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La trattativa
Trump dice: a Istanbul potrei esserci anch'io. L'attardarsi di Putin e i prossimi passi dell'Ue
La possibile presenza del tycoon in Turchia per i negoziati diretti tra Ucraina e Russia è l’ennesimo colpo di scena dopo un fine settimana di sorprese. Il Cremlino non ha non ha dato indicazioni su una possibile presenza del leader russo, mentre continua a lanciare centinaia di droni contro il territorio ucraino
Bruxelles. Il presidente americano, Donald Trump, non ha escluso di andare a Istanbul giovedì per i negoziati diretti tra Ucraina e Russia, dopo che Volodymyr Zelensky ha annunciato la sua intenzione di aspettare “personalmente” Vladimir Putin per avviare i colloqui di pace. “Ho insistito affinché questo incontro abbia luogo”, ha detto Trump alla Casa Bianca. “Non so dove sarò in quel preciso momento, sarò da qualche parte in medio oriente, ma volerei lì se pensassi che sarebbe utile”. Trump ha spiegato di avere “la sensazione” che Zelensky e Putin “faranno un accordo”. In realtà, il Cremlino non ha confermato una partecipazione di Putin. Per gli alleati europei dell’Ucraina, “la Russia non ha dimostrato alcuna intenzione seria di fare progressi”. Ma Zelensky ha definito le parole di Trump “molto importanti” e ha auspicato la sua presenza in Turchia. “Questa è l’idea giusta. Possiamo cambiare molte cose”.
La possibile presenza di Trump a Istanbul giovedì per i negoziati diretti tra Ucraina e Russia è l’ennesimo colpo di scena dopo un fine settimana di sorprese. I leader della coalizione dei volenterosi – Emmanuel Macron, Keir Starmer, Friedrich Merz e Donald Tusk – in visita a Kyiv sabato hanno inviato un ultimatum concordato con Trump a Vladimir Putin: o accettava un cessate il fuoco incondizionato entro lunedì, o avrebbe subìto nuove sanzioni coordinate dall’Ue con gli Stati Uniti. Putin ha convocato una conferenza stampa improvvisa nella notte tra sabato e domenica per rigettare il cessate il fuoco, e proporre negoziati diretti tra Ucraina e Russia in Turchia. Domenica Trump ha messo pressione sul presidente ucraino per accettare immediatamente. Zelensky ha risposto con l’annuncio del suo viaggio a Istanbul per aspettare “personalmente” Putin. Un messaggio ribadito dal presidente ucraino. “Sarà in Turchia. Spero che i russi non fuggiranno davanti all’incontro”.
Fino alla serata di oggi, il Cremlino non ha dato indicazioni su una possibile presenza di Putin a Istanbul. Il portavoce Dmitri Peskov si è limitato a definire “inaccettabile per la Russia il linguaggio degli ultimatum” degli europei. I ministri degli Esteri di Regno Unito, Francia, Germania, Italia, Polonia e Spagna (il gruppo Weimar plus) erano riuniti a Londra per concordare la strategia per i prossimi giorni. In una dichiarazione congiunta hanno preso atto che “la Russia non ha mostrato una seria intenzione di far progredire i negoziati. Deve farlo senza tardare”. Il ministro degli Esteri, Andrii Sybiha, ha denunciato attacchi “lungo tutta la linea del fronte”. Nella notte tra domenica e lunedì la Russia ha lanciato 108 droni contro l’Ucraina. Il gruppo Weimar plus ha confermato la scadenza di oggi a mezzanotte per la Russia per accettare un “cessate il fuoco di trenta giorni immediato, completo e incondizionato per creare uno spazio di discussione su una pace giusta, completa e duratura”. Gli europei hanno anche insistito per fare in modo che l’accettazione del cessate il fuoco sia la precondizione per colloqui diretti. “Per avviare negoziati di pace, deve esserci un cessate il fuoco”, ha detto l’Alto rappresentante, Kaja Kallas. Dopo la riunione di Londra, il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha confermato che l’Italia “invierà l’undicesimo pacchetto di aiuti militari” all’Ucraina perché, finché “non si arriva alla pace, bisogna sostenerla”.
La pressione di Trump su Putin rimane essenziale per gli europei. L’Ue da sola non è in grado di adottare sanzioni sufficientemente forti da cambiare i calcoli del Cremlino. I ventisette domani dovrebbero adottare il diciassettesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia. Ma, per evitare il veto dell’Ungheria o di altri paesi, le misure sono molto meno dure che in passato e si concentreranno sulla flotta fantasma delle petroliere russe. Ursula von der Leyen ha evocato la possibilità di sanzioni contro il consorzio Nord Stream 2, che tuttavia non opera più. Sarebbe un “segnale” per dire che “non vale nemmeno la pena considerare di investire in Nord Stream 2” in caso di accordo di pace, ha detto la portavoce della Commissione. Simbolico, ma poco efficace. Il ministro degli Esteri francese, Jean-Noël Barrot, ha elencato le “sanzioni particolarmente potenti e massicce” che dovrebbero convincere Putin ad accettare il cessate il fuoco. Le misure dovrebbero prendere di mira “i settori energetico e finanziario”, in particolare “il petrolio che rappresenta il 25 per cento del bilancio della Russia” con un dazio del 500 per cento da parte degli Stati Uniti per i paesi che importano il greggio russo, ha spiegato Barrot. Nei fatti le nuove sanzioni contro la Russia dipendono da Trump. Scaduto l’ultimatum europeo e a tre giorni dall’appuntamento di Istanbul, nonostante l’ipotesi di un viaggio del presidente americano, ci sono più domande che risposte sui negoziati tra Ucraina e Russia.

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