in altri paesi europei, sulla falsariga di quanto fanno gli americani per condividere il loro ombrello atomico. “C’è sempre stata una dimensione europea nella deterrenza nucleare, ma non entriamo nei dettagli per mantenere l’ambiguità (strategica)”, ha spiegato il presidente francese. Tuttavia, Macron ha posto tre condizioni a questa ipotesi: “La Francia non pagherà per la sicurezza di altri”, questo potenziale dispiegamento “non avverrà a spese di ciò di cui (la Francia) ha bisogno” e infine “la decisione finale spetterà sempre al presidente della Repubblica, il capo delle forze armate”.

  

Dazi e medio oriente

Sulla guerra commerciale lanciata da Trump all’Ue, Macron ha risposto con fermezza, affermando che le politiche dell’inquilino della Casa Bianca stanno danneggiando “la crescita americana” e che, assieme agli altri paesi Ue, la Francia sta lottando “per tornare alla situazione precedente”, pre dazi.

Sul fronte mediorientale, Macron ha espresso una posizione molto critica nei confronti del governo israeliano, definendo “inaccettabile” la nuova offensiva militare a Gaza, sostenendo che il piano approvato dal gabinetto di sicurezza israeliano vìola il diritto umanitario. “È una vergogna”, ha affermato l’inquilino dell’Eliseo, aprendo anche la porta a una revisione degli “accordi di cooperazione” tra Ue e Israele. Rispondendo alla domanda se la situazione nella Striscia di Gaza dovesse essere definita genocidio, il capo dello stato ha pronunciato queste parole: “Non spetta a un leader politico usare questi termini, spetterà agli storici, quando arriverà il momento. È una tragedia umanitaria inaccettabile. Il mio compito è fare tutto il possibile per porre fine a tutto questo”.

 

Il fronte interno: i referendum e la riforma del modello sociale

Sul piano interno, Macron ha evocato l’idea di diversi referendum, a partire da quello sul fine vita nel caso in cui la proposta di legge attualmente in discussione all’Assemblea nazionale dovesse essere respinta. “Penso che un referendum potrebbe essere un modo per rompere l’impasse (...) Ma lo farò con molta attenzione e solo se il testo sarà bloccato”, ha insistito il presidente francese, che prevede di “organizzare una consultazione multipla, cioè più referendum contemporaneamente, nei prossimi mesi” anche su “grandi riforme economiche, educative o sociali”, così come sulle “riforme istituzionali”

Due eccezioni: il tema dell’immigrazione e le pensioni. Il referendum sulle questioni migratorie, richiesto a più riprese dal Rassemblement national di Marine Le Pen e Jordan Bardella, non rientra secondo Macron “nelle condizioni poste dall’articolo 11” della Costituzione. La riforma delle pensioni votata nel 2023, invece, ha “salvato il sistema” francese, che era entrato in deficit, ha sottolineato Macron. “Se abroghiamo questa riforma, ogni anno ci saranno circa dieci miliardi di euro da trovare”, ha affermato il presidente francese, rifiutando l’ipotesi di un referendum, ma dicendosi aperto a “una conferenza” sul “modello di finanziamento del mostro modello sociale”.