Editoriali

Solo Orbán si fida ancora di Xi 

Redazione

Il tour del leader cinese in Europa e gli investitori europei che scappano

Il primo viaggio europeo di Xi Jinping in cinque anni è iniziato in Francia, accolto in modalità “bastone e carota” dal presidente francese Emmanuel Macron e dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen (il clima teso  si è diradato martedì, con il momento conviviale sui Pirenei). Poi la delegazione cinese si è spostata in Serbia, dal presidente Aleksandar Vucic, che ha preparato per Xi un’accoglienza “degna di un imperatore”, ha scritto più di qualcuno su X, anche se il leader non si è recato, come atteso, al memoriale del bombardamento della Nato del 1999, quello in cui per errore i caccia americani colpirono l’ambasciata cinese di Belgrado.

 

Nell’ultima parte del viaggio Xi è tornato in Ue, in Ungheria, ha elogiato Viktor Orbán per la sua politica estera “indipendente” e ha detto di aspettarsi grandi cose dalla presidenza di turno ungherese dell’Ue. Il fatto è che molto sta cambiando nei rapporti tra gli europei e la Cina: il friendshoring, il de-risking, tutte parole intraducibili che sembravano impossibili da mettere in atto qualche tempo fa, in realtà si stanno concretizzando in modo molto più veloce del previsto. Secondo i calcoli di Reuters l’America ha superato la Cina come maggior partner commerciale della Germania, e questo nonostante la missione del cancelliere tedesco Olaf Scholz in Cina il mese scorso. Ma non è solo la politica: anche il mondo del business sembra sempre più lontano da Pechino. Ieri la camera di commercio dell’Unione europea in Cina ha pubblicato l’annuale indagine sulla fiducia delle imprese europee nella seconda economia del mondo. La percentuale di intervistati che classifica la Cina come destinazione principale per gli investimenti presenti e futuri è la più bassa mai registrata (rispettivamente 15 e 12 per cento): “Le aziende continuano a spostare gli investimenti originariamente previsti in Cina verso mercati alternativi, percepiti come più prevedibili, affidabili e trasparenti”, si legge nel report. La Cina ha perso definitivamente il suo appeal nei paesi europei: a Xi è rimasto soltanto Orbán.

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