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Il discorso

La vittoria di Kyiv e la vittoria di Mosca. Zelensky mostra le differenze

“Ognuno di noi desidera che giunga il silenzio e che prevalga la pace. Stiamo lottando per questo e sappiamo  cosa serve:  o la Russia deve cambiare radicalmente o il mondo dovrà cambiare. Proprio come fece 80 anni fa”. Le parole del presidente ucraino

Camminando lungo via Khreschatyk, la strada che divide in due Piazza Indipendenza a Kyiv, il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha raccontato cosa vuol dire oggi la sconfitta del nazismo di ottant’anni fa, tracciando dei parallelismi con la guerra che il suo  paese subisce da tre anni. Ha ricordato l’assurdità della celebrazione russa che si terrà oggi nella Piazza Rossa: coloro che hanno orchestrato l’assedio di Mariupol ricorderanno Leningrado. Zelensky è uscito dal suo palazzo per mostrare che Kyiv vive, resiste e onora il sacrificio dei suoi soldati. 



Oggi è il Giorno della Memoria e della Vittoria sul nazismo. Il giorno che celebriamo insieme al mondo intero, con tutti coloro che, 80 anni fa, hanno lottato per la vita, affinché il male soccombesse e non accadesse “mai più”. Purtroppo, tre anni fa è successo di nuovo – e proprio come allora, la sirena antiaerea ha suonato di nuovo su Kyiv, e il male è tornato a colpire la nostra terra. La mattina del 24 febbraio, via Khreschatyk era vuota. Ora, vedete, qui c’è vita. Tre anni fa, quando ho registrato un discorso per il Giorno dell’Indipendenza, qui c’erano veicoli russi bruciati. E questo è l’unico tipo di parata che il male può organizzare qui, dove oggi prevale la nostra volontà di vivere e di esistere.

Qui oggi, gli ucraini camminano per le loro strade sotto le loro bandiere grazie ai loro eroi. I nostri eroi, i nostri guerrieri. Coloro che hanno difeso e difendono il paese lungo tutta la linea del fronte, lontano dalle loro case, affinché questa vita sia possibile. Alcuni hanno fretta, altri passeggiano, bevono il caffè, fanno il loro lavoro. Altri consegnano veicoli al fronte, altri sono in giro per lavoro, chi è qui si sente dire: “Grazie”. Questo  “Grazie” è così importante per loro – per i combattenti – così necessario in questi pochi giorni in cui riprendono fiato, prima di continuare a servire l’Ucraina, affinché la vita continui a Kyiv, Leopoli, Dnipro, Kharkiv, Odessa e in tutto il paese che vive per combattere e combatte per vivere. Questa è la risposta alla domanda sul perché il male perderà. Questa è anche la differenza  tra loro in Russia e noi. La differenza tra la vita in Piazza Indipendenza e una parata di paura in Piazza Rossa con colonne di carri armati, blocchi di assassini in marcia, folle inscenate, volti semi-inanimati che presiederanno con sufficienza questa processione. Dicono:  “Possiamo farlo di nuovo”. Lo avete fatto di nuovo. Avete ripetuto tutto quel male. L’Ucraina l’ha visto. Il mondo intero l’ha visto.

Domani, le atrocità dei nazisti saranno tirate in ballo dall’organizzatore delle fosse comuni a Bucha. E coloro che hanno orchestrato l’assedio di Mariupol  parleranno dell’assedio di Leningrado. Sarà una parata del cinismo. Non c’è altro modo per descriverla. Una parata di bile e menzogne. Come se non fossero state decine di stati alleati, ma Putin in persona a sconfiggere il nazismo. Come se fosse stato lui a issare con le sue mani la bandiera della Vittoria sul Reichstag di Berlino. Grazie a Dio l’Ucraina si è liberata da questa palude. Grazie a Dio l’Ucraina non ha dimenticato che 80 anni fa, decine di popoli hanno combattuto contro il nazismo. E più di 8 milioni di ucraini, purtroppo, morirono in quella lotta. E quasi ogni nostra famiglia ha una foto, a preservare il ricordo di qualcuno di loro. Un bisnonno, una nonna, una bisnonna o, come nel mio caso, un nonno. E chi di noi conosceva i veterani della Seconda guerra mondiale ricorda con quanta discrezione e modestia si riunissero per ricordare  quel periodo senza romanticismo né fasti, e come brindassero ripetendo: “Che non ci sia mai più  guerra!”.

Oggi, quasi ogni famiglia ucraina ha un eroe che ha combattuto o sta combattendo contro il nuovo male. Combatte per la nostra Ucraina, la nostra Kyiv, per tutte le nostre città e i nostri villaggi, per la nostra gente, per la nostra vita. Questo luogo importantissimo  – il luogo della memoria (Zelensky mostra Piazza Indipendenza ndt)– insegna perché questa vita esiste, perché l’Ucraina è viva, perché è così forte, e quanto il nostro popolo apprezzi i propri eroi. Una volta, qui c’era solo una piccola targa, un semplice foglio A4, con una scritta: “Metti una bandiera se conosci qualcuno che è stato ucciso dalla Russia”. Ora, questo è un luogo della memoria nazionale. Ogni bandiera, ogni ritratto, ogni candela rappresenta la nostra gratitudine, il nostro rispetto. Non è un monumento fatto su commissione, E’ nato dal desiderio di rendere omaggio al migliore degli ucraini. E questa è l’ulteriore prova dell’abisso tra noi e il male. Per loro, l’idolo è il vecchio in Piazza Rossa che ha tolto la vita a milioni di persone. Per noi, gli eroi sono i nostri eroi.

Ognuno di noi desidera che giunga il silenzio e che prevalga la pace. Stiamo lottando per questo e  sappiamo  cosa serve:  o la Russia deve cambiare radicalmente o  il mondo dovrà cambiare. Proprio come fece 80 anni fa, quando finalmente divenne chiaro a tutti che non c’era modo di placare il male. Bisogna combatterlo. Insieme. Risolutamente. Con la forza. Con la pressione. Sul campo di battaglia, nell’arena diplomatica, nella sfera economica – ovunque sia possibile. Affinché il “mai più” diventi realtà. Altrimenti il ​​mondo dovrà attuare la denazificazione e la smilitarizzazione della Russia.

Cari ucraini! Ottant’anni fa, il nazismo fu sconfitto. E questo giorno ci ricorda che ogni male inevitabilmente finisce. Ogni occupante prima o poi lascia la nostra terra. La vita ritorna. Ed è questo che rappresentiamo oggi. Questo è ciò che accadrà un giorno.

Vi auguro un’importante Giornata della Memoria e della Vittoria sul nazismo! Memoria eterna a tutti coloro che hanno combattuto contro il male e gloria a tutti coloro che oggi difendono la vita!

Gloria all’Ucraina!