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Manipolazioni esterne

“L'Iran usa gruppi universitari per destabilizzare l'occidente”, dice Emmanuel Razavi

Giulio Meotti

Per il reporter franco-iraniano "il regime dei mullah ha investito la sfera associativa e culturale". I legami dei servizi iraniani con il mondo accademico e gli ambienti di estrema sinistra

“Le università europee sono i primi bersagli dell’entrismo della Fratellanza Musulmana attraverso l’islamizzazione del sapere” dice al Figaro l’antropologa Florence Bergeaud-Blackler, autrice di “Le Frérisme et ses réseaux” e per questo messa sotto protezione, mentre l’ayatollah Khamenei dava il suo sostegno alle “marce” in diversi paesi occidentali, tra cui la Francia.

Sui social, la Guida suprema iraniana Khamenei ha pubblicato un video che raccoglie varie manifestazioni recenti, comprese le immagini dei disordini a Sciences Po Paris. “Agitatori di Sciences Po benedetti dagli ayatollah”, titola l’Opinion. Oltre il sorprendente mimetismo tra le mobilitazioni studentesche americane e le agitazioni francesi e italiane (in una cronologia perfettamente opportunistica), c’è anche un altro aspetto che passa senza che sia indagato.  

“L’Iran utilizza piccoli gruppi politicizzati di estrema sinistra filopalestinesi all’interno delle università e nelle manifestazioni per destabilizzare le democrazie europee”, scrive Emmanuel Razavi, un importante reporter franco-iraniano autore del libro “La face cachée des mollahs”, pubblicato dalle Éditions du Cerf.

Racconta Razavi: “Attraverso la sua rete di ambasciate, il regime dei mullah ha investito la sfera associativa e culturale. Da tempo ha legami con il mondo accademico, in particolare con ambienti di estrema sinistra. Ha incaricato alcuni dei suoi collaboratori di ospitare conferenze che promuovono idee favorevoli alla Repubblica Islamica, ma anche ai suoi delegati come Hamas. La mia indagine mi ha permesso di stabilire che la Repubblica islamica dell’Iran ha interferito nelle manifestazioni filopalestinesi dopo la tragedia subita da Israele il 7 ottobre”.

Ciò non significa che li abbia organizzati. “Piuttosto, l’Iran ha trasmesso i suoi elementi di linguaggio, attraverso le sue staffette e i suoi attivisti. Non dobbiamo lasciarci ingannare, la strategia di Teheran è indebolire le nostre democrazie sparando a tutti i cilindri e manipolando persone ingenue o ideologizzate in certi ambienti accademici o in certi piccoli gruppi politici di estrema sinistra”.

I servizi iraniani si sono avvicinati alle reti legate alla Fratellanza musulmana pro Hamas in Europa. “La causa palestinese, così come viene attualmente sfruttata, è una sorta di cavallo di Troia” spiega Razavi. “Il wokismo crea un terreno fertile per la propagazione del discorso islamista”.

Nessuno, in questa lotta, può dire chiaramente che per la causa palestinese non vale la pena scendere a compromessi con la dittatura iraniana.
Lo spiega molto bene anche Mosab Hassan Yousef, il figlio del leader di Hamas che ha abiurato il padre, si è convertito al cristianesimo e che  vive protetto in America: “Questa è la strategia dei Fratelli musulmani. Puntare alle università è stata una delle loro strategie più efficaci. Si infiltrano nei campus per una causa rabbiosa e diffondono il loro indottrinamento. ‘Resistenza con tutti i mezzi necessari’, ‘dal fiume al mare’, ‘il 7 ottobre è un atto di resistenza’, ‘Hamas è un combattente per la libertà’… Gli utili idioti hanno diffuso gli slogan. Ma gli agenti oscuri dei Fratelli musulmani sono gli unici beneficiari di questo caos”.

“Come l’Iran nel 1979” Razavi ricorda che anche la rivoluzione iraniana del 1979 è nata nelle università. “All’epoca, l’estrema sinistra si alleava con gli islamisti, sul tema: ‘i nemici dei miei nemici sono miei amici’. Ricordiamo anche che nel 1978 Jean-Paul Sartre, che partecipò alla creazione del quotidiano Libération, faceva parte di un comitato che sosteneva Khomeini, prima Guida suprema della Repubblica islamica. Il filosofo Michel Foucault, in quel periodo, descrisse addirittura Khomeini come un ‘santo’. Ricordo che Khomeini fece giustiziare decine di migliaia di oppositori, che era a favore del jihad globale, dello sterminio degli omosessuali e della distruzione di Israele, tra le altre cose. Bastava leggere i suoi libri per capire che era uno psicopatico. Ciò non ha infastidito gli intellettuali di sinistra che hanno sostenuto la rivoluzione islamica in Iran. La rivoluzione islamica del 1979 è stata infatti una rivoluzione tanto marxista quanto islamista. In Francia deve chiaramente la sua legittimazione al sostegno di intellettuali di sinistra come Sartre e Foucault, che non si sono lasciati commuovere dai crimini contro l’umanità commessi dai delinquenti della Repubblica islamica”. La storia non si ripete mai due volte, ma a volte ci va molto vicino.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.